Pomodori Amari: Come le Conserve Hanno Distrutto i Legami Familiari

**Pomodori Amari: Come le Conserve Hanno Spezzato i Legami Familiari**

Marta Bianchi, stanca dopo una lunga giornata, stava per chiamare la vicina quando il telefono squillò improvvisamente, acuto come un presagio di tempesta. Era Lucia, la sorella del suo defunto marito, una donna le cui telefonate portavano sempre agitazione. *Che è successo?* pensò Marta. Lucia chiamava raramente, e ogni sua parola colpiva come un fulmine.

Con esitazione, Marta rispose.

“Che fai, Marta?!” esplose Lucia, senza neppure salutare. “Ti chiamo da mezz’ora!”

“Non sono riuscita a rispondere subito…” rispose Marta, sentendo il peso della stanchezza sulle spalle.

“Ma certo!” rise Lucia, con una punta di sarcasmo. “Comunque, ti chiamo per i pomodori… Quest’anno sono salatissimi! Devi provare un’altra ricetta…”

“Non ci sarà più sale,” la interruppe Marta, con voce fredda e ferma. “Né pomodori. Niente di niente.”

“Come sarebbe a dire?!” esordì Lucia, confusa. “Ti sei offesa?”

**Nove mesi prima**

Quante volte Marta, che viveva nella tranquilla campagna umbra, aveva pensato di ridurre l’orto, eppure ogni primavera ricominciava tutto: semenze, zappe, annaffiature… un ciclo senza fine. In cantina, le conserve dell’anno prima polverose, ignorate da figli e parenti.

Prima, suo marito, Antonio, l’aiutava, ma due anni fa era venuto a mancare, e Marta si era ritrovata sola contro l’orto e l’incessante flusso di visite. I parenti di Antonio venivano spesso, *per salutare la tomba, per chiacchierare*… e soprattutto per riempire le borse di conserve. Lucia era la più assidua, sempre con richieste e critiche.

I figli venivano di rado, ma aiutavano con le patate. Per il resto, Marta faceva tutto da sola, specialmente con i pomodori e i cetrioli. Dopo che sua nuora aveva una volta strappato per sbaglio le carote, Marta aveva smesso di far avvicinare chiunque ai suoi ortaggi.

“Mamma, perché coltivi così tanto?” diceva suo figlio Luca. “Ti spezzi la schiena e poi regali tutto. Guarda la vicina, Elena: ha solo fiori e un frutteto. Li vende persino! Potresti fare lo stesso.”

“E voi senza le mie conserve?” ribatteva Marta, ma nella sua voce c’era insicurezza.

“Non ci serve così tanto,” intervenne la nuora, Silvia. “Zia Lucia ne prende decine di barattoli, e non le bastano mai. È ora di vivere per te.”

Marta estrasse i sacchetti di semi e rifletté. Pomodori, cetrioli, peperoni… ma poi si fermò. Avevano ragione: perché continuare? Decise di piantare solo erbe aromatiche. Niente più conserve, se non per sé.

Pensò anche ai fiori, ma non ne sapeva nulla. Stava per chiamare Elena quando il telefono suonò: era di nuovo Lucia.

“Che succede?” si chiese Marta, con un nodo allo stomaco.

Lucia chiamava solo per chiedere favori, tanto che persino le feste le dimenticava. Strano che cercasse contatto d’inverno, quando di solito arrivava all’improvviso in estate, prima del raccolto.

Il telefono tacque, poi squillò ancora. Marta rispose.

“Dove sei finita?!” esplose Lucia. “Ti chiamo da un’eternità! D’inverno non hai niente da fare!”

“Non ho sentito…” provò a dire Marta, ma Lucia la interruppe.

“Vabbè. I tuoi pomodori sono troppo salati! Cambia ricetta, metti meno sale… e l’aceto si può sostituire con—”

“Non ci sarà più sale, né aceto,” tagliò corto Marta. “Basta così.”

“*Basta*?! Ma ti sei offesa?”

“Stanca, ecco tutto. I figli mi dicono di riposarmi.”

