Pensa a come sarà la tua vita se il figlio innocente di tuo marito finirà in un orfanotrofio…

“Pensa un po’ come vivrai, se quella povera figlia di tuo marito, la piccola Daria, finirà in un orfanotrofio…”

Era domenica, si poteva dormire fino a tardi. Ma Beatrice si stirò, scostò il lenzuolo e si alzò. Si lavò il viso, preparò un caffè fumante e lo bevve a piccoli sorsi, guardando fuori dalla finestra il cortile grigio, con alberi spelacchiati e pozzanghere dopo la pioggia. Il cielo era coperto da una coltre uniforme di nuvole, e pareva che da un momento all’altro avrebbe cominciato a nevischiare.

Ma doveva uscire, almeno per buttare la spazzatura. Era stanca di starsene chiusa in casa a compatirsi. Niente sarebbe cambiato, Lorenzo non sarebbe tornato. Quando muore una persona cara, sembra che una parte di te muoia insieme a lei. Beatrice sentiva un vuoto dentro di sé che, per quanto ci provasse, non riusciva a riempire. Il tempo non guarisce, spinge il dolore più in profondità, cancella i ricordi. Era stanca di soffrire, di quel dolore sordo, delle lacrime. E come si fa a vivere, senza Lorenzo? Per cosa?

Si erano conosciuti all’università. Proprio alla prima lezione, lui si era seduto accanto a lei. Un ragazzo simpatico, che guardava il mondo con curiosità e allegria, proprio come lei. Poi, insieme, avevano corso per i corridoi cercando l’aula giusta, e durante le pause si precipitavano nella mensa.

Al quinto anno si capivano al volo, come marito e moglie dopo una vita insieme.

“Come farò senza di te? Non riesco neanche a immaginarlo. Dopo gli esami, ognuno per la sua strada. Senti… e se non ci lasciassimo?” aveva chiesto Lorenzo un giorno.

“E cosa mi stai proponendo?” aveva ribattuto Beatrice.

“Sposami,” aveva detto lui, senza pensarci due volte.

“Mi stai facendo una proposta?” Beatrice era diventata seria. “Pensavo che non l’avresti mai fatto. E invece, sappi che accetto.”

“Davvero?” Lorenzo si era illuminato.

“Di che ti stupisci? Per sposarsi non bastano una proposta e la voglia di stare insieme. Ci vuole l’amore.”

“Siamo cresciuti insieme in questi anni. Chi ti dice che non ti amo? E tu? Mi ami?”

Beatrice se lo era chiesto mille volte. E ogni volta aveva risposto di sì. Sarebbe morta se Lorenzo si fosse innamorato di un’altra. Alla fine di agosto si erano sposati. Lei viveva ancora con i genitori, mentre lui era venuto a Milano dal suo paesino per studiare.

I genitori di entrambi si erano tassati e avevano comprato ai giovani un bilocale. Senza neanche parlarne, avevano deciso di aspettare prima di fare figli. A Beatrice sembrava tutto un po’ irreale, come un gioco. Ma il tempo passava, vivevano felici insieme. Dopo due anni, Lorenzo e un suo amico, Luca, avevano avviato una piccola attività in proprio.

Beatrice, più prudente, aveva tenuto il suo vecchio lavoro. Se le cose non fossero andate bene, almeno avrebbe avuto un reddito. Ma per Lorenzo e Luca tutto aveva funzionato. Anche lei si era unita al business del marito, occupandosi della contabilità per evitare sorprese.

In due anni avevano comprato un appartamento spazioso, una macchina, e viaggiavano all’estero un paio di volte l’anno. Tornavano sempre con una valigia di foto e video. Dopo la morte del marito, Beatrice aveva cancellato tutti i file dal computer. Non poteva guardarli senza scoppiare in lacrime.

Ricordava ogni minimo dettaglio di quel maledetto giorno. Era domenica. Facevano colazione insieme. A un certo punto, qualcuno aveva chiamato Lorenzo, e lui si era preparato in fretta.

“Dove vai?” aveva chiesto lei.

