Quando ci trasferimmo nella nostra nuova casa, ebbi un buon presentimento. Era un nuovo capitolo delle nostre vite, e io ero più che pronta. Luca, mio marito, ed io eravamo entusiasti di dare a nostro figlio, Matteo, un nuovo inizio. Di recente aveva subito atti di bullismo a scuola, e tutti volevamo lasciarcelo alle spalle.
La casa era appartenuta a un anziano di nome Carlo, scomparso da poco. Sua figlia, una donna sulla quarantina, ce l’aveva venduta, dicendoci che era troppo doloroso tenerla e che non ci aveva nemmeno più messo piede dopo la morte del padre.
“Ci sono troppi ricordi, capisci?” mi disse quando ci incontrammo per visitare la casa. “E non voglio che finisca nelle mani sbagliate. Voglio che diventi la casa di una famiglia che l’amerà quanto l’ha amata la mia.”
“Capisco perfettamente, Elena,” risposi rassicurante. “Ne faremo la nostra casa per sempre.”
Eravamo impazienti di sistemarci, ma già dal primo giorno accadde qualcosa di strano. Ogni mattina, un husky si presentava alla nostra porta. Era un cane anziano, col pelo ingrigito e occhi azzurri che sembravano trapassarti.
Il dolce animale non abbaiava né si agitava. Rimaneva seduto lì, in attesa. Naturalmente, gli davamo da mangiare e da bere, pensando apparten