PRIMA DI DIRE ADDIO

PRIMA DI DIVENIRE SOGNANTI

Alessandro venerava la sua moglie Loredana con una devozione quasi sacra, non riusciva a staccare gli occhi dal suo sorriso. Eppure, dopo sei anni di matrimonio legale, la loro casa rimaneva silenziosa, priva di piccoli rumori di bambini. Loredana era più giovane di sette anni; Alessandro laveva sposata appena dopo il suo diciottesimo compleanno, credendo che il futuro avesse ancora tempo da offrire per una prole.

Tutte le sue energie le dedicava alla creazione di un nido accogliente. Dopo aver rinnovato lappartamento in centro a Torino, si lanciò nella costruzione di una casa di campagna tra le colline del Chianti, poi una piccola sauna Comprò una marea di piantine esotiche, piantò decine di varietà di fragole e, sul bordo del giardino, pose una sola crisantemo, la ciliegina sulla torta, perché Loredana adorava quel fiore.

Spesso Loredana ripeteva ad Alessandro:
Se vuoi essere felice per tutta la vita, coltiva i crisantemi: è la saggezza doriente.

E lui, convinto, comprava sempre nuove varietà. Come rifiutare la felicità? A ottobre il crisantemo prendeva il suo regno, perciò lo chiamavano regina dellautunno. Sfere di colore viola, rosa e bianco punteggiavano il prato, innumerevoli, tanto che i vicini del villaggio si fermavano a fissare, incapaci di credere alla magnificenza dei fiori. Che coppia meravigliosa, tutto cresce, fiorisce, esplode.

Alessandro non trovava pace. Lavorava dallalba al tramonto, mentre Loredana lo aiutava volentieri in casa. Non voleva che lei trovasse lavoro altrove, forse per gelosia, forse per protezione, o entrambe le ragioni. Il marito è il pane, la moglie il fuoco del focolare, era il suo motto.

Allinizio Loredana trovava confortante quellattenzione. Preparava piatti elaborati, torte profumate, conserve di verdure e marmellate di frutti di bosco. Dopo la cucina, si dedicava allarte: maglioni alla moda, tovagliette ricamate con perline, persino quadri. Ma col tempo iniziò a domandarsi per chi fossero tutti quei gesti. Non le bastava nulla, se non la presenza di Alessandro.

Giunse il momento in cui Alessandro, con voce ferma, disse:
Ecco, cara, ho preparato il terreno per moltiplicare la nostra famiglia. Ora tocca a te.

Loredana rispose: Scusa, Alessandro, ma non avremo mai eredi. Sai che anche mia sorella è senza figli?

Lamore di Alessandro era profondo, ma quellaffetto vuoto si stava avvicinando a un vicolo cieco. Presto avrebbe lasciato Loredana per una donna fertile. I pensieri tristi si fecero sempre più frequenti, lacerando la sua anima. Decise che il nodo doveva essere spezzato, tagliato di netto. Doloroso? Sì, insopportabile, ma necessario. Finché fossero giovani, dovevano agire: che Alessandro trovasse unaltra sposa e costruisse la sua felicità, mentre Loredana seguisse il suo destino.

Alessandro non le rimproverò mai nulla, né con parole né con sguardi. Al lavoro, i colleghi gli accennavano al desiderio di figli, la voce vola. Allinizio scherzava: ancora non abbiamo risolto lappartamento, poi dobbiamo costruire una villa di campagna, infine ci troviamo bene così, solo noi due.

Tra i colleghi cera anche Francesca, una dipendente che amava segretamente Alessandro. Non celava il suo sentimento non corrisposto, ma non osava minacciare la famiglia: Sarebbe un peccato. Rideva, lo salutava con dolcezza, gli sfiorava la spalla al mattino. Alessandro, però, rimaneva indifferente, convinto di non dover dividere il suo amore. Loredana era al corrente di Francesca, ma non la vedeva come rivale.

