Perché mia sorella di 32 anni pensa che l’appartamento di nostra madre debba essere solo suo: chiedo il vostro aiuto e consiglio

In un piccolo paese vicino a Siena, dove i vecchi oliveti sussurrano storie del passato, la mia vita a 37 anni è oscurata da un conflitto familiare che mi spezza il cuore. Mi chiamo Giulia, sono sposata con Marco e abbiamo due figli — Sofia e Matteo. Mia sorella minore, la trentaduenne single Bianca, ha improvvisamente deciso che l’appartamento di nostra madre dovrebbe essere solo suo. Questa disputa non riguarda solo l’immobile, ma anche la giustizia, l’amore e i legami familiari. Non so come agire e chiedo un consiglio per trovare una soluzione.

**La famiglia che era un tempo unita**

Mamma, Elena Rossi, è il nostro punto di riferimento, la nostra roccia. Ha 65 anni e vive da sola nel suo bilocale, che ha ottenuto molti anni fa. Io e Bianca siamo cresciute in quell’appartamento, e ogni muro custodisce i nostri ricordi. Io sono sempre stata la maggiore, quella responsabile, che aiutava la mamma anche dopo essermi sposata e aver avuto figli. Bianca, invece, è uno spirito libero: ha studiato a Milano, lavora come marketing manager, vive in un affitto e per ora non pensa a una famiglia o ai bambini.

Io e Marco viviamo in un appartamento con un mutuo da pagare, e ogni euro è prezioso. Nonostante questo, vado spesso da mamma, le porto la spesa, la aiuto con le faccende di casa e l’accompagno dal medico. Bianca si fa vedere meno — è occupata con il lavoro, gli incontri e i viaggi. Non l’ho mai giudicata, pensando che ognuno avesse il suo percorso. Ma la sua recente pretesa sull’appartamento ha cambiato tutto.

**La lite che ci ha diviso**

Un mese fa, mamma ha accennato al testamento. Voleva lasciare l’appartamento a entrambe in parti uguali, per non fare torto a nessuna. Io ho annuito, trovandolo giusto. Ma Bianca, sentendo quelle parole, è esplusa: «Mamma, non è giusto! L’appartamento deve essere mio! Giulia ha già una famiglia, un marito, una casa, mentre io sono sola e ne ho più bisogno». Le sue parole mi hanno colpito come un pugno. Perché pensa che il mio matrimonio mi privi del diritto all’eredità di mamma?

Ho provato a parlarle con calma. «Bianca, siamo figlie allo stesso modo, perché vuoi tutto per te?» Lei ha risposto che la sua vita è più difficile: non è sposata, non ha figli, e l’appartamento è la sua unica sicurezza. «Tu non stai male, Giulia, io invece potrei rimanere senza nulla», ha ribattuto. Il suo egoismo mi ha sconvolta. Gli anni che ho dedicato a mamma non contano nulla? La mia famiglia è una ragione per negarmi ciò che mi spetta?

**Il dolore e la rabbia**

Mamma è afflitta. Piange, senza capire perché litighiamo. «Volevo che steste unite», dice, ma Bianca insiste, spingendola a cambiare il testamento. Vedere mamma indecisa mi lacera il cuore. Ha sempre amato Bianca un po’ di più — la figlia minore, la “libera” — ma non l’ho mai invidiata. Ora, però, mi sento tradita. Mia sorella, che ho sempre difeso e sostenuto, mi vede come una rivale.

Marco, mio marito, è furioso: «Giulia, non arrenderti! È un tuo diritto». I nostri figli, Sofia e Matteo, sono piccoli, ma penso a loro. Quel bilocale potrebbe essere un sostegno per il loro futuro, visto che il mutuo ci impegnerà per anni. Ma Bianca non ci pensa — lei pensa solo a se stessa. Le sue parole, “tanto te la cavi”, sono uno schiaffo. Sì, me la cavo, ma a che prezzo? Con la fatica, le notti insonni, i sacrifici per la famiglia e per mamma.

**Cosa fare?**

Non so cosa decidere. Andare da un notaio e pretendere giustizia? Sembra troppo freddo e formale, e io voglio salvare il rapporto con la mia famiglia. Parlare di nuovo con Bianca? Ma non mi ascolta, è convinta di avere ragione. Cercare di convincere mamma a non modificare il testamento? Ho paura che la renderei infelice. O arrendermi, lasciando che Bianca prenda tutto? Ma così perderei non solo l’appartamento, ma anche la fiducia nella nostra famiglia.

Le mie amiche mi danno pareri contrastanti. Una dice: «Combatti, è tuo diritto». L’altra: «Lascia stare, non rovinare il rapporto con tua sorella». Ma come posso lasciar correre, se il risentimento mi soffoca? A 37 anni voglio la pace, ma non a costo della mia dignità. Bianca forse teme per il suo futuro, ma perché la sua paura conta più della mia? Perché la mia cura per mamma, gli anni di sostegno, non valgono nulla?

**Una richiesta di giustizia**

Questa storia è il mio grido per essere ascoltata. Bianca forse non vuole farmi del male, ma il suo egoismo sta distruggendo la nostra famiglia. Mamma ci ama entrambe, ma la sua esitazione mi ferisce. Non voglio litigare, ma non posso tacere quando la mia vita viene sminuita. A 37 anni, voglio che i miei figli vedano una madre forte, voglio una famiglia unita, voglio che trionfi la giustizia.

Chiedo un consiglio: cosa devo fare? Come posso difendere i miei diritti senza perdere mia sorella e mia madre? Io sono Giulia, e sono a un bivio dove ogni passo è doloroso. Aiutatemi a trovare la strada che riporterà la pace nel mio cuore.

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