“Luca ha combinato un pasticcio, il cliente è furioso e vuole indietro i soldi. Vado a sistemare.” L’aveva baciata sulla guancia ed era uscito.

Se solo avesse saputo che era l’ultima volta che lo vedeva. Nessun presentimento. Si era poi pentita mille volte di averlo lasciato andare da solo.

Un’ora dopo, la chiamata della polizia: Lorenzo aveva avuto un incidente, doveva correre in ospedale. Aveva preso un taxi all’istante. Se Lorenzo fosse morto, gliel’avrebbero detto subito. Eppure, credeva ancora che fosse vivo, finché l’ufficiale che l’aveva accolta non l’aveva accompagnata in obitorio per il riconoscimento.

Con la morte di Lorenzo, anche la vita di Beatrice era finita. A occuparsi del funerale era stato Luca. Le aveva detto di non preoccuparsi, di riposarsi, di prendersi il tempo per riprendersi…

Beatrice si cambiò. Tutto il mattino era stata in pantaloncini e canottiera. A Lorenzo piaceva quando andava in giro per casa così, diceva che era sexy.

Era passato più di un mese, era ora di uscire dal suo isolamento. Beatrice doveva riprendersi. Ora era lei a possedere metà dell’azienda di Lorenzo. Domani era lunedì, era il momento di fare il primo passo. Se non ce l’avesse fatta, avrebbe chiesto a Luca di comprarle la sua quota, sarebbe partita per una vacanza e poi avrebbe trovato un altro lavoro.

Uscì di casa, prendendo un sacchetto della spazzatura. Fuori non faceva così freddo come sembrava dalla finestra. Gettò la spazzatura e decise di fare un giro. Infreddolita, entrò in un negozio e ne uscì con un vestito nuovo, di un bel blu fiordaliso. Non aveva resistito. Doveva pur trovare qualcosa da mettere per tornare al lavoro, e i vestiti vecchi le cadevano addosso come stracci.

L’amica Sofia una volta le aveva detto che, se fosse stata lei a morire e non Lorenzo, lui non si sarebbe chiuso in casa a piangere. Beatrice le aveva dato ragione. Lorenzo si sarebbe addolorato, ma avrebbe continuato a lavorare, il business richiedeva attenzione. Gli uomini sono fatti così, meno sensibili.

Il giorno dopo, Beatrice tornò in ufficio e ricevette, oltre ai complimenti, sguardi di compassione e bisbigli alle spalle. C’erano così tanti documenti e contratti che la mano le doleva per le firme. All’inizio leggeva tutto con attenzione, ma presto si stancò e iniziò a scorrere le pagine senza approfondire.

Tornò a casa in autobus. La macchina di Lorenzo, dopo l’incidente, era irrecuperabile. Sentiva caldo, scese due fermate prima e decise di fare l’ultimo tratto a piedi. La sciarpa azzurra le sventolava al collo col vento. Poco più avanti c’era il parco, e poi casa sua.

“Guarda che si è messa in ghingheri. Con tutti i soldi che ha preso dal marito, può permetterselo. E chissenefrega se un bambino muore di fame,” sentì una voce alle sue spalle. Si voltò.

Sulla panchina c’era una donna sulla settantina che la fissava.

“Parla con me?” chiese Beatrice.

“Con te, sì, con chi altro?” La donna guardò in giro, sarcastica. “Non c’è nessun altro qui.”

“Mi conosce?”

“Tu sei Beatrice Marchetti. Lorenzo Marchetti era tuo marito. Giusto? Allora parlo con te.” La donna la trafiggeva con gli occhi neri come bottoni.

“E di quale bambino che muore di fame sta parlando?” Avrebbe dovuto andarsene, non sprecare tempo con una pazza, ma la curiosità ebbe la meglio e si avvicinò.

“Di suo figlio. Di quello di tuo marito,” rispose la donna con un ghigno.

“Ma che dice? Io e Lorenzo non abbiamo”Ma come puoi saperlo? Non è possibile,” mormorò Beatrice, il cuore in gola, mentre la vecchia le allungava un foglietto con un indirizzo che avrebbe cambiato tutto, aprendo un capitolo della sua vita che non avrebbe mai immaginato.

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