Quando la madre diventa un’ospite: perché non le apro più la porta

Quando la madre diventa un’ospite: perché non le apro più la porta

Alessandra arrivò in un’altra città, dalla figlia. Carla la accolse con cortesia, come si conviene, ma senza troppa tenerezza. Alessandra, stanca della solitudine e dei rapporti tesi con i genitori, decise di fermarsi qualche giorno. A cena, improvvisamente, la figlia chiese:

«Mamma, quando pensi di tornare a casa?»

«Vorrei rimanere ancora un paio di giorni,» rispose Alessandra incerta.

«Credo che per te sia già ora di andare,» replicò Carla con fermezza.

«Non ci credo, perfino mia madre mi dà fastidio…» mormorò Alessandra con amarezza.

«Mamma, dopo quello che hai fatto, non voglio più vederti,» sbottò all’improvviso Carla.

«Cosa? Che avrei fatto?» Alessandra rimase immobile, senza capire.

Ma Carla ricordava benissimo.

Aveva solo sette anni quando i genitori divorziarono. Da allora visse con nonna e nonno, che le fecero da famiglia. La madre… La madre scelse un’altra vita: uomini, corteggiatori, nuovi amori. La bambina crebbe con il peso di sentirsi in colpa per il divorzio, perché il nonno lavorava fino alla vecchiaia e la nonna stava sempre ai fornelli. Quando ad Alessandra andava tutto bene, chiamava, magari arrivava con una torta. Ma ai primi problemi, si chiudeva in camera, sgridava tutti e spariva.

Nella sua vita passarono tanti uomini, ma uno—Dario—fu l’ultima goccia. Viscido, arrogante, sgradevole. Quando Alessandra provò a farlo trasferire nell’appartamento dei genitori, questi diedero alla figlia una scelta: lui o la famiglia. Alessandra scelse lui.

«Tua madre ora abita all’altra estremità della città,» disse fredda la nonna a Carla, allora tredicenne.

«E io?»

«Tu resti con noi. Tutto andrà bene, cara, ce la faremo.»

Ma Carla sapeva: sua madre l’aveva tradita.

All’inizio Alessandra sparì del tutto. Poi appariva in cucina, svuotava le dispense di marmellate e conserve, e via di nuovo. La ragazza cresceva, ma non aveva nessuno con cui parlare. Il primo amore, le prime lacrime—la nonna non avrebbe capito, il nonno taceva. E la madre… viveva la sua nuova vita, finché Dario non la lasciò. Tornò a pezzi, patetica, e invece di abbracciare la figlia, pianse di nuovo chiusa in camera. Anche quando trovò un altro uomo—Roberto—tutto si ripeté. Un tipo noioso, inutile e sfacciato. Si trasferì a casa dei nonni, rifiutava di aiutare, evitava perfino il nonno, che tirava avanti da solo.

Carla si allontanò sempre di più. Si iscrisse all’università in un’altra città, tornava raramente. La madre continuò a cambiare uomini, a parlare di nuove vite e a fare progetti alle spalle della figlia. Poi Carla scoprì una notizia: i nonni paterni le avevano lasciato un appartamento. Inaspettato, ma decisivo. Lo registrò a suo nome e se ne andò senza esitazione.

Alessandra lo scoprì per caso. Subito annunciò:

«Perfetto! Mi trasferisco da te, ti aiuto con i lavori, e troverò un buon lavoro in città.»

«Non mi hai chiesto il permesso,» rispose Carla con calma. «Non ho intenzione di vivere con te.»

«Che ingratitudine! Senza di me non saresti nemmeno nata!» sbottò Alessandra.

Ma Carla tacque. Ricordò se stessa piccola, sola, abbandonata. Sua madre se n’era andata allora, e ora lei non ne aveva più bisogno.

Alessandra si offese, ma non smise di provarci. Chiamava, arrivava “solo per un giorno”, restava una settimana. Carla sopportò, finché un giorno disse:

«Mamma, è ora che torni a casa. Ho la mia vita. Aiuta piuttosto i nonni.»

«Ti dò fastidio?» rispose sarcastica Alessandra. «Certo. Finché eri bambina ti servivo, ora sono solo di peso.»

«No, mamma. Hai fatto la tua scelta quando sei andata via con quell’uomo, lasciandomi. Sono cresciuta. Grazie per avermi insegnato a non dipendere da nessuno.»

Alessandra se ne andò. Si lamentò con i genitori, che le diedero ragione, ma capirono la nipote. Loro c’erano quando piangeva di notte. La madre… si era allontanata da sola. Poi apparve un nuovo corteggiatore—Marco. Serio, apparentemente per bene. Voleva presentarlo alla figlia.

«Venite pure,» disse Carla.

Li accolse con cortesia. Parlò con Marco, capì che non era diverso dagli altri. Dopo quattro mesi la relazione finì. Alessandra tornò a parlare di trasferirsi. E ricevette un altro rifiuto.

«Non toccare più questo argomento,» disse Carla. «Non c’è posto per te. Né in casa, né nella mia vita.»

E così finì ogni contatto.

Carla vive nel suo appartamento. I lavori li fece con gli amici. Lavora, si costruisce una vita. Senza urla. Senza rancori. Senza madre.

Perché non tutti quelli che ti danno la vita riescono a restare nella tua vita.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

1 × 2 =

Quando la madre diventa un’ospite: perché non le apro più la porta