Perché mia suocera ha deciso di festeggiare il suo compleanno a casa nostra? Una riflessione su relazioni tese, maternità, ospitalità forzata e il difficile ruolo della nuora nella famiglia italiana

Mi ricordo ancora quel giorno lontano, quando mia suocera decise di festeggiare il suo compleanno nel nostro appartamento a Roma.

Il mio bambino aveva da poco compiuto quattro mesi e mezzo. Allinizio ci aveva invitati da lei, e mia madre si era offerta di tenere il piccolo per noi. Poi, dimprovviso, cambiò idea e volle venire da noi assieme a mio suocero e alla nostra figlia maggiore, per celebrare tutti insieme. Io non avevo un euro per una cena fuori, mio marito era contrario e anche a loro non interessava spendere: gente semplice, abituata a poco.

Non ho mai capito perché mia suocera abbia scelto la nostra casa per la sua festa: voleva forse mettermi in imbarazzo, mostrarmi come una cattiva padrona di casa, magari cercava solo di riunire la famiglia, radunarci tutti attorno allo stesso tavolo? Da quando la conosco, il rapporto tra noi non è mai stato sereno; dopo la nascita del bimbo, poi, le cose sono peggiorate. Penso avesse il desiderio di risolvere questo conflitto tra di noi, ma certamente non era questa la strada giusta. Non che mi abbia mai insultata, ma col tempo mi ha ferita; le poche briciole daffetto che avevo per lei sono sparite come la rugiada al mattino. Ormai so che, qualsiasi sorriso mi rivolga, dentro di sé serba certi pensieri su di me.

Non le ho mai vietato di vedere suo nipote, ma nemmeno lei ha mai fatto richiesta. Ogni fine settimana chiedo a mio marito se la nonna voglia vedere la piccola, proprio per non ostacolare nulla. A me, onestamente, non fa piacere rivederla; ogni volta laria è pesante, ciascuna consapevole delle parole dette o delle mancanze passate.

È vero, la mia famiglia non ha una buona reputazione, mio padre e mia sorella amavano un bicchiere di troppo; e allora? Non sono forse anchio una persona? Mia suocera non sopporta il fatto che, se il bambino lo consente, mi concedo unora di sonno in più la domenica. I fine settimana, per me, sono preziosi: dopo tutta la settimana ad alzarmi alle sei e mezza per preparare la colazione a mio marito, mi piacerebbe almeno una mattina rimanere a letto. Ma mai certezza, un momento dicono di passare, quello dopo cambiano idea. E ogni volta che sento la chiave girare nella porta, mi verrebbe da sparire…

E poi, non manca mai di ricordarmi che lappartamento è suo. Le sue regole, la sua casa; eppure ci vivo io adesso, e desidererei fosse anche un po mia, anche solo per potermici muovere in libertà, senza sempre rispettare etichette e formalità. Ma chi mai entra in casa propria senza bussare, se ha affittato a qualcuno? Per me è solo un modo subdolo di affermare Qui comando io.

La verità è che tutto è nato dal fatto che, appena ha saputo che io e suo figlio ci saremmo sposati, non ha voluto conoscermi. Quando poi ci siamo presentati per la pratica di matrimonio civile, continuava a chiamare, incredula, convinta che si trattasse di uno scherzo. Non ha mai voluto vedermi, né in casa né fuori. Lei naturalmente ignora che suo figlio non aveva avuto nessunaltra prima di me.

La prima volta che ci incontrammo fu per caso, già dopo cinque mesi che stavo con mio marito. Nemmeno in quelloccasione si mostrò accogliente: diciamo pure che il suo atteggiamento fu decisamente scontroso. Mio suocero lho visto solo il giorno delle nozze, forse anche per questo le mie simpatie per lei non sono mai nate davvero.

Non sopporto le finzioni, anche se so recitare bene la parte della nuora gentile quando necessario. Ma stavolta non ho voglia. Non mi interessa fare finta: tanto so che questa casa ormai è intestata al figlio, quindi perché dovrebbe importarmi la sua opinione? Ricordo ancora le parole che mi disse appena tornata dallospedale, quando sminuì la mia famiglia e insinuò che fossi solo un peso per suo figlio. Ma come può una donna di cinquantacinque anni dire certe cose alla nuora, giusto perché ha rubato il figlio?

Ospitare persone non mi dispiace, ma non vorrei farlo per lei. Dovrò comunque aiutare a preparare il tavolo, andare avanti e indietro tra la cucina e il salotto, badare anche al bambino mentre aspetto che gli ospiti decidano di andarsene. Eppure, nonostante tutto, un regalo glielho comprato.

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