Una sera Alessandro tornò a casa e trovò il tavolo ancora caldo, ma Loredana era assente. Una piccola nota giaceva sul piatto:
Caro Alessandro, scusa, non siamo riusciti a costruire una vera famiglia. Vivi la tua vita senza di me. Sempre tua, Loredana.

Il cuore di Alessandro si fermò. Per sei anni aveva dedicato tutto a quella piccola isola di felicità. Aveva immaginato di vivere fino allultimo respiro con Loredana. Ora, la sua casa curata, la cascina profumata, i crisantemi in fiore tutto sembrava svanire. Capì che se Loredana era partita, era per sempre; non cera più nulla da cercare. Una moglie che scappa lasciando le ciabatte dietro di sé cosa le mancava? Le persone vivono anche senza figli, ce la fanno, meditò, sospirando pesantemente. Si chiuse nel suo dolore, diventando taciturno e cupo, incapace di immaginare unaltra donna. La vita aveva perso tutti i colori.

Dieci anni passarono. Alessandro fu mandato in una missione urgente a Roma. Non cerano biglietti; dovette acquistare un biglietto per il treno ad alta velocità. Era in ritardo, il convoglio stava per partire. Saltò a bordo, ansimante, trovò il suo comparto e aprì la porta.

Buonasera! disse a una donna che guardava fuori dal finestrino.

La sconosciuta si girò.

Loredana? Sei tu? balbettò Alessandro, cadendo sulla sedia per lo shock.

Alessandro? rispose Loredana, riconoscendo il suo ex marito.

Si gettarono in un abbraccio come due anime ritrovate dopo una lunga migrazione. Restarono lì, avvolti, senza parole, incapaci di parlare.

Raccontami, Alessandro! Tutto di te mi interessa! La famiglia? I bambini? inquisì Loredana.

Sì, la famiglia sette anni di matrimonio. Ricordi Francesca? La mia moglie abbiamo due figlie balbettò lui, imbarazzato.

Anchio ho una famiglia: un marito e due figli. Mi sono buttata nel matrimonio come in acqua, correndo via da me stessa. Ora è tutto tranquillo, Alessandro.

Sono tornata a Milano per vedere i miei genitori. Mio marito è un grande dirigente, ci siamo trasferiti a Milano. Scusa, ma non voglio ferire il mio uomo. A volte ho voluto tornare da te, ma il ponte è bruciato, lacqua versata non si raccoglie. Ti amo ancora, Alessandro, fino alle farfalle, fino allo svenimento. Non riesco a dimenticarti, sogno ancora te.

Ah, Loredana! La vita ci ha sparpagliati. È un peccato. Ma se mi chiami, corro, volo, striscio! confessò Alessandro.

Non ti chiamerò, Alessandro. Il mio marito è buono, i figli lo amano, lo educa bene. Vorrebbe una figlia, ma lo sostiene, mi cura, mi chiama dea. Lo rispetto, lo stimo, forse è più di amore è la dimora della mia anima.

Questa notte ti dono a me stessa. Voglio respirare il tuo respiro, morire del tuo tocco, far a brandelli la mia anima Questa notte fatata sarà sufficiente per tutta la vita. sussurrò Loredana, ansimando di gioia.

Il mattino il treno si avvicinava alla stazione. Loredana si mise in ordine, ansiosa di rivedere la sua famiglia. Alessandro, osservando la sua cura, provò una punta di gelosia, come se quella notte senza sonno fosse stata una dolce follia.

Alla stazione, Loredana salutò Alessandro con un bacio sulla guancia, poi corse verso il suo piccolo gruppo: un uomo imponente e due ragazzi, il quale stringeva un enorme bouquet di crisantemi bianchi. Loredana li abbracciò, lanciò unultima occhiata ad Alessandro e sussurrò:

Addio, amore mio.

Alessandro annuì, uscendo lentamente dal vagone, guardando la famiglia che si allontanava con una tristezza dolceamara. Ecco tutto, Alessandro. Dicono che la felicità non si può impacchettare. È ora di andare avanti.

Nove mesi dopo, Loredana diede alla coppia una piccola sorellina. Il marito fu sopraffatto dalla gioia per la nascita della bambina.

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