Prometto che tutto tornerà come prima!

Ti restituisco tutto, lo prometto.

Fiorenza, mi dispiace, ma non posso aiutarti in questa situazione. Per niente.

Vittoria cercava di parlare a bassa voce, ma dentro già bolliva lirritazione. La cognata era in piedi al centro del salotto, con il viso imbronciato, spostandosi di un piede allaltro.

Ma come non puoi? scoppiò subito Fiorenza, le lacrime le rigavano le guance. Domani ho il colloquio più importante della mia vita! Capisci, è una cosa da non perdere! E non ho niente da indossare!

Vittoria sospirò, esausta. Fiorenza sapeva sempre come far uscire le lacrime al momento giusto.

Hai un armadio pieno, tra laltro osservò, asciuttamente.

Ma lì non cè nulla di adatto! singhiozzò la cognata, pulendosi il naso col manico della camicia. Devo apparire seria e raffinata, e ho solo vecchie jeans e magliette! Non andrò a un colloquio vestita da scolara!

Fiorenza singhhiava sempre più forte, la voce tremava per una disperazione fittizia. Stringeva le mani al petto, come se pregasse.

Se non ottengo questo lavoro, rimarrò senza soldi! È unofferta stellare, non troverò mai niente di più valido!

Fiorenzina, che succede? entrò Michele, sentendo il pianto della sorella.

Vittoria sentì un brivido. Ora la cognata avrebbe avuto il supporto del fratello.

Michele, immagina, passò subito a suo fratello, domani ho il colloquio e Vittoria si rifiuta di prestarmi dei vestiti! Che avarizia!

Michele aggrottò le sopracciglia, guardando Vittoria con perplessità.

Vittoria, non siamo estranei. È davvero così difficile condividere?

Michele, sono cose mie, iniziò a spiegare Vittoria, ma il marito la interruppe.
Che cosa ti prende? Fiorenza ti chiede aiuto in un momento difficile e tu ti comporti da… da tirchia!

Fiorenza asciugava le lacrime, guardando il fratello con gratitudine. Vittoria serrò i denti. La pressione da entrambe le parti era insopportabile.

Per favore, per favore insisteva la cognata. Sono super attenta, non rovinerò nulla. Ti restituisco tutto in perfette condizioni, lo giuro!

Michele annuì, sostenendo la sorella.

Certo che ti restituisce. Ma sei così fragile? Sono solo vestiti, dopotutto.

Vittoria capì che opporsi era inutile. Sotto il doppio assalto cedette.

Va bene, prenditi quello che vuoi mormorò tra i denti, dirigendosi verso la camera da letto.

Davanti allarmadio esitò, guardando i propri capi. La mano andò dritta al completo pantalone blu scuro, acquistato per occasioni speciali, indossato solo un paio di volte.

Ecco, tornò al salotto con il completo appeso.

Fiorenza lo afferrò subito, accostandolo al petto e accarezzandolo.

Che bel vestito! Grazie di cuore! Sarò una regina! No, una principessa alla Diana

Ma in un attimo il suo viso cambiò.

E le scarpe? Servono scarpe abbinate a questo completo.
Fiorenza cominciò a protestare Vittoria.
Anche qualche gioiello non guasterebbe, continuò, senza curarsi del tono della cognata. E una borsa elegante, altrimenti lintero look cade!

La sorellina ha ragione, confermò Michele. Non puoi andare a un colloquio con le sneaker da ginnastica.

Vittoria strinse i pugni. Laudacia di Fiorenza non conosceva limiti, e il marito la difendeva ciecamente.

Daccordo, disse, tornando in camera.

Prese dal ripostiglio un paio di décolleté nere a tacco medio, aprì la scatola dei gioielli e scelse due orecchini di perla con ciondolo. Dal corridoio prese una piccola borsa nera in pelle.

Ecco, è tutto quello che ti serve. La biancheria la trovi, spero? rispose con un sorriso tagliente, porgendo i restanti capi a Fiorenza.
Sei uneroina! applaudì la cognata, ignorando linsulto Ti restituisco tutto in condizioni migliori, lo prometto!

Raccolse tutto in una manciata e corse verso la porta, visibilmente temendo che Vittoria cambiasse idea.

Grazie mille, gridò Fiorenza dalla soglia, poi sparì.

Michele avvicinò Vittoria e le mise una mano sulla spalla.

Vedi che felicità? Perché ti sei rifiutata di una semplice richiesta? Cosa può succedere al tuo completo, non lo mangerà.
È questione di non condividere le cose personali con estranei, rispose sinceramente Vittoria.
Estranei? sbottò il marito. È mia sorella, non una ragazza di strada.
Per me è un estraneo. Lo sai bene.

Michele scrollò la testa e andò in cucina, borbottando sui difetti femminili.

Passò una settimana intera. Vittoria provò più volte a chiamare Fiorenza, ma rimandava sempre la conversazione. Alla fine la pazienza le scoppiò.

Pronto, Fiorenza, ciao? Quando mi restituisci i miei vestiti?

Allaltro capo della linea si sentì un sibilo irritato.

Ah ciao, Vittoria. Ascolta, è successa una piccola sventura
Che sventura? si irrigidì Vittoria.
Beh ho rovesciato il caffè sul completo, balbettò Fiorenza. Cè una macchia ora Ho provato a toglierla, ma niente.
E la borsa? chiese Vittoria.
Lhanno rubata, mi lhanno strappata di mano per strada! E le scarpe il tacco si è spezzato mentre inseguivo il ladro! Gli orecchini li rimanderò più tardi, ok?

