Quando la suocera vuole venire, ma il mio “no” è definitivo.

La suocera vuole venire a trovarmi di nuovo, ma ho detto di no. E questa volta non cambierò idea.

Mio marito ha ricominciato a insistere con la stessa richiesta: sua madre, a quanto pare, si è terribilmente affezionata a noi e vuole assolutamente farci visita. Ed ecco, qualcosa in me si è spezzato. Ho risposto con un secco “no”. Una sola volta, in sei anni di matrimonio, è bastata e avanzