Pensa, giovane, pensa!

**Pensa, ragazzo, pensa**

Enrico fermò l’auto vicino alla pompa di benzina.

«Novantadue, pieno», disse al benzinaio, poi entrò nel distributore.

Sulla porta, scontrò un uomo. Quello lo osservò un attimo, poi fissò di nuovo il telefono. «Gianluca?!» stava per chiamarlo Enrico, ma si trattenne. Entrò e, attraverso la porta a vetri, vide l’ex amico salire su una BMW. Affrettò il pagamento alla cassa, tremando per l’agitazione.

Uscito, la BMW stava imboccando la strada principale. Senza esitare, Enrico balzò sulla sua Toyota e iniziò a inseguirla.

«Che coincidenza. E Gianluca se la passa bene. Si sarà sposato bene? Scoprirò da dove viene il vento…» pensò, tenendo d’occhio la BMW.

L’auto svoltò in un quartiere residenziale. Quando si fermò davanti a un cancello, Enrico passò oltre, osservando nello specchietto retrovisore. La BMW entrò nel vialetto, e lui invertì lentamente la marcia. Notò una telecamera sopra il cancello e si spostò per evitare di essere ripreso.

Attraverso la recinzione, vide Gianluca parcheggiare davanti al garage. Una giovane donna uscì sulla veranda. Enrico la riconobbe, nonostante la distanza.

«Non è possibile!» sussurrò.

La donna scese e andò incontro a Gianluca. Si abbracciarono, si baciarono, poi sparirono dentro casa.

«Sono sposati. È casa loro. Accidenti. Com’è possibile? Una vendetta? Ma Sofia… che faccia tosta! Una timida, eppure eccola qui. E Gianluca? Che amico. Avrei potuto essere io al suo posto…»

***

Il locale era affollato e afoso. La musica batteva forte, i fasci di luce dei proiettori illuminavano i volti sudati dei ballerini.

Enrico sedeva al bancone, sorseggiava un cocktail e osservava con aria annoiata i corpi muoversi. Notò una ragazza alta in un vestito rosso stretto. «Non male», pensò, girandosi verso il bancone.

Prima che potesse bere, una voce familiare lo fece voltare.

«Questo è il mio amico Enrico». Gianluca si avvicinò, braccetto con la ragazza in rosso. «Enrico, conosci Martina, la mia fidanzata».

Enrico la squadrò. Da vicino era ancora più bella: occhi grandi truccati, fossette sulle guance, capelli biondi e luminosi. Perfetta.

«Ti piace?» ghignò Gianluca.

«Cosa bevete?» chiese Enrico, senza staccare gli occhi da Martina.

«Io guido. Ragazzi, venite a casa mia? Qui è troppo rumoroso, e ho voglia di bere», propose lei.

«Andiamo?» chiese Gianluca all’amico.

Enrico non rispose, finì il cocktail e scese dallo sgabello.

Uscirono. Fuori, la musica era più bassa.

«Bella, eh?» disse Gianluca, indicando un’Audi rossa. «Regalo di papà per il compleanno di Martina». Sembrava quasi orgoglioso, come se il merito fosse suo.

Enrico lo guardò. Gianluca gli strizzò l’occhio, come per dire: «Questo è solo l’inizio!»

«Come ha fatto a conquistare una così?» Enrico quasi non credeva ai suoi occhi. Gianluca era meno bello di lui. «E non mi ha detto niente, furbacchione».

«Dov’è Sofia? Vi avevo invitati entrambi», chiese Gianluca mentre guidavano nella notte.

«Non sta bene. Nausea mattutina». Al solo nome di Sofia, il suo umore peggiorò.

«Ma dai! E non me lo dici? Vuoi fare il matrimonio di nascosto?» rise Gianluca.

Enrico non rispose. Non voleva parlarne.

L’Audi si fermò davanti a un condominio. Salirono al sedicesimo piano in un ascensore spazioso con specchi.

«È casa tua?» Enrico osservò gli appartamenti lussuosi. «Dove hai trovato una ragazza così?» sussurrò all’amico.

«Per strada», rise Gianluca. «Mi ha quasi investito».

Enrico gli versò altro vino, e presto Gianluca fu ubriaco. Martina lo portò in camera a dormire.

Quando tornò, Enrico stava osservando un quadro.

«L’ho fatto io», disse Martina, avvicinandosi.

«Tu?» Enrico si voltò. «Potresti dipingere me?»

«Si dice “dipingere”, non “disegnare”». Lo studiò. «Hai un bel fisico. Poserei nudo?»

«Ora?» si bloccò Enrico.

«No, ovviamente. In atelier, con la giusta luce. Lascia il numero, ti chiamo quando ho tempo».

A casa, Sofia lo aspettava in lacrime.

«Hai bevuto?» lo scrutò sospettosa.

«Solo un po’. Con Gianluca».

«Vuoi mangiare?» singhiozzò.

«No. Andrò a dormire».

Come aveva fatto a finire così? Non aveva mai voluto nulla di serio con Sofia. Perché doveva rimanere incinta ora? Martina era un’altra cosa. Doveva liberarsi di Sofia. Ma come?

Sotto la doccia, ripensò a Martina. Non poteva lasciarla a Gianluca. Ma c’era un ostacolo: Sofia.

La madre lo aveva cresciuto da solo, aveva conosciuto la povertà. Sognava la ricchezza, e Martina era perfetta: bella, ricca, con un padre influente. Doveva solo trovare il modo di sbarazzarsi di Sofia.

Due giorni dopo, Martina chiamò. Lo invitò nel suo atelier.

Enrico arrivò puntuale, profumato ed elegante. Lei lo fece entrare in una stanza piena di quadri e gli chiese di spogliarsi.

«Così?» esitò.

«Gli studenti affittano l’atelier a turno. Abbiamo due ore. Sbrigati. O hai cambiato idea?»

Enrico si spogliò. Martina lo pose in posa, indifferente alla sua nudità. Dopo venti minuti, lui implorò una pausa.

«Facciamo un caffè», disse lei, andando in cucina.

Enrico sbirciò il bozzetto. Non capiva di arte, ma si trovò perfetto. A piedi nudi, la raggiunse, l’abbracciò da dietro…

Tornò a casa soddisfatto. Sofia, sul divano, piangeva.

«Mi hai lasciato?» lo guardò con gli occhi rossi.

«Ecco che inizia». Lui si alzò, irritato.

«Non sei mai qui!» singhiozzò.

«Lavoro come un matto! Con un figlio in arrivo, dobbiamo risparmiare. E il matrimonio…»

«Il matrimonio?» Si illuminò.

«Certo. Un figlio ha bisogno di un padre e una madre».

Sofia gli saltò al collo. Non vide la sua smorfia.

«Potresti andare dalla nonna? Risparmieremo sull’affitto. Io starò da Gianluca. Ti chiamerò ogni giorno. Tra tre mesi ti riprendo».

Lei sorrise. «Davvero?»

Non si aspettava che accettasse. Sofia mancava alla nonna, che l’aveva cresciuta dopo la morte dei genitori.

Negli ultimi giorni, Enrico fu dolce con lei, addormentando i suoi sospetti. Nemmeno una visita a Martina. La accompagnò alla stazione, salutandola con baci e sorrisi finché il treno non sparì.

Poi corse da Martina. Non chiamò mai Sofia. Cambiò telefono, si trasferì.

GianlGianluca provò a parlargli, ma i loro mondi ormai erano troppo distanti, e la vita di Enrico proseguì nella sua ricerca senza fine, sempre più vuota, sempre più sola.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

8 − 5 =

Pensa, giovane, pensa!