Peli nel piatto: come le discussioni su un gatto hanno distrutto l’amore

**Pelo sul piatto: come le liti sul gatto hanno rovinato l’amore**

– Enzo, ti chiedo per l’ultima volta! Cambia argomento! Avevi promesso che non avresti più detto male di mio figlio! – Carlotta cercava di controllarsi, ma la voce le tremava.

– Non dico male, dico la verità! – sbottò Enzo. – Sei tu che lo mantieni, e intanto ti sciogli in tenerezze. Non vedi che stai crescendo un fannullone?

– Ripeto: la discussione è finita! – Carlotta alzò la voce. – Mio figlio è uno studente. Finché studia, lo sosterrò. Non ho bisogno del tuo permesso!

– Quindi la mia opinione non conta nulla? – si indignò Enzo. – Vuoi sentire solo complimenti? No, cara, dovrai fare i conti con me!

– Non devo fare nulla! – tagliò corto Carlotta. – Se non taci, me ne vado subito. Di nuovo! Due settimane fa giuravi che non ne avremmo più parlato. Ti sei scordato?

– Me lo ricordo! – ruggì Enzo. – Ma come faccio a tacere quando si comporta così? Per lui ti spaccheresti in quattro, e lui manco lo apprezza!

– Chi ti ha detto che non lo apprezza? – Carlotta tremava di rabbia. – Matteo mi vuole bene ed è grato per tutto. Basta, ho detto! Finiamola qui!

Si voltò e andò in cucina per calmarsi. Ma Enzo, divorato da un furore santo, la seguì.

– Carlotta, non vuoi nemmeno ascoltarmi? – la sua voce era quasi supplichevole. – Almeno questo lo merito!

– Prima fai un figlio, crescilo, poi parli! – replicò secca. – Le tue parole sono solo invidia!

Enzo aveva una figlia dal primo matrimonio, ma non la vedeva da otto anni – sua madre era andata via quando la bambina aveva appena due anni.

– Invidia?! – Enzo restò di sasso. – Credi che invidi il tuo scapestrato? Ma che dici!

– Certo che sì! – ribatté Carlotta. – Lui ha vent’anni e ha tutto ciò che tu non hai!

– Ah, sì? La mamma che paga l’affitto e gli mette i soldi sul conto? Dovrei invidiare questo? – chiese sarcastico.

– Evidentemente! – replicò Carlotta. – Altrimenti perché ti sei scaldato?

– Voglio solo farti capire che lo stai viziando! – insistette lui.

– Se voglio, lo vizio! È il mio unico figlio e me lo posso permettere! – tagliò corto.

– Certo, sei una milionaria! – rise amaramente Enzo.

La lite non era iniziata così. Carlotta non capiva nemmeno come fossero tornati a parlare di Matteo. Tutto era tranquillo: erano seduti davanti alla TV, guardavano la pubblicità. Passò uno spot su una poltrona massaggiante. Enzo si era entusiasmato all’idea di comprarla, trovando pure un buon prezzo.

Carlotta non oppose resistenza, ma ricordò:

– Aspettiamo un po’, però. Avevo chiesto di evitare spese grosse finché non mi pagano lo stipendio. Forse dovrò chiederti un prestito.

Non aveva mai chiesto soldi a Enzo. Le capitava raramente che le trattenessero lo stipendio, ma quel mese era successo. Lavorava da casa, uscendo solo per fare la spesa. Passava le giornate al computer, scrivendo e controllando, ma veniva pagata bene – il 50% più di Enzo. Non milioni, ma bastavano per l’affitto, il cibo e aiutare Matteo.

– Carlotta, non pensi che se i soldi scarseggiano, qualcuno potrebbe trovarsi un lavoretto? – domandò Enzo insinuante.

– Parli di Matteo? – si accigliò. – Ho detto di no. L’ho mandato a studiare, non a gridare “Cassa libera”!

– È un uomo! Deve capire che i soldi non crescono sugli alberi! – sbottò Enzo.

– Lo sa anche senza di te! – ringhiò Carlotta.

– Non sa un bel niente, perché glieli porti su un piatto d’argento! – continuò lui.

– Non sono affari tuoi! Basta, mi stai esasperando! – urlò Carlotta.

La litigata durò un’altra mezz’ora prima di calmarsi. Carlotta, cercando di stemperare la tensione, andò in cucina, preparò il tè e fece dei panini.

– Mangia, – disse, spingendo verso di lui un piatto.

Enzo fece una smorfia e lo respinse.

– Non voglio… – iniziò, ma poi notò qualcosa. – Guarda! Pelo sul piatto! Il tuo gatto mi fa impazzire! Perché c’è così tanto pelo? Non pulisci mai?

– Pulisco due volte a settimana! Non ho tempo per più! – rispose Carlotta, sentendo la rabbia ribollire.

– Stai sempre a casa! È così difficile prendere una scopa? – sbottò Enzo.

– Non “sto a casa”! Lavoro e guadagno più di te! – gli tirò in faccia.

Enzo impallidì. L’idea che la sua donna guadagnasse di più lo irritava già, e quel tono sprezzante fece il resto.

– Quindi ora non sono più un uomo? – sibilò.

– Non ho detto questo! – tagliò corto Carlotta. – Mi hai fatto uscire di testa! Anche io vorrei vivere nella sterilizzazione, se qualcuno pulisse per me! Pulire non è solo da donne!

– E io l’ho forse detto? – replicò.

– No, ma quante volte hai pulito in questo appartamento da quando viviamo insieme? Mai! E sono già sei mesi! – ricordò Carlotta.

Enzo rifletté, cercando di ricordare anche un solo episodio. Carlotta aveva ragione – aveva delegato tutto a lei, ma non aveva intenzione di ammetterlo.

– Oh, che delicatezza! Spazzare il pavimento è già un’impresa! – rise sarcastico. – E comunque io non sporco!

– Neanche io! – ribatté Carlotta. – Ma tu vuoi che io corra con lo straccio, lavi i vetri due volte a settimana e i pavimenti due volte al giorno! Avevo avvertito che non sarebbe successo!

Quando Enzo propose di andare a vivere insieme, Carlotta fu chiara: pulizie due volte a settimana, orari stabiliti. Il resto non era sua responsabilità.

– Non sapevo che il tuo gatto avrebbe riempito la casa di pelo! – continuò Enzo.

– Non lo fa! Lo cerchi col microscopio? – si infuriò Carlotta. – E smettila di urlare, spaventi il gatto! Guarda, si è nascosto sotto il divano!

Il gatto, Birillo, li fissava terrorizzato, senza osare uscire.

– Eh, che sensibilità! – sogghignò Enzo. – Non sai educare né il gatto né tuo figlio! Uno miagola di notte, l’altro ti spenna senza vergogna!

– Di nuovo con Matteo? – esplose Carlotta. – Perché non esci a farti un giro? Aria fresca!

– Non me ne vado da nessuna parte! Questa è casa mia! – dichiarò Enzo.

– E il fatto che paghiamo metà e metà, non conta? – ricordò Carlotta.

– Io ci vivevo prima, quindi è mia! – tagliò corto.

– Allora domani torno da mio figlio! – gridò Carlotta, corse in bagno e sbatté la porta.

– Vai! Chi ti vuole a quarantatré anni! – le urlò dietro Enzo.

Carlotta non poteva più sopportare i suoi attacchi. Eppure tutto era iniziato così bene…

Carlotta era nata a Borgo Felice. Lì si era innamEppure, seduta sul divano accanto a Matteo con una fetta di pizza in mano, capì che nessun amore valeva più del sorriso di suo figlio.

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