Quando abbiamo deciso di vivere insieme, mio figlio aveva meno di due anni.

Quando ho conosciuto mio marito e abbiamo deciso di vivere insieme, mio figlio aveva poco meno di due anni. Ho esitato a trasferirmi con il bambino. Ero preoccupata per una ragione: mio marito aveva un cane meraviglioso, un Bull Terrier di nome Tito. Non avevo mai avuto cani e pensavo che cani di quella razza si nutrissero solo dei loro padroni. Mio marito mi ha rassicurato dicendo che non sempre, a volte i padroni riuscivano a sopravvivere. Così, ci siamo trasferiti con mio figlio.

Un giorno eravamo in cucina in quattro: io, mio marito, mio figlio e Tito. Il mio piccolo Luca stava giocherellando con un biscotto, mentre il cane guardava da un’altra parte, come se non vedesse affatto il bambino, e tanto meno quello che aveva in mano. Tutti eravamo rilassati e di buon umore.

All’improvviso, con uno scatto fulmineo, Tito è riuscito a sfilare il biscotto dalla mano di Luca. Il bambino, perplesso, guardava la sua manina vuota. Così, senza pensarci due volte, Luca si è aggrappato all’orecchio di Tito con i denti. Mio marito ed io ci siamo alzati con il cuore in gola. Tutto è successo in un attimo. Ma Tito non ha toccato il bambino, anzi, da quel momento sono diventati migliori amici.

La loro amicizia era reciproca, anche se sembrava che il cane ne traesse più vantaggi. A volte, Luca aveva il permesso di montare sulla schiena di Tito, che poi si lasciava cadere di lato insieme al suo piccolo cavaliere, segno che la corsa era finita. Correva intorno a Luca soltanto se c’era una leccornia in palio.

Tito andava a dormire nel lettino di Luca. In realtà, Tito aveva una poltrona tutta sua, ma al mattino trovavo sempre la stessa scena: mio figlio che dormiva con la gamba appoggiata sul cane.

Poi, un giorno, mio figlio e Tito si sono alleati come una banda. Non è chiaro come sia iniziata questa complicità, ma sospetto che tutto sia cominciato con lo zucchero, che era vietato a entrambi ma che desideravano tanto.

Un bel mattino, ho scoperto che nella stanza dove dormivano mio figlio e la figlia di mio marito, il tappeto era tutto cosparso di zucchero. Tutti e tre – compreso il cane – dormivano come angeli. È evidente che una ragazza di sedici anni non avrebbe interesse per questi giochetti, il cane non raggiungeva il mobile pensile, e Luca non aveva motivo di mangiare dal pavimento. Era chiaro che mio figlio avesse fatto tutto ciò per Tito, e considerate le macchie rosse sulle guance, non si era negato neppure lui. Abbiamo fatto una chiacchierata educativa con Luca, che ha mostrato pentimento. Quella sera, mio marito ha chiuso ermeticamente la porta della cucina, in modo che Luca non potesse aprirla da solo.

La mattina successiva ci aspettava un’altra sorpresa. Oltre allo zucchero sparso, nella stanza c’erano una pentola di minestrone e una padella di spezzatino portate dalla cucina. Abbiamo dovuto buttare tutto, cosa che mi ha irritato non poco, considerando che avevo cucinato tutto la sera prima proprio per non farlo il giorno successivo. La porta della cucina era aperta, e la figlia di mio marito ha dichiarato di non essersi alzata durante la notte. Ma chi aveva aperto la porta?

Abbiamo pensato di sorprenderli sul fatto e abbiamo deciso di stare svegli. Abbiamo chiuso la porta della cucina ancora più saldamente, avvolgendole un asciugamano attorno alla maniglia, e abbiamo iniziato ad aspettare. Ricordo di aver guardato l’orologio a muro, segnava le tre del mattino. Poi ci siamo addormentati.

Siamo stati svegliati dal frastuono, qualcuno stava picchiando contro qualcosa con tutto il corpo. Mio marito ed io siamo usciti di corsa dalla camera e abbiamo trovato questa scena: Luca era in disparte, mentre Tito si lanciava contro la porta della cucina con spalla e fianco cercando di aprirla. Evidentemente la notte precedente la porta aveva ceduto subito perché non era chiusa bene, per questo non ci eravamo svegliati. E avevano scelto un momento perfetto – le quattro del mattino, quando il sonno è più profondo.

Così, i colpevoli sono stati scoperti e sottoposti a una reprimenda collettiva. Tito non c’è più da tempo. Ma Luca ci fa ancora ridere tanto quando dice: “Tito era come un fratello per me.” D’altra parte, è una frase veramente commovente. Forse è la migliore epigrafe per un cane. E quando mio figlio commette un errore e io gli leggo prediche infinite, mio marito interviene, dicendo: “Cosa pretendi da un bambino cresciuto da un cane?”

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