**«Perché mi guardi così? Sì, non voglio figli. Adesso. Non stiamo bene noi due?»** chiese Chiara al marito con voce secca.
Il primo raggio di sole si insinuò nella cucina, tagliando il pavimento, il muro e il tavolo in strisce di luce e ombra attraverso le persiane. Arrivò al volto di Alessandro, sfiorandogli gli occhi arrossati dalla veglia. Lui socchiuse le palpebre, ma la luce era già penetrata, dolorosa, anche attraverso la pelle sottile. Si spostò con la sedia verso l’ombra, sfuggendo al tormento di quel chiarore.
Come offeso, il sole si nascose dietro il palazzo di fronte. La cucina precipitò nel grigio. In quel momento, un click familiare: la serratura dell’ingresso si apriva. Alessandro trattenne il respiro, tendendo l’orecchio ai passi furtivi nell’anticamera. Qualcuno si fermò un attimo, poi ripartì, avvicinandosi.
«Alessandro? Non dormi?» La voce di Chiara era strana, incerta.
«Dove sei stata?» La sua domanda uscì come un raschio, le labbra secche dal troppo silenzio.
Lei tardò a rispondere. Se avesse parlato subito, forse le avrebbe creduto, ma quel respiro sospeso lo inchiodò al dubbio.
«Ero al bar con Silvia, poi… siamo finite da lei. Scusami, abbiamo bevuto troppo. Mi sono addormentata lì» mentì, troppo levigata.
«Perché non mi hai chiamato?»
«Ero ubriaca, te l’ho detto. Non volevo svegliarti» aggiustò il tono, più calmo.
«Speravi che dormissi e non mi accorgessi della tua assenza.» Lui fissava il vuoto, non lei.
«Che c’è di male? Una serata tra amiche, una volta ogni morte di papa!» La sua voce si fece tagliente.
«Una volta?» Finalmente Alessandro la guardò.
Chiara abbassò gli occhi, un battito di ciglia troppo veloce.
«Ho sonno, parliamo dopo» sospirò, cercando di allontanarsi. Ma la sua mano la bloccò, afferrandole il polso con forza. Lei barcollò, cadendogli sulle ginocchia, ma si rialzò di scatto, tentando di divincolarsi.
«Lasciami, mi fai male!» sibilò.
Lui strinse più forte.
«Mi spacchi il braccio. Basta!» I suoi occhi erano pieni di disprezzo e terrore.
«Sei stata con lui? Dimmi la verità.» La teneva ferma, senza scampo.
«Sì! Sì!» gli urlò in faccia. «Felice ora? Ti odio! Non ne posso più di te.» Si divincolò, e lui allentò la presa all’improvviso.
Chiara sbatté contro lo stipite, urlando per il dolore al gomito.
«Vattene» disse lui, gelido.
«Alessandro, almeno—»
«Esci! Da lui, al diavolo! Passa dopo per le tue cose.» Si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi per non vederla.
«Va bene, me ne vado.» Chiara uscì dalla cucina, massaggiandosi il gomito. «Te ne pentirai. Non voglio più vedere la tua roba di faccia noiosa!» strillò dall’ingresso.
«Vaffanculo…» Alessandro afferrò una tazza e la scagliò contro il muro.
I cocci esplosero in un frastuono di ceramica.
La porta di casa sbatté. Lui si piegò sul tavolo, la testa tra le mani, immobile.
Il sole tornò a farsi vivo, dipingendo la cucina con le ombre delle persiane. Le strisce di luce accarezzarono la sua schiena curva, quieta.
Rimase così a lungo. Poi si alzò, evitando i cocci, si fece una doccia, si rasò, bevve un caffè. Era troppo presto, così andò a lavoro a piedi, lasciando l’auto sotto casa.
Aspettò tutto il giorno una chiamata di Chiara. Sperava che lo accusasse di averla costretta a mentire, che confessasse di essere davvero stata con Silvia. L’amava, era disposto a perdonare. Ma il telefono restò muto.
Quando uscì dall’ufficio, si pentì di non aver preso la macchina. Il cielo era plumbeo, una pioggerella fine gli bagnava il viso. Tornò a casa con la speranza di trovarla lì… Ma l’appartamento era vuoto, silenzioso.
Raccolse i cocci, tirò fuori dal frigo una bottiglia di grappa mezzo piena e ne tracannò un bicchiere. Lo stomaco si contorse. Aspettò che il bruciato passasse, poi si sdraiò sul divano, a faccia in giù, e sprofondò nel sonno.
***
Si erano sposati tre anni prima. Chiara, vivace e carismatica, lo aveva conquistato con la sua spontaneità. Non era bellissima, ma aveva quel *qualcosa* che incantava gli uomini. All’inizio, tutto era perfetto. Con lei, il mondo girava più veloce, più luminoso.
Non amava cucinare. A lui andava bene. Preparare il caffè e due toast al mattino non richiedeva chissà quale talento. Pranzava in un bar vicino all’ufficio. La sera, gli amici portavano cibo o ordinavano pizza.
I weekend trascorrevano a letto fino a mezzogiorno, poi pranzo al ristorante o da amici, dove il pomeriggio diventava cena. Una vita spensierata, finché gli amici iniziarono ad avere figli. Alessandro provò a parlarne. *Una famiglia senza bambini è completa?* Chiara scrollava le spalle, trasformando tutto in una battuta: *Troppo presto, avremo tempo per pannolini e pianti!*
«Perché mi guardi così? Sì, non voglio figli. *Adesso*. Non stiamo bene noi due?» ripeté, irritata.
I discorsi sui figli la infastidivano. Se ne andava per ore e lui, in ansia, la cercava. Dopo un litigio, entrò in un bar per un caffè e la vide seduta con un uomo giovane. Per un attimo, Chiara era sembrata impietrita. Poi, con un sorriso troppo largo:
«Alessandro! Questo è Luca, un mio ex compagno di scuola. Ci siamo incontrati per caso. Luca, mio marito.»
Lui strinse la mano dell’uomo, ma il silenzio che seguì fu pesante. Luca se ne andò con una scusa.
Da quel giorno, Chiara cambiò. Rideva meno, uscivano raramente. Qualche volta tornava tardi: *Sono stata al bar con le amiche.* Ma quasi tutte ormai avevano figli. E quella notte, non era tornata. Sapeva che avrebbe mentito di nuovo. Ma non controllò. Le aveva sempre creduto.
***
Si svegliò nel cuore della notte, convinto che Chiara fosse rientrata. Allungò la mano per il telefono. *Forse mi sbaglio, era davvero con un’amica?* No. Non avrebbe chiamato per primo. C’era l’orgoglio, dopotutto. Ripose il cellulare.
Allo specchio del bagno, la barba incolta gli dava un’aria trasandata. Occhi rossi, gonfi. Bevve un sorso d’acqua, finì la grappa e tornò a letto.
Le settimane che seguirono furono tutte uguali. La sera andava dagli amici, ma le loro mogli lo guardavano con pietà. Senza Chiara, sembrava spento, le battute senza sale. Gli amici scrollavano le spalle: *Te l’avremmo detto prima, ma ci avresti creduto?*
Smise di frequentarli.
Aveva smesso di fumare anni prima. Ma quel giorno compr*”E mentre i passi di Chiara si perdevano nel passato, quelli di Alessandro si avvicinarono alla porta di una nuova vita, accolta dal sorriso incerto di Tania e dagli occhi luminosi di Denis che, finalmente, gli mostravano un futuro in cui credere.”*





