— Non ho intenzione di aiutare mia suocera, non ci pensi neanche! — esclama Martina con voce amara, tremante per il peso delle ferite accumulate. — Quella donna non ha il diritto di aspettarsi il mio sostegno. In diciassette anni di matrimonio con suo figlio, non ci ha mai teso una mano—né con soldi, né con azioni. E non ho mai sentito una sola parola gentile da lei! Ripeteva sempre che non doveva nulla a nessuno. Ora capisco che aveva ragione. Ma neanch’io le devo niente!
Martina racconta la sua storia seduta in un modesto appartamento di un paesino sulle colline toscane. Ha due figli adolescenti, un mutuo che lei e suo marito hanno combattuto come fosse un nemico implacabile. Senza sua madre, è convinta che non ce l’avrebbero mai fatta. La mamma non le ha dato denaro, ma si è occupata dei nipoti: li portava all’asilo, li curava quando erano malati, li aiutava coi compiti, li accompagnava agli allenamenti e preparava loro da mangiare. Grazie a questo, Martina e suo marito hanno potuto lavorare senza preoccuparsi del resto.
Per anni hanno faticato senza sosta per pagare il mutuo e assicurare un futuro ai figli. Ricorda quanto fosse difficile conciliare lavoro e bambini, specialmente quando erano piccoli. Senza sua madre, dice, la famiglia sarebbe crollata. “Se non fosse stata lei, non avremmo avuto nulla — sospira Martina. — Con due bambini, non avrei mai potuto lavorare come ho fatto.”
E la suocera? Tutti questi anni ha vissuto solo per sé. I nipoti li vedeva solo alle feste, e appena. Aveva sempre qualcosa di più importante—gite con le amiche, impegni personali. Martina, a più riprese e con imbarazzo, ha chiesto il suo aiuto, ma ogni volta la risposta era gelida: “Ho cresciuto mio figlio da sola, ce la farai anche tu. Non aspettarti niente da me.” Dopo un po’, Martina ha smesso di chiederle. Perché umiliarsi, se già sapeva la risposta?
— Mia madre ha praticamente cresciuto i miei figli! — dice Martina, con un tono più caldo. — Le sarò per sempre grata. Se un giorno avrà bisogno, faremo di tutto per lei. Ma con la suocera è diverso. Sì, è la madre di mio marito, e forse secondo qualche legge morale dovremmo aiutarla. Ma tra noi non c’è nulla, nessun legame vero. È stata lei a volere questa distanza.
Martina si ferma, guardando fuori dalla finestra, dove la prima neve danza nell’aria. Nei suoi occhi c’è dolore, ma anche fermezza. Si chiede: cosa si aspetta quella donna? Penserà davvero che la vecchiaia la risparmierà? Che rimarrà forte e indipendente per sempre? Scuote la testa, come per scacciare quei pensieri. “La vita è un boomerang — sussurra. — Quel che semini, raccogli. Amore, rispetto, aiuto… tutto si guadagna. E lei non ha mai provato.”
Ma nel profondo, Martina sente un groviglio di dubbi. Forse dovrebbe essere più grande dei rancori? Anche dopo anni di indifferenza, dovrebbe prendersi cura della suocera come fosse sua madre? La vecchiaia non perdona nessuno, e forse il dovere verso la famiglia di suo marito le impone di dimenticare. O forse ognuno dovrebbe rispondere delle proprie scelte? Martina non ha la risposta, e questa domanda la tormenta.
E voi, cosa ne pensate? Martina dovrebbe stringere i denti e aiutare la suocera, nonostante tutto? O è giusto che ognuno riceva ciò che ha seminato? La vita sa farci pagare i debiti, ma chi decide come saldarli? Forse in questa storia non c’è una risposta giusta, ma una cosa è certa: i legami familiari sono una prova, un bilanciamento continuo tra dovere e giustizia.