Prendi il tuo moccioso e vattene da qui, questa casa me l’ha regalata mio figlio!” urlava la suocera

Prendi il tuo moccioso e vattene da qui, questa casa me l’ha regalata mio figlio! strillò la suocera.
Elisa era vicino ai fornelli a mescolare il minestrone quando sentì dietro di sé il solito colpetto di tosse. Valeria Enrica entrò in cucina con il suo passo caratteristico, lento e pomposo, come un generale che ispeziona le sue truppe.
Hai di nuovo stracotto le patate la suocera sbirciò nella pentola oltre la spalla della nuora. Ma chi le fa così? Il mio Antonino le adora quando sono intere, non quando si sfaldano.
Elisa continuò a mescolare in silenzio. In un anno di convivenza sotto lo stesso tetto, aveva imparato a non reagire a quelle osservazioni. O meglio, ci stava provando.
Il minestrone è squisito disse Antonino entrando in cucina e baciando la moglie sulla guancia. Che profumo delizioso.
È perché hai fame commentò Valeria Enrica sedendosi a tavola. Comunque avresti dovuto rosolare la carne prima di metterla nel brodo. Così viene più saporito.
Antonino scrollò le spalle e uscì. Elisa spense i fornelli e iniziò a preparare la tavola. Dalla camera accanto arrivò la voce di Matteo, otto anni:
Mamma, posso andare da Luca dopo pranzo? Ha un nuovo set di costruzioni!
Vedremo, prima finisci i compiti rispose Elisa.
Compiti destate? Valeria Enrica si prese la testa tra le mani. Il bambino ha bisogno di riposare! Lo stressi con queste cose. Ai miei tempi i bambini giocavano per strada tutta lestate e siamo cresciuti benissimo.
Matteo apparve sulla porta, ascoltando la discussione degli adulti.
Matteuccio, vieni qui lo chiamò la nonna. La nonna ti dà una caramella. Non ascoltare tua madre, niente compiti in estate.
Valeria Enrica, io e Matteo abbiamo un accordo: unora al giorno legge e fa qualche esercizio per non perdere labitudine spiegò Elisa con calma.
Ah, sì, un accordo tra voi due! E a me chi mi ha consultato? Abito in questa casa o no?
Elisa si morse la lingua. Quellargomento la suocera lo ripeteva da quando si era trasferita da loro, un anno prima. Prima di allora, per due anni dopo il matrimonio, avevano vissuto in pace Valeria Enrica veniva dal paese vicino una volta alla settimana, a volte meno. Poi era successo quello che Antonino aveva definito “una scelta logica”: sua madre aveva venduto la sua casa e si era trasferita da loro per sempre.
Perché stare sola in una casa grande? aveva spiegato allora Valeria Enrica. Qui ho il nipote vicino e posso aiutarvi. Mica sono unestranea.
Antonino aveva acconsentito subito. Senza nemmeno consultare la moglie le aveva semplicemente comunicato che sua madre si sarebbe trasferita e che avrebbero dovuto liberare la stanza più lontana. Elisa aveva taciuto. La casa era spaziosa, cera posto. E poi sperava che la suocera avrebbe davvero aiutato con Matteo e nelle faccende domestiche.
La realtà era stata diversa. Valeria Enrica non si affrettava ad aiutare, ma commentare ogni mossa della nuora era il suo dovere. Se Elisa cucinava era sbagliato. Se puliva non abbastanza bene. Se educava il figlio troppo severa.
Antonino, di a tua moglie di non far morire di fame il bambino! gridò Valeria Enrica verso il soggiorno. Prima il pranzo, poi tutte queste attività!
Mamma, non immischiarti, per favore arrivò la stanca voce di Antonino. Elisa sa cosa fare.
La suocera sbuffò e mise ostentatamente una manciata di caramelle davanti a Matteo.
Mangia, tesoro. La nonna ci pensa lei, visto che tua madre è occupata con le sue sciocchezze.
Elisa appoggiò i piatti con tale forza che tintinnarono. Matteo guardò spaventato la madre, poi la nonna.
Le caramelle le mangio dopo pranzo disse piano il bambino.
Bravo, amore Elisa gli accarezzò i capelli. Vai a lavarti le mani.
Quando Matteo uscì, Valeria Enrica strinse le labbra.
Metti il bambino contro di me?
Non metto nessuno contro nessuno. Ci sono solo delle regole che io e Antonino abbiamo stabilito.
Con Antonino? la suocera rise. Mio figlio non ha stabilito niente. Sono tutte tue invenzioni. Conosco mamme come te, con tutte queste regole finirai per rovinare il bambino.
Elisa sospirò profondamente. Discutere era inutile. In un anno laveva capito. Ogni tentativo di difendere la sua posizione finiva con Valeria Enrica che ricordava la casa era a nome suo.
La questione della casa era un dolore a parte. Quando Elisa si era trasferita da Antonino dopo il matrimonio, non aveva dato peso alle sue parole sul fatto che la casa fosse intestata alla madre.
È più sicuro aveva spiegato allora Antonino. Se succede qualcosa, nessuno potrà portarle via niente. È solo una formalità, la casa lho costruita io, con i miei soldi.
Elisa ci aveva creduto. Lei non aveva nulla dopo il divorzio aveva lasciato il monolocale allex marito pur di chiudere velocemente. Con Matteo aveva affittato una casa finché non aveva incontrato Antonino.
I primi due anni erano stati un sogno. Antonino era stato affettuoso con Matteo, il bambino si era affezionato al patrigno. La casa era accogliente, con un grande cortile. Elisa aveva piantato un orto e dei fiori. Sembrava che finalmente la vita si fosse sistemata.
Poi era arrivata Valeria Enrica con le valigie.
Ho il diritto di vivere nella mia casa! aveva dichiarato vedendo lo sguardo sconcertato della nuora. O sei contraria al fatto che una madre viva con suo figlio?
Antonino laveva abbracciata e sussurrato:
Sopporta un po, si abituerà e si calmerà.
Ma la suocera non si era calmata. Al contrario, con ogni mese si sentiva più sicura. Aveva riorganizzato i mobili in salotto a suo gusto. Buttato via le tende scelte da Elisa, messo le sue con enormi rose. Occupato la poltrona migliore vicino alla TV e passato ore a guardare soap opera a volume altissimo.
Antonino, potresti parlare con tua madre? aveva chiesto Elisa una sera. Non spegne mai la TV, Matteo non riesce a fare i compiti.
Non preoccuparti, lasciala guardare. Cosaltro dovrebbe fare? aveva risposto il marito. E poi non drammatizzare. Mia madre si comporta bene, sei tu troppo sensibile.
Elisa aveva taciuto. Che dire? Antonino adorava sua madre, in qualsiasi conflitto prendeva automaticamente le sue parti. Persino quando Valeria Enrica esagerava.
Come il mese prima, quando la suocera aveva fatto una scenata perché Elisa aveva comprato a Matteo un paio di scarpe nuove.
Spendacciona! aveva urlato Valeria Enrica per tutta la casa. Butti i soldi dalla finestra! Il mio Antonino portava le stesse scarpe per tre anni e non è successo niente!
Sono i miei soldi, li ho guadagnati io aveva cercato di spiegare Elisa.
I tuoi soldi? Nella mia casa non cè “tuo” e “mio”! Qui tutto è in comune! E non metterti a fare le tue regole!
Antonino se nera andato in garage. Tornato due ore dopo, quando la scenata era finita. Aveva

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