Ah, quante volte ho riflettuto su come i legami di sangue non garantiscano affatto amore, rispetto e cura. Nella nostra famiglia accadde una storia che ancora oggi mi fa gelare il cuore—quando un nipote cercò di cacciare la propria nonna dalla sua casa. Ma lei fu più furba di tutti e agì in modo che ora alcuni si strappano i capelli dalla rabbia, mentre altri ammirano la sua forza e il suo carattere.
La nonna si chiamava Valeria De Luca, settantacinque anni, un’esplosione di vitalità, saggezza e passione per la vita. Aveva alle spalle una lunga carriera, due figli cresciuti, e una vita dedicata ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. Rimasta vedova, viveva da sola in un ampio trilocale nel centro di Bologna. Ed è proprio su quell’appartamento che mise gli occhi il nipote, Marco, fratello di mio marito.
Marco, la moglie e i tre figli vivevano da anni stretti in casa della suocera. Troppo rumore, troppi litigi. Comprare una casa? “Perché indebitarsi se c’è la nonna con il suo trilocale?” E poi, tanto, “prima o poi la vecchietta se ne andrà e tutto sarà nostro”. Non lo dicevano apertamente, ma lo lasciavano intendere in ogni sguardo, in ogni risatina beffarda di Marco e di sua moglie Giulia.
Ma Valeria aveva altri progetti. Non si lamentava mai: andava a concerti, visitava musei, addirittura usciva con nuovi corteggiatori, cosa che mandava Marco su tutte le furie. “Come è possibile? Dovrebbe starsene seduta davanti alla TV ad aspettare la fine, e invece è sempre in giro!” Aspettare la sua morte diventò noioso, così Marco decise di accelerare i tempi. Propose alla nonna di “fare le cose per bene”: trasferire a lui la casa e andarsene in una casa di riposo. “Lì avrai assistenza, medici, mentre qui ci sei solo d’intralcio.”
Valeria lo ascoltò in silenzio, poi si alzò, entrò in camera sua e chiuse la porta a chiave. Il giorno dopo era da me e da mio marito. Sapevamo già delle mire di Marco e le avevamo offerto di trasferirsi da noi, affittando il suo appartamento per realizzare un sogno: un viaggio in Giappone. Esitava ancora, ma dopo le parole del nipote, decise all’istante.
La aiutammo a trovare dei bravi inquilini, e la nonna cominciò a mettere da parte i soldi. Marco, però, perse la testa: telefonò, urlando, accusò mio marito di averla “manipolata” e pretese… gli affitti. Giulia cominciò a venire a casa nostra, prima con i bambini, poi da sola. Sembrava interessata alla “salute della cara nonnina”, ma il vero scopo era chiaro—aspettavano che morisse per prendersi l’appartamento.
Ma la vita aveva altri piani.
Valeria partì per il Giappone. I suoi occhi brillavano di gioia quando ci mandò le foto da Kyoto, mentre ammirava i ciliegi in fiore. Al ritorno, però, non si fermò. “Voglio ancora viaggiare,” disse. Le suggerimmo di vendere il trilocale, comprare un bilocale in periferia e usare il resto per le sue avventure.
Vendette la casa e comprò un accogliente bilocale in un quartiere nuovo. Con il resto del denaro, partì per l’Europa: visitò l’Italia, la Germania, e in Francia… incontrò un uomo. Jacques, un vedovo in pensione. Si conobbero durante una gita e un mese dopo… si sposarono. Sembra una favola, ma io e mio marito volammo al loro matrimonio. Una piccola cerimonia vicino a Parigi, champagne, candele, risate. Fu magico.
E Marco? Ricomparve all’improvviso, chiedendo alla nonna… il bilocale. “Te ne sei andata con tuo marito, dacci almeno questa!” piagnucolò al telefono. “Abbiamo tre figli e nessun posto dove stare!” Ancora oggi non capisco come pensassero di starci tutti.
Valeria sorrise soltanto. “Se volete, venite a trovarci—io e Jacques abbiamo una terrazza magnifica.”
Ora parliamo spesso al telefono. È felice. Dice che per la prima volta vive per se stessa. Non chiede nulla, ma sappiamo che siamo sempre nei suoi pensieri. E sapete qual è la cosa più terribile di questa storia? Non che Marco e Giulia aspettassero la sua morte, ma che in lei non abbiano mai visto una persona. Solo metri quadrati.
La morale è semplice: non è la casa che rende speciale una persona, ma la gentilezza e l’amore. E se mettete i beni materiali prima della famiglia, non stupitevi se alla fine vi ritroverete con le mani vuote.