“Allora che ti aiutino loro!”

“I miei figli sono bravi,” rispose Marta con calma. “Ma tu, quando mai ti sei preoccupata di me? Il dottore mi ha detto: niente sale, niente zucchero. Quindi, niente conserve.”

“Va bene, ma non scordarti di noi!” insistette Lucia. “Hai già i semenzai pronti?”

“Sì,” mentì Marta, sorridendo tra sé. I semenzai non c’erano… e ora non ci sarebbero stati. Cinque piante di pomodori, e basta. Per lei.

Dopo aver chiuso la chiamata, chiamò Elena.

“Vieni,” le disse. “Prendiamo un tè, qui mi annoio.”

Davanti alla tazza fumante, parlarono di piani per l’estate.

“Vorrei piantare fiori, ma non ci capisco nulla,” confessò Marta. “Tu li vendi, senza troppa fatica.”

“Anche i fiori richiedono cura,” sorrise Elena. “Ma almeno non li metto sott’olio. Li vendo in vaso, mia nipote mi aiuta online. Al mercato ci vado, ma da sola è noioso. Con te sarebbe diverso.”

“Non ho più tante conserve,” sospirò Marta. “I parenti se le sono portate via. Basta.”

“Io ho detto di no a tutti, tranne ai figli,” rispose Elena. “Se vogliono verdure, ecco la vanga! Ma i miei vivono lontani. Io vivo per me. D’estate posso viaggiare. Due galline mi bastano. Tu ne hai troppe!”

“Hai ragione, le venderò!” si animò Marta. “Ne terrò due, come te. Uova fresche, e pace.”

“Brava!” la incoraggiò Elena. “E verrai al mercato con me? Io con i fiori, tu con le erbe. Sarà divertente!”

“D’accordo!” sorrise Marta.

Quando i figli tornarono per le patate, rimasero stupiti. Nella serra, un tappeto di erbe aromatiche.

“Mamma, sei diventata un’esperta di prezzemolo?” rise Luca.

“Le erbe si vendono bene,” spiegò Marta. “Elena vende fiori, io il resto. Già alla seconda raccolta.”

“E poi tornerai a pomodori e conserve?” chiese Silvia.

“Mai più!” tagliò corto Marta. “Solo per noi. Elena mi ha consigliato piante perenni, meno lavoro.”

“Te le compriamo noi!” promise Silvia. “E faremo una pergola per il tè. Io sono architetta, la disegno io. E ti aiuto coi fiori.”

“Allora forza,” sorrise Luca. “Intanto piantiamo le patate.”

“Mamma, hai fatto bene a cambiare,” aggiunse. “Basta lavorare per zia Lucia e la sua tribù. Se vogliono l’orto, che lo coltivino loro.”

“Ma mi sento in colpa…” sospirò Marta.

“Le hai avvisate. Se non capiscono, problema loro.”

Lucia arrivò ad agosto, col marito. Le patate erano già raccolte, l’estate era stata secca. Nella serra, il verde brillante delle erbe. Poche cose, ma sufficienti.

“Che deserto qui,” borbottò Lucia, guardandosi intorno. “Hai già finito?”

“Solo le patate,” rispose Marta.

“E i fiori a che servono? Le erbe?”

“Le erbe sono per il mercato. I fiori… per il cuore. Poco lavoro, molta bellezza.”

“Capisco…” borbottò Lucia, delusa. “Almeno hai seguito i miei consigli sul sale?”

“Sì. Niente sale. Niente marmellate.”

“E le more dove sono finite?”

“Congelate, o vendute. A me bastano poche cose.”

“*Davvero*? E noi?”

“Potevate venire a raccoglierle,” rispose Marta, scrollLucia, piena di rabbia, salì in macchina senza dire altro, e mentre scompariva lungo la strada polverosa, Marta sorrise dolcemente, finalmente libera dalla catena delle aspettative degli altri.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

9 − six =

Pomodori Amari: Come le Conserve Hanno Distrutto i Legami Familiari