Vittoria non poteva credere alle proprie orecchie. Come potevano tutti i capi andare guasti contemporaneamente?

Fiorenza, ma come è possibile che è uno scherzo?
Scusa, Vittoria, ho una chiamata urgente! Parliamo più tardi! interruppe la cognata e riaggancia.

Vittoria fissava il telefono, confusa. Fiorenza le stava mentendo a dirotto, ma Vittoria non riusciva a dimostrare nulla.

Un mese dopo Fiorenza riapparve alla porta di casa loro, ancora più lamentosa.

Vittoria, aiutami! Ho un aperitivo aziendale e non ho nulla da indossare!
Sei proprio una spicciola, con tutta la tua fiducia. Non ti spaventa chiedere dopo quello che è successo laltra volta? rispose fredda Vittoria. Non ti darò nulla.
Per favore! Giuro che starò attenta!
No, basta, non chiedere più, tagliò Vittoria e chiuse la porta davanti alla cognata sconvolta.

Quella sera Michele tornò a casa di cattivo umore.

Che fai? lo accusò la moglie. Fiorenza ti ha chiamato tutta piangendo! Come hai potuto trattarla così?
Molto bene, lo ammetto, rispose calma Vittoria. Non le darò più i miei vestiti.
Ma ti dispiace qualche capo? La gente ti ha chiesto aiuto!
Michele, tua sorella ha rovinato il mio costoso completo e tutti gli altri capi!
Un semplice completo, ne compreremo uno nuovo!
Con la tua paga? rispose tagliente Vittoria.

Michele si irrigidì, ma non si arrese.

Stai invidiando Fiorenza! È giovane, bella I tuoi vestiti le stanno meglio!
Ecco come parli! Vai da tua sorellina, se è più cara di me!

Continuarono a litigare fino a notte fonda, ma Vittoria non cedette.

Qualche giorno dopo, tornando dal lavoro prima del solito, Vittoria entrò nella camera da letto e rimase senza parole. Le porte dellarmadio erano spalancate, i vestiti sparsi sul letto. Le grucce giacevano mescolate al pigiama.

Con le mani tremanti, iniziò a raccogliere i capi. Presto notò lassenza del suo vestito da sera borgogna, delle nuove décolleté, degli orecchini doro con zaffiri e del piccolo clutch con chiusura di perla.

Preso il telefono, chiamò subito il marito.

Michele, che succede? Hai distrutto il nostro armadio? Dove sono i miei vestiti?
Ah, è stata Fiorenza a entrare, rispose con calma. Le ho detto di prendere quello che le piaceva. Domani li restituisce.
Sei impazzito?! urlò Vittoria.
E allora? Ti sei rifiutata di condividere! È stata lei a scegliere! Domani sarà tutto al suo posto.

Vittoria spense il telefono, afferrò le chiavi dellauto e sfrecciò verso casa di Fiorenza in tempo record.

Quando la cognata aprì la porta, il suo volto era sorpreso.

Vicky
Dove sono i miei vestiti? sbottò Vittoria tra i denti.
Che vestiti? Non ho preso nulla finse innocenza Fiorenza.

Vittoria la spinse via e entrò in casa. Nella camera da letto di Fiorenza aprì larmadio e rimase senza parole.

Sul gancio cera lo stesso completo rovinato perfetto, accanto alle scarpe rotte, e sulla mensola la borsa rubata. Accanto cerano i capi che Fiorenza aveva preso quel giorno.

Hai mentito! sussurrò Vittoria. Niente si è rovinato o perso! Lo sapevo!

Fiorenza corse verso la porta, ma Vittoria le bloccò il passaggio.

Fermati! Spiegami perché hai mentito!
Io non volevo dare via i vestiti, balbettò la cognata. Mi sono piaciuti così tanto
Sei una ladra arrogante! scoppiò Vittoria, strappando i suoi capi dallarmadio di Fiorenza.
Non osare insultarmi! si difese Fiorenza. Non ti devo nulla!
Ti devo tutto! E se ti avvicinerai ancora ai miei vestiti, ti farò vedere chi comanda! Capito?

Vittoria portò fuori tutto il suo bottino e si diresse verso luscita.

Ringrazia che non chiamo subito la polizia!

A casa lattendeva Michele, visibilmente sconvolto.

Vicky, Fiorenza ha pianto, ti ha minacciata
Ti ho insultata? Vittoria posò la borsa sul pavimento. Se ne sta bene con tua sorellina. Dovevo anche prenderla a calci! Mi ha rubato!

Estrasse il completo e lo mostrò al marito.

Guarda, nessuna macchia! E le scarpe, quelle che dovevano essere rotte!

Michele rimase in silenzio, osservando i vestiti intatti.

Michele, ricorda bene, disse ferma Vittoria. Unaltra storia così con tua sorella e me, e io esco. Per sempre. Decidi cosa vuoi di più: il nostro matrimonio o i capricci di questa ladra presuntuosa.

Il marito impallidì. La voce di Vittoria era così determinata che capì: i giochi erano finiti.

Non lo sapevo, giuro, non credevo fosse una bugia mormorò.
Ora lo sai. E ricorda: nessuno può toccare i miei vestiti senza il mio permesso. È mia proprietà, non roba comune per i tuoi parenti.

Michele annuì, senza alzare lo sguardo. Vittoria non voleva più sapere dei sentimenti di Fiorenza. Che compri i suoi vestiti con i suoi soldi.

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