Per disperazione, accettò di sposare il figlio ricco dell’uomo che non poteva camminare… E un mese dopo notò…

Oggi scrivo queste righe con il cuore ancora gonfio di emozioni. Non avrei mai immaginato che la mia vita potesse cambiare così tanto in così poco tempo.

Per disperazione, accettai di sposare il figlio del ricco imprenditore, che non poteva camminare E un mese dopo mi accorsi di qualcosa di strano.

“Stai scherzando,” disse Beatrice, fissando Lorenzo De Luca con gli occhi sgranati.

Lui scosse la testa.
“No, non scherzo. Ma ti darò tempo per pensarci. Perché lofferta non è delle più comuni. Immagino già cosa ti passi per la mente. Valuta bene tuttotornerò tra una settimana.”

Bea lo guardò andare via, sbalordita. Le sue parole non riuscivano a trovare spazio nella sua mente.

Conosceva Lorenzo De Luca da tre anni. Possedeva una catena di distributori di benzina e altre attività. Bea lavorava part-time come addetta alle pulizie in uno di quei distributori. Era sempre stato gentile con il personale, un uomo per bene.

Lo stipendio era dignitoso, per cui non mancavano candidati. Due mesi prima, mentre finiva di pulire, Bea si sedette fuoriil turno stava per finire e aveva un po di tempo libero.

Improvvisamente, la porta si aprì e apparve Lorenzo.
“Posso sedermi?”
Bea balzò in piedi.
“Certo, ma perché chiedere?”
“Perché ti alzi? Siediti, non mordo. È una bella giornata.”
Sorrise e si risedette.
“Sì, in primavera sembra che il tempo sia sempre bello.”
“È perché siamo tutti stanchi dellinverno.”
“Forse hai ragione.”
“Volevo chiederti: perché lavori come addetta alle pulizie? Giulia ti ha proposto di passare al ruolo di operatrice, no? Stipendio migliore, lavoro più leggero.”
“Mi piacerebbe. Ma gli orari non coincidonomia figlia è piccola e si ammala spesso. Quando sta bene, la vicina può occuparsene. Ma quando ha una crisi, devo esserci io. Quindi Giulia e ci scambiamo i turni quando serve. Lei mi aiuta sempre.”
“Capisco Cosa ha la bambina?”
“Oh, non chiedermelo I medici non capiscono bene. Ha degli attacchinon respira, va in panico, tante cose. E gli esami più approfonditi sono tutti privati. Dicono di aspettare, che forse passerà con la crescita. Ma io non posso aspettare così”
“Tieni duro. Andrà tutto bene.”

Bea lo ringraziò. Quella sera scoprì che Lorenzo le aveva concesso un bonussenza spiegazioni, glielo consegnò e basta.

Non lo rivide più fino a quel giorno, quando si presentò a casa sua.
Quando lo vide, il cuore le mancò. E quando sentì la propostapeggio ancora.

Lorenzo aveva un figlioMatteo, quasi trentanni. Sette di quelli li aveva passati su una sedia a rotelle dopo un incidente. I medici avevano fatto di tutto, ma non si era più rimesso in piedi. Depressione, isolamento, rifiuto quasi totale di parlarepersino con suo padre.

Così Lorenzo ebbe unidea: far sposare suo figlio. Sul serio. Per ridargli uno scopo, una voglia di vivere, di lottare. Non era sicuro che avrebbe funzionato, ma volle provare. E a lui sembrava che Bea fosse la persona perfetta.

“Bea, avrai tutto ciò che ti serve. Tua figlia farà tutti gli esami, tutte le cure necessarie. Ti propongo un contratto di un anno. Dopo quellanno te ne andraiin ogni caso. Se Matteo miglioreràmagnifico. Altrimentisarai ricompensata generosamente.”

