Quando la nonna scopre i piani del nipote, vende la casa senza rimpianti

Quando la nonna scoprì che suo nipote voleva cacciarla dal suo appartamento, lo vendette senza rimpianti.

Perché contrarre un mutuo se si può aspettare che la nonna muoia e ereditare il suo appartamento? Questo era il ragionamento del cugino di mio marito, Matteo. Lui aveva una moglie, Giada, e tre figli, e tutta la famiglia viveva nell’attesa di quell’eredità. Non volevano impelagarsi con i debiti, preferendo sognare il giorno in cui la casa della nonna sarebbe passata a loro. Intanto vivevano a casa della madre di Giada, in un piccolo bilocale a Napoli, sul lungomare, e sembrava che quella vita li soffocasse. Matteo e Giada sussurravano sempre più spesso su come “sistemare la questione” con la nonna.

La nonna, Anna Maria, era una perla rara. A settantacinque anni, piena di energia, viveva con vivacità e godeva di buona salute. La sua casa, nel cuore di Napoli, era sempre aperta agli amici, aveva imparato a usare lo smartphone, visitava mostre, andava a teatro e si concedeva persino qualche innocente flirt alle serate danzanti per anziani. Sembrava irradiare luce, e la sua vita era un esempio di come godersi ogni giorno. Ma per Matteo e Giada questo non era motivo d’orgoglio, bensì di fastidio. Si erano stancati di aspettare.

Alla fine, la loro pazienza si esaurì. Decisero che Anna Maria doveva firmare l’appartamento a Matteo e trasferirsi in una casa di riposo. Non nascondevano nemmeno le loro intenzioni, sostenendo che “là starà meglio”. Ma Anna Maria non era tipo da arrendersi. Rifiutò con fermezza, e questo scatenò un putiferio. Matteo andò su tutte le furie, gridando che era “egoista” e “doveva pensare ai nipoti”. Giada gettava benzina sul fuoco, insinuando che la nonna “si era trattenuta troppo a lungo”.

Io e mio marito, scoperta la cosa, rimanemmo sconvolti. Anna Maria aveva sempre sognato di viaggiare in India—di vedere il Taj Mahal, respirare i profumi delle spezie, perdersi tra le vie di Delhi. Le proponemmo di trasferirsi da noi, affittare il suo appartamento e mettere da parte i soldi per il suo sogno. Accettò, e presto il suo ampio trilocale in centro iniziò a fruttare. Matteo e Giada, venuti a saperlo, fecero una scenata. Consideravano l’appartamento di loro diritto e pretendevano che la nonna li ospitasse. Arrivarono persino ad accusare mio marito, Luca, di averla “plagiata” per l’eredità. Matteo osò chiedere i soldi dell’affitto, chiamandoli “la sua parte legittima”. Rispondemmo che non sarebbe successo, e basta.

Giada iniziò a presentarsi a casa nostra quasi ogni giorno. A volte da sola, a volte con i bambini, a volte con regalini insensati. Chiedeva notizie della nonna, ma capivamo il vero motivo: lei e Matteo speravano ancora che Anna Maria “se ne andasse” presto e lasciasse loro tutto. La loro avidità e sfacciataggine erano incredibili.

Nel frattempo, Anna Maria accumulò abbastanza denaro e partì per l’India. Tornò raggiante, con una valigia piena di storie e foto. Le suggerimmo di non fermarsi: vendere l’appartamento e continuare a viaggiare, per poi trascorrere la vecchiaia con noi, in pace e serenità. Ci pensò su e accettò. Il suo trilocale fu venduto a un ottimo prezzo, e con i soldi guadagnati comprò un piccolo monolocale accogliente nella periferia di Napoli. Il resto lo investì in nuove avventure.

Anna Maria visitò Spagna, Austria e Svizzera. In Svizzera, durante un’escursione sul lago di Ginevra, conobbe un francese di nome Jean. La loro storia sembrava uscita da un film: a settantacinque anni, si sposò con lui! Io e Luca volammo in Francia per il matrimonio, ed era meraviglioso vederla splendere in un abito bianco, circondata da fiori e sorrisi. Anna Maria si era guadagnata quella felicità. Aveva lavorato tutta la vita, cresciuto figli, aiutato nipoti, e ora, finalmente, viveva per se stessa.

Matteo, scoperta la vendita dell’appartamento, andò su tutte le furie. Pretese che la nonna gli cedesse il monolocale, sostenendo che “a lei bastava così”. Come pensasse di farci stare in cinque rimane un mistero. Ma ormai non ci riguardava più. Eravamo felici che Anna Maria avesse trovato la sua felicità. Quanto a Matteo e Giada… la loro storia è un monito: a volte, quando si tratta di soldi, i parenti mostrano il loro vero volto.

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