Quando la nonna scoprì che il nipote voleva sfrattarla, vendette rapidamente la casa e si trasferì altrove.

Oggi ho sentito il bisogno di scrivere questa storia, perché certe lezioni vanno ricordate. Spesso diamo per scontato che i legami di sangue garantiscano affetto e rispetto, ma la realtà a volte ci delude profondamente. È quello che è successo nella mia famiglia, e ancora adesso mi riempie di amarezza.

Conoscevate mia nonna, Giulia Marchetti? Settantacinque anni, una vitalità contagiosa e la saggezza di chi ha vissuto con passione. Dopo la morte del nonno, è rimasta sola nel suo grande appartamento di tre stanze nel cuore di Firenze. Un gioiello, e purtroppo è proprio questo che ha attirato l’interesse sbagliato: quello di mio cugino, Luca.

Lui, sua moglie Federica e i loro tre figli vivevano da anni stretti in una piccola casa con la suocera. Troppo rumore, troppo poco spazio, litigi ogni settimana. Ma invece di cercare una soluzione onesta, pensavano già all’eredità: “Tanto la nonna è anziana, prima o poi toccherà a noi“. Non lo dicevano apertamente, ma si capiva da ogni loro sguardo, da ogni risatina sgradevole quando Giulia parlava dei suoi viaggi o dei suoi nuovi hobby.

Perché sì, mia nonna non si è mai arresa all’idea di diventare una vecchietta seduta davanti alla televisione. Andava a concerti, visitava mostre e, udite udite, aveva persino una vita sentimentale. Questo a Luca dava fastidio. Troppo fastidio. Così un giorno le propose “gentilmente” di trasferirsi in una casa di riposo e lasciare l’appartamento a lui. “Ci saranno medici, assistenza… e poi qui ci intralci”, le disse.

Mia nonna ascoltò in silenzio, poi si alzò e si chiuse in camera. Il giorno dopo era da me e da mio marito. Noi sapevamo già delle pretese di Luca e le avevamo già proposto di affittare il suo appartamento per realizzare il suo sogno: un viaggio in Giappone. Aveva esitato… ma dopo quelle parole, decise all’istante.

Trovammo degli inquilini seri e Giulia iniziò a mettere da parte i soldi. Quando Luca lo scoprì, perse la testa: telefonate furiose, accuse a mio marito di averla “manipolata”, richieste assurde per intascare l’affitto. Federica si presentò da noi con i bambini, poi da sola, fingendo interesse per “la salute della carissima nonnina”. Ma era ovvio: aspettavano solo che se ne andasse per sempre.

La vita, però, ha riservato loro una sorpresa.

Giulia partì per il Giappone e ci mandò foto meravigliose dai giardini di Kyoto, sotto i ciliegi in fiore. Al ritorno, però, non si fermò: “Ne voglio ancora”, ci disse. Così le suggerimmo di vendere il grande appartamento, comprare un bilocale più modesto e usare il resto per viaggiare.

E così fece. Vendette la sua casa a Firenze e ne acquistò una più piccola alla periferia di Roma. Poi, con i soldi rimasti, visitò mezza Europa: Spagna, Austria e… la Francia. Proprio lì, durante un tour, conobbe Jean, un vedovo come lei. Dopo un mese, si sposarono. Sembra una favola, ma io e mio marito siamo persino volati al loro matrimonio: una cerimonia intima vicino a Parigi, champagne, candele e tanta felicità.

E Luca? Beh, tornò alla carica. Stavolta pretese il bilocale: “Tanto tu vivi con lui, dacci almeno quello! Abbiamo tre figli e nessun posto dove stare!”. Davvero non capisco come pensassero di ficcarci tutta la famiglia in quel piccolo appartamento.

Mia nonna rise: “Se volete, venite a trovarci… io e Jean abbiamo una bella terrazza”.

Ora parlo spesso con lei. È felice. Dice che per la prima volta vive per se stessa. Non ci chiede nulla, ma sa che ci siamo sempre. E la cosa più triste, in tutto questo? Non è che Luca e Federica aspettassero la sua morte. È che non hanno mai visto in lei una persona, solo dei metri quadrati.

La morale è chiara: non è la casa a rendere speciale qualcuno, ma il cuore che ci mette. E se mettete il denaro davanti alla famiglia, non stupitevi se un giorno vi ritroverete soli.

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Quando la nonna scoprì che il nipote voleva sfrattarla, vendette rapidamente la casa e si trasferì altrove.