Bea non riusciva a parlarelindignazione laveva paralizzata.
Come se leggesse i suoi pensieri, Lorenzo disse piano:
“Bea, ti prego, aiutami. È vantaggioso per entrambi. Non sono neanche sicuro che mio figlio ti toccherà. E per te sarà più semplicesarai rispettata, ufficialmente sposata. Pensa a un matrimonio non per amore ma per necessità. Ti chiedo solo una cosa: non dire a nessuno della nostra conversazione.”

“Aspetta, Lorenzo E Matteoè daccordo?”
Luomo sorrise triste.
“Dice che non gli importa. Gli dirò che ho problemicon gli affari, con la salute Limportante è che sia sposato. Per bene. Si è sempre fidato di me. Quindi questa è una bugia per un bene maggiore.”

Lorenzo se ne andò, e Bea rimase seduta a lungo, intontita. Dentro di lei ribolliva lindignazione. Ma le sue parole oneste attenuarono un po la proposta.

E se ci pensava Cosa non avrebbe fatto per la piccola Sofia?
Qualsiasi cosa.

E lui? Anche lui era un padre. Amava suo figlio, anche lui.

Il turno non era ancora finito quando squillò il telefono:
“Bea, vieni subito! Sofia sta avendo un attacco! Forte!”
“Arrivo! Chiama unambulanza!”

Arrivò proprio mentre lambulanza raggiungeva il cancello.
“Doveri, mamma?” chiese il medico con tono severo.
“Al lavoro”
Lattacco era davvero grave.
“Forse dovremmo andare in ospedale?” chiese Bea timidamente.
Il medico, che era lì per la prima volta, fece un gesto stanco.
“A che serve? Lì non la aiuteranno. Le scuoteranno solo i nervi. Dovreste andare nella capitaleda un bravo specialista.”

Quaranta minuti dopo, i medici se ne andarono.
Bea prese il telefono e chiamò Lorenzo.
“Accetto. Sofia ha avuto un altro attacco.”

Il giorno dopo partirono.
Lorenzo in persona venne a prenderleaccompagnato da un giovane ben rasato.
“Bea, porta solo lessenziale. Compriamo tutto il resto.”
Annuì.
Sofia osservò la macchina con curiositàgrande e luccicante.
Lorenzo si accovacciò davanti a lei.
“Ti piace?”
“Un sacco!”
“Vuoi sederti davanti? Così vedi tutto.”
“Posso? Lo voglio proprio!”
La bambina guardò la madre.
“Se ci vede la polizia, ci fa la multa,” disse Bea severa.
Lorenzo rise e aprì la portiera.
“Salta su, Sofia! E se qualcuno vuole farci la multala facciamo noi a loro!”

Più si avvicinavano alla casa, più Bea si agitava.
“Dio, perché ho accettato? E se fosse strano, aggressivo?”
Lorenzo notò la sua ansia.

“Bea, rilassati. Cè una settimana intera prima del matrimonio. Puoi cambiare idea in qualsiasi momento. E Matteo è un bravo ragazzo, intelligente, ma dentro di sé si è spezzato. Lo vedrai da te.”

Bea scese dalla macchina, aiutò Sofia a scendere e improvvisamente si bloccò, fissando la casa. Non era una casaera una vera villa. E Sofia, senza trattenersi, gridò di gioia:
“Mamma, vivremo come in una favola adesso?!”

Lorenzo rise, la sollevò tra le braccia.
“Ti piace?”
“Un sacco!”

Fino al matrimonio, Bea e Matteo si videro solo poche voltea cena. Il giovane mangiava a malapena e parlava poco. Stava lì, col corpo presente ma la mente altrove. Bea lo osservava con attenzione. Era bello, anche se pallido, come se non avesse visto il sole da tempo. Sentiva che anche lui viveva con un dolore. E gli era grata per non aver mai accennato al matrimonio imminente.

Il giorno delle nozze, sembrava che un centinaio di

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

sixteen − eleven =

Per disperazione, accettò di sposare il figlio ricco dell’uomo che non poteva camminare… E un mese dopo notò…