Portatelo dove volete, fateci ciò che volete, io non ce la faccio più!

Prendetelo dove volete, fate quello che vi pare, non ne posso più!

Una sera, mentre ero di turno al reparto di emergenza dellospedale San Giovanni di Roma, sentii per caso il collega Marco Bianchi al telefono. Con voce irritata ripeteva quella frase.

Di che cosa parli? gli chiesi.

È il cane, una pastora tedesca, mi rispose. È un guaio. Di notte ulula, si sgancia dalla catena, sparge peli ovunque e sporca il cortile. Non fa neanche da guardia.

Mi rattristò il povero animale. Chiamai subito il mio papà, il signor Alessandro Ferrara, chiedendogli se avesse bisogno di un cane per la sua tenuta di campagna in Umbria. Dopo qualche giorno mi richiamò: Portatelo, se vi serve.

Il giorno stabilito ci siamo caricati nella Fiat Ducato, con un bendaggio di emergenza per legare la bocca al caso fossero dei animali selvaggi.

Arrivati al casolare, ci aspettava il collega e il cane, un animale smemrito, magro, con il pelo arruffato, ferite sanguinanti sulla testa e una zampa scheggiata. Gli occhi erano così tristi da far venire voglia di piangere.

Il cane saltò in macchina da solo, calmo, senza alcuna traccia di aggressività. Accanto a lui si sistemò il marito di mia sorella, Luca, e per tutta la strada rimase sdraiato tranquillo.

A casa decidemmo subito di comprargli un collare e una guinzaglio e di dargli un bel bagno. La mamma, Teresa, e la sorella, Matilde, sbirciavano da dietro la porta, convinte che avessimo portato una bestia feroce.

Mentre guidavamo, Teresa preparava una zuppa di fagioli con la carne. Quando arrivammo, le offrimmo un pezzo di pane per fargli provare il cibo. Il cane, chiamato Cesare, lo afferrò con una fame che faceva male al cuore vederlo.

Un pastore tedesco adulto pesa intorno ai 35kg; Cesare ne pesava solo circa 20. Quando posammo la ciotola, la svuotò in un attimo e si accoccolò al suo posto.

A un certo punto, Teresa prese la ciotola per lavarla, tenendola dietro la schiena. Improvvisamente sentì una zampa toccare delicatamente la sua mano. Era Cesare; la prese delicatamente con i denti, la portò al suo angolo e si sdraiò accanto, come a dire: Questo è mio, lo custodirò io.

Non avevamo intenzione di tenere un maschio di cinque anni in appartamento, ma il cuore di Teresa si sciolse e nessuno poté più separarsi da quel cane così leale.

Dopo il bagno e una spazzolata completa, Cesare cambiò aspetto. Il giorno dopo lo portai dal veterinario di Firenze. Ci spiegò come curare le ferite; acquistai i medicinali e, in due settimane, gli somministrai tutti i vaccini. Non incolpiamo i precedenti proprietari; forse era fuggito e aveva subito quelle sventure per caso.

Una volta guarito, cominciò il percorso di addestramento. Destate i genitori lo portavano alla villa di campagna in Toscana, dove diventò un vero guardiano: nessuno si avvicinava al recinto senza il suo ruggito. Con i suoi 40kg di forza, imponeva rispetto.

Sono passati otto anni. Cesare ha subito due interventi: una riparazione di un’ernia inguinale e poi le complicazioni successive. Gli articolazioni gli danno dolore, lartrite lo affligge, ma lo curiamo, lo coccoliamo, lo teniamo al centro della famiglia. Oggi è un vecchio, il papà lo chiama affettuosamente figliolo, la mamma lo vizia come un bambino.

Non riesco a capire come si possa non amare un cane così e lasciarlo andare. È la massima incarnazione della fedeltà e della tenerezza. Prendersi cura di un animale richiede energie, ma ora nessuno di noi può immaginare una casa senza di lui. Se il papà non è in casa o qualcuno è via, Cesare si rattrista, non mangia, aspetta.

Qualche anno dopo larrivo di Cesare, morì la nostra gatta, Ginevra, che aveva vissuto con noi per più di diciotto anni. Il destino, però, ha voluto unaltra sorpresa: in un appartamento del nostro condominio, dei coinquilini avevano abbandonato un gattino. I vicini lo nutrivano finché non decisi di non lasciarlo al freddo di novembre. Oggi la birichina e sfrontata signorina Eva vive con noi, a ricordarci che lamore si moltiplica quando lo condividiamo.

Siate più gentili con gli animali. Sentono il dolore e lamore più di quanto noi immaginiamo. Scegliete lamore, e scoprirete che il cuore umano si arricchisce di una dolcezza infinita.

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