Più Vicini Che Mai

– Peccato che Anna Maria non sia venuta di nuovo – sussurrò Tiziana al marito, mentre il loro nipote di tre anni, Dino, spegneva con impegno le candeline sulla torta. – Non ha mai conosciuto il suo bisnipote… che amarezza.

– Se non vuole, pazienza – rispose brusco Michele. – Le ho scritto due settimane fa. Quante volte dobbiamo invitarla?

– Forse avremmo dovuto chiamarla? Ricordarglielo? Non è più giovane…

– Tizì, basta. Non dimentica nulla, se le importa davvero. Se in tre anni non ha nemmeno provato a vedere suo nipote, significa che non le interessa. Ha il telefono, conosce il nostro indirizzo. È solo il suo orgoglio a parlare.

Tiziana tacque. Erano passati più di cinque anni, ma il rancore era ancora vivo, come una ferita aperta. Stupido, testardo, persistente. Nessuno era davvero colpevole. Eppure…

Michele aveva incontrato Tiziana al matrimonio di un amico. Lei non era sola: c’era un uomo che attirava tutti gli sguardi. Alto, affascinante, sicuro di sé. Un vero “alfa”. Allora, Michele non aveva osato avvicinarsi. Poi seppe che l’aveva lasciata, sola con una bambina piccola. Organizzò un “casuale” incontro attraverso un conoscente e iniziò a corteggiarla, con pazienza e costanza. Si sposarono quando Susanna non aveva nemmeno un anno.

Anna Maria, sua madre, accolse la nuora con freddezza. Non festeggiò, ma non interferì. Pensava che sarebbe finita presto: un bambino non suo, una moglie più grande… Ma Michele era felice, e per questo decise di tenere per sé i suoi dubbi.

Solo una volta disse quello che pensava davvero. Michele voleva adottare Susanna legalmente, e sua madre lo chiamò per un “discorso serio”.

– Perché vuoi un bambino che non è tuo? Non capisci che non è una tua responsabilità?

– Mamma, Susanna per me non è una straniera. Mi chiama “papà”. Non ha mai conosciuto nessun altro padre.

– Ma c’è quello biologico! Anche se se n’è lavato le mani, il fatto rimane.

– Che importa chi l’ha messa al mondo, se io c’ero fin dal primo giorno?

– Importa! E se tu e Tiziana vi separate? Dovrai pagare gli alimenti per una bambina a cui, legalmente, non devi nulla?

– Mamma! Pensi davvero che ci lasceremo?

– Voglio solo che tu pensi ai tuoi futuri figli. Quelli veri.

– E se non ne avremo? Allora?

– Li avrai! Devi lasciare tutto ai figli del tuo sangue, non a una bambina che non è tua!

Michele si alzò.

– Basta. Se speri che lascerò Tiziana e Susanna, ti sbagli. Le amo. E Susanna sarà tua nipote, che ti piaccia o no.

Sette anni dopo nacque Matteo. Per Anna Maria, divenne il centro dell’universo. Lo portava a spasso, lo coccolava, lo viziava. Susanna, invece, passò in secondo piano. Tiziana non ne parlò, per non rovinare i rapporti. Matteo e la nonna erano inseparabili. Quando i genitori viaggiavano, restava con lui. Susanna capiva tutto, era intelligente. Un giorno chiese:

– Perché la nonna non passa tanto tempo con me?

– Ha solo sognato a lungo un nipote – spiegò la madre. – Matteo assomiglia a tuo padre da piccolo.

Susanna cresceva, e a quattordici anni intuì che qualcosa non andava. Un giorno tornò a casa e chiese senza giri di parole:

– Mamma, dimmi la verità: Michele non è mio padre vero?

– No…

– Lo immaginavo. Ma che cambia? Lui è il mio papà. Quello che conta.

E tutti tirarono un sospiro di sollievo.

Ma quando Matteo compì sedici anni, durante il brindisi, la nonna alzò il bicchiere e disse:

– A te, Matteo, tocca cercare una ragazza. Quando la troverai, ti regalerò un appartamento. Voglio fare in tempo a coccolare i miei bisnipoti!

Il ragazzo sorrise:

– Nonna, è troppo presto! Regalalo a Susanna, così te li darà subito.

Anna Maria si bloccò. Poi, con calma, rispose:

– Ma voi non siete veri fratelli. Lei ha un altro padre.

Il tavolo ammutolì. Il silenzio era assordante. Matteo impallidì, guardò i genitori, poi si alzò:

– Andiamo. La festa è finita.

Gli ospiti se ne andarono. Tiziana urlò alla suocera come non aveva mai fatto.

– Perché?! Perché proprio ora? Cosa speravi di ottenere?

– Non volevo portarmi questo segreto nella tomba. Che sapesse la verità.

– E a chi è servito?

Ma lei tacque.

Dopo quell’episodio, Matteo smise di chiamare la nonna. Aveva capito: i suoi genitori erano stati onesti, avevano agito per amore. La nonna, invece… per anni gli aveva fatto il filo, sparlando di sua sorella. Comprese che la famiglia non è solo questione di sangue. E tagliò i ponti.

Susanna si sposò. La nonna ignorò le foto dei nipoti. Alla nascita della bisnipote, nemmeno una parola. Michele provò a chiamarla, ma solo silenzio. Lei restò ferma nella sua convinzione: solo il sangue conta.

Poi, a diciotto anni, Matteo annunciò che si sarebbe sposato. I genitori sussultarono:

– È troppo presto!

– La nonna voleva i bisnipoti – disse lui, alzando le spalle. – A quanto pare, non così tanto.

E quella volta, Anna Maria si offese. Aspettò delle scuse. Non si presentò nemmeno alla nascita del bisnipote.

In primavera, Tiziana si ammalò gravemente. Appena si riprese, una chiamata:

– Anna Maria è in ospedale, si è rotta una gamba.

Tacque a lungo. Poi, breve: «Ditele… che passerò.»

Tre giorni dopo era in camera con un sacchetto di dolcetti. La nonna guardava fuori dalla finestra.

– Le ho portato il torrone. Lo adorava…

Silenzio.

– Ci mancate.

Lei, senza voltarsi:

– Matteo è ancora arrabbiato?

– No. Vuole che siamo di nuovo una famiglia.

Portarono la nonna a casa loro. Tutti si occuparono di lei. All’inizio di rado, poi ogni giorno. Nessuno parlò del passato. Solo una volta, quando il bisnipote le porse una tazza dicendo:

– Bevi, ci nuotano i dinosauri – lei scoppiò in lacrime. Troppo tardi, ma per la prima volta… era felice.

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