**Diario di Elena**
In un piccolo borgo vicino a Verona, dove il profumo dell’erba appena tagliata si mescola al calore delle riunioni familiari, la mia vita a 36 anni è offuscata da un dolore che non riesco a dimenticare. Mi chiamo Elena, sono sposata con Andrea, e abbiamo due figli: Giulia e Matteo. Ma le parole di mia suocera, Maria Teresa, pronunciate durante una festa di famiglia, mi hanno ferita così profondamente che non so più come rapportarmi a lei. «Puoi chiamare questa donna *mamma*, ma non in mia presenza», ha detto a mio figliastro, e quella frase è stata l’ultima goccia.
**Una famiglia con un passato complicato**
Andrea è il mio secondo grande amore. Quando ci siamo conosciuti, io avevo 29 anni e lui 34. Era vedovo, con un figlio di 10 anni, Riccardo, avuto dal primo matrimonio. Sua moglie era morta per una malattia, e Andrea aveva cresciuto Riccardo da solo. Mi sono innamorata di lui per la sua gentilezza, la forza, il modo in cui si prendeva cura di suo figlio. Ci siamo sposati, sono nati Giulia e Matteo, e io ho cercato di essere non solo una moglie, ma anche una buona matrigna per Riccardo. Lui mi chiamava “mamma Elena”, e vedevo quanto si affezionava a me, nonostante il dolore della perdita.
Maria Teresa, la madre di Andrea, fin dall’inizio mi ha accolta con freddezza. Adorava la prima moglie di suo figlio, la considerava perfetta, mentre per lei io ero solo una “sostituta”. Ho sopportato i suoi commenti: «Elena, non cucini come faceva Carla», «Riccardo aveva bisogno di sua madre vera». Cercavo di accontentarla: la invitavo a cena, la rispettavo, l’aiutavo. Ma il suo atteggiamento non cambiava. Mi guardava come un’estranea, e mi sentivo un’ospite indesiderata nella sua famiglia.
**La festa che ha cambiato tutto**
La scorsa settimana abbiamo festeggiato il compleanno di Andrea. Ho preparato un pranzo abbondante: lasagne, melanzane alla parmigiana, tiramisù, tutto come piace a lui. Sono venuti i parenti, compresa Maria Teresa. Riccardo, ora diciassetàenne, mi aiutava in cucina, scherzava, mi chiamava “mamma Elena”. Ci eravamo avvicinati: andavo ai suoi concerti a scuola, lo aiutavo con i compiti, e lui mi confidava i suoi segreti. Quella sera, si è alzato per fare un brindisi. «Voglio ringraziare papà e mamma Elena per questa giornata», ha iniziato, ma non ha fatto in tempo a finire.
Maria Teresa lo ha interrotto con tono tagliente: «Puoi chiamare questa donna *mamma*, ma non in mia presenza! Tua madre è Carla, e non dimenticarlo mai! Ragazzo, pensa a quello che dici la prossima volta». Tutti sono rimasti in silenzio. Riccardo è arrossito, Andrea ha abbassato lo sguardo, e io ho sentito il terreno mancarmi sotto i piedi. Giulia e Matteo mi guardavano senza capire. Ho sorriso per non rovinare la festa, ma dentro di me urlavo dal dolore. Mia suocera non mi aveva solo umiliata: aveva colpito il mio legame con Riccardo, il mio posto in famiglia.
**Un dolore che non passa**
Dopo la festa, non riuscivo a parlare. Andrea ha provato a consolarmi: «Mamma non voleva ferirti, le manca Carla». Ma le sue parole non erano un caso. Era la sua verità: per lei, non sarei mai stata famiglia. Più tardi, Riccardo è venuto da me, mi ha abbracciata e ha detto: «Per me tu sei mia madre, non ascoltare nonna». Le sue parole mi hanno riscaldato il cuore, ma non hanno cancellato il dolore. Gli ho dato tutto il mio amore, e Maria Teresa, con una frase, mi ha ridotta a un’estranea.
Ho provato a parlarne con Andrea. «Tua madre ha superato il limite, non mi rispetta», ho detto. Lui ha sospirato: «Elena, è anziana, non farci caso». Ma come ignorarlo, se le sue parole feriscono anche Riccardo? Ora lui ha paura di chiamarmi mamma davanti a lei, e questo mi spezza il cuore. Anche Giulia e Matteo sentono la tensione, e non voglio che crescano in una casa dove la loro madre viene umiliata.
**Cosa fare?**
Non so come convivere con questa rabbia. Parlare con Maria Teresa? Ma non chiederà mai scusa: è convinta di avere ragione. Limitare i contatti con lei? Andrea ne soffrirebbe, e non voglio creare discordia. O dovrei tacere, ingoiare il dolore per il bene dei bambini? Ma sono stanca di essere un’ombra agli occhi di mia suocera. Le mie amiche mi dicono: «Elena, imposta dei limiti, non devi sopportare». Ma come farlo, se rischia di dividere la famiglia?
Voglio proteggere Riccardo, Giulia, Matteo e me stessa. Voglio che la mia casa sia un posto dove ci sentiamo tutti rispettati. Ma le parole di Maria Teresa sono come un veleno che avvelena la mia serenità. A 36 anni, sognavo una famiglia unita, e ora mi sento un’intrusa nella mia stessa vita. Come trovare la forza di perdonare? O forse non devo farlo, e invece lottare per il mio posto?
**Il mio grido di dignità**
Questa storia è la mia rivendicazione del diritto di essere amata e rispettata. Maria Teresa forse non voleva farmi del male, ma le sue parole hanno distrutto la mia pace. Andrea forse mi ama, ma il suo silenzio è come un tradimento. Voglio che Riccardo non abbia paura di chiamarmi mamma, che i miei figli crescano nell’affetto, che io possa respirare liberamente. A 36 anni, merito di essere non “questa donna”, ma una madre, una moglie, parte di questa famiglia.
Io sono Elena, e non permetterò a mia suocera di rubarmi il mio posto. Sarà una battaglia difficile, ma troverò il modo di difendere chi amo, anche se dovrò mettere Maria Teresa al suo posto.