Quando ero al lavoro, mio marito andò a prendere i bambini e, quando mi avvicinai, non mi aprì la porta.

Quando sono al lavoro, mio marito Marco va a prendere i bambini allasilo e, quando mi avvicino a casa, non mi apre la porta. Vivo ancora con i miei genitori a Napoli, mentre i figli vivono con Marco. Non è per amore, ma è una punizione che lui ha deciso di infliggere.

Ci siamo conosciuti bene grazie a un amico comune. Ci siamo piaciuti subito, così abbiamo deciso di sposarci senza rimandare. Un anno dopo ci siamo sposati, e già attendevo il primo bambino. I miei genitori e i nonni di Marco ci hanno aiutato a trovare un appartamento modesto: una monolocale in una zona periferica di Napoli. Era piccolo, ma era il nostro nido.

subito dopo la nascita di Matteo, il nostro primo figlio, i problemi cominciano. Marco non era preparato ai capricci notturni del neonato, ai giocattoli sparsi e ai pannolini appesi. Non gli piaceva vedermi accudire il piccolo tutto il tempo.

Un anno dopo, arriva una buona notizia: attendo di nuovo, e nasce la nostra seconda figlia, Giulia. La convivenza in quel monolocale diventa insopportabile. Marco è sempre più irritato, litighiamo continuamente. Lui scarica su di me tutte le colpe: i genitori non ci hanno dato una casa più grande, il mio aumento di peso dopo due gravidanze, il fatto che non sia una buona madre, che cresca rumore e confusione. È evidente che la famiglia si sta sgretolando.

Decido di iscrivere i bambini allasilo nido e di cercare un lavoro, perché finora ero a casa. Marco torna sempre più spesso ubriaco, le sue pretese nei confronti miei e dei bambini aumentano. Decido che, se trovo un impiego, potrò lasciare Marco e affittare un appartamento per noi tre.

Trovo un lavoro in un negozio di abbigliamento a via Toledo. In più incontro un uomo gentile, Luca, e cominciamo a frequentarci; è una valvola di sfogo. A casa, però, mi attendono solo pulizie, bucato, cucina, stiratura e un marito ubriaco. Un giorno non ne posso più e prendo una decisione.

Porto Matteo e Giulia a casa dei miei genitori per qualche giorno, poi affitto una piccola stanza in un quartiere più tranquillo di Napoli. Un pomeriggio, mentre lavoro al negozio, Marco si presenta allasilo e prende i bambini. Vado da lui, ma la porta resta chiusa, anche se lui è dentro.

Ora Marco mi impone una scelta: torno a casa o lui presenta la separazione, tenendo i figli e costringendomi a pagare lassegno. Ho paura perché ha una nuova compagna e il giudice potrebbe decidere a suo favore. Il peggio è che a Marco non importa davvero dei bambini; li usa solo per farmi pressione. So nel profondo del cuore che, se non cederò alle sue condizioni, i figli finiranno per stancarsi di lui e torneranno da me. Ma non so come sopportare lattesa.

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Quando ero al lavoro, mio marito andò a prendere i bambini e, quando mi avvicinai, non mi aprì la porta.