Perché Ines ha iniziato a lavorare a maglia le scarpine per neonati, nemmeno lei lo sapeva.

Non sapevo perché Sofia avesse cominciato a lavorare a maglia quelle scarpine.

Sua figlia aveva già quarantanni. Due anni prima era rimasta vedova, senza aver avuto figli. Lanno scorso si era risposata, ma il nuovo marito era molto più giovane e diceva di volersi godere la vita, senza fretta.

Il figlio di Sofia era emigrato in America e non aveva intenzione di tornare. I nipoti erano cresciuti, ma per loro i figli erano ancora un pensiero lontano. In casa non cera più risate di bambini, né lattesa di una nuova vita.

Un giorno, al mercato, Sofia vide della lana morbida. Le sfumature pastello della lana italiana la incantarono. Voleva farsi un cardigan, comprò i ferri e luncinetto. Ma, senza sapere perché, cominciò a lavorare quelle scarpine.

Alla sera, il primo paio era pronto. Aveva ancora tanta lana. Il giorno dopo fece un cappellino, poi una maglietta e un paio di pantaloncini con il bavaglino. Quando finì il corredino, tirò fuori una scatola di vecchi bottoncini e scelse i più belli, a forma di stelline.

Lavò tutto con un detersivo delicato, stendendolo con cura su un asciugamano di spugna. Guardando quel corredino minuscolo, sospirò:

*”Morirò senza aver tenuto in braccio un nipotino”*

Poi, allimprovviso, unaltra idea le attraversò la mente:

*”Da qualche parte, cè un bambino a cui tutto questo servirà.”*

Aprì il computer e cercò gli orfanotrofi della sua città. Lesse qualche articolo, si preparò e tornò al negozio a comprare altra lanaquesta volta in toni di azzurro.

In pochi giorni fece un corredino per un maschietto. Poi altre dieci paia di scarpine e dieci cuffiette, ognuna di un colore diverso. Mise tutto in una scatola e si recò allorfanotrofio.

*”Senza certificati non possiamo accettare vestiti,”* le spiegò lassistente. *”Meglio se porta i pannolini, quelli servono sempre.”*

Sofia rimase lì con i suoi regali tra le mani, in lacrime.

*”Va bene, troviamo un modo,”* disse infine la donna. *”Venga, proviamo le scarpine ai piccoli.”*

Sofia prese in braccio i neonati, accarezzò le loro guance delicate e infilò le scarpine sui piedini minuscoli. Ai più grandi, provò le cuffiette.

Tornata a casa, raccontò tutto al marito:

*”Hanno detto che è meglio portare i pannolini.”*

*”Bene,”* rispose lui. *”Domani li compriamo. Ora, intanto, mettiamo su lacqua per la pasta.”*

*”Non ci daranno mai un bambino, siamo troppo vecchi. Io ho 61 anni, tu 62,”* disse Sofia, triste.

*”Forse no, ma nessuno ci chiuderà la porta in faccia,”* replicò lui con calma. *”Possiamo accordarci, andare a trovarli, aiutarli. Faremo altre scarpine e calzini, serviranno di sicuro.”*

*”Cè una coppia: un maschietto e una femminuccia, gemelli. Sono biondi, hanno quasi due anni,”* disse Sofia pensierosa. *”Credo che gli starebbero bene dei vestitini di lana. Forse ora sono troppo grandi, ma i bambini crescono in fretta. E le scarpine sono proprio della loro misura, le ho fatte a forma di sneakerine.”*

*”Andiamoci insieme,”* propose il marito. *”Penso a tutto io, andremo a trovarli.”*

E così fece. Per quattro mesi, Sofia e suo marito fecero volontariato allorfanotrofio. Lei lavorava a maglia vestitini e scarpine per quando sarebbero cresciuti, e i gemelli avevano già cominciato a chiamarla *mamma*. Ma un giorno, quando arrivarono, i bambini non cerano più.

*”Sa, sono stati adottati, entrambi insieme,”* spiegò lassistente. *”Abbiamo fatto una foto nei loro vestitini di lana, e subito una coppia ci ha chiamato. Hanno preparato i documenti per mesi, e stamattina li hanno portati via. Fino allultimo abbiamo temuto che non li volessero prendere entrambi.”*

Gli occhi di Sofia si riempirono di lacrime.

*”Ma perché piangi, sciocchina?”* le disse dolcemente il marito. *”Dovremmo essere felici.”*

Quella sera, la figlia la chiamò:

*”Mamma, tu e papà potete passare da me? Ho bisogno di aiuto.”*

*”Cè un problema con il rubinetto?”* chiese Sofia. *”O i vicini hanno allagato di nuovo?”*

*”No, devo montare un lettino,”* rispose la figlia. *”Venite? Meglio non chiamare, aprite con le vostre chiavi.”*

*”Va bene, arriviamo,”* annuì Sofia.

Salirono sulla loro Fiat e partirono. Lappartamento della figlia era luminoso e pulito, e dalla cucina usciva un profumo invitante. Si tolsero le scarpe, indossarono le ciabatte.

*”Lavatevi le mani e andate in camera,”* gridò la figlia da cucina. *”Arrivo subito.”*

Si sedettero sul divano e accesero la tv. Allimprovviso, il marito le diede una gomitata.

Alzò lo sguardo. Sulla soglia cera il genero, Matteo.

Tra le braccia portava quei due gemelli, vestiti con i corredini fatti da Sofia e le scarpine a forma di sneakerine. Il maschietto stringeva un pezzetto di mela, mentre la femminuccia, con le guance sporche, gli rubava un morso, ridacchiando. Matteo sorrideva.

*”Non so come dirlo insomma, ora avete due nipotini. Non vi abbiamo detto niente perché non sapevamo se sarebbe andato tutto bene. Ora Giulia arriva, sta preparando loro la pappa.”*

Entrò di corsa Giulia, rossa e sorridente.

*”Mamma, papà, vi presento Elena e Leonardo. Li ho visti in una foto sulla pagina Bambini in attesa. Sono gemelli, come me e mio fratello.”*

*”E hanno le stesse scarpine, quelle a sneakerine, come quelle che ci facesti anni fa. Ricordi, in quella foto dove io e mio fratello avevamo due anni? Ho mostrato a Matteo quei due piccoli e lui ha detto: Li prendiamo.”*

Matteo posò i bambini a terra. Corsero da Sofia, le tesero le manine e gridarono:

*”Mamma! Mamma!”*

Sofia li strinse a sé, li baciò e, asciugandosi le lacrime, disse dolcemente:

*”Non sono la mamma, sono la nonna, la nonna.”*

E ancora, come in trance, ripeteva:

*”Non non non”*

Il marito scoppiò a ridere:

*”E adesso perché piangi? È ora di comprare altra lana. Dovrai fare i calzini, perché le scarpine ormai sono strette”*

Quella sera, mentre i gemelli dormivano nel loro lettino nuovo, Sofia e il marito tornarono a casa in silenzio. A volte, la vita ti sorprende quando meno te laspetti. Basta un filo di lana per riannodare i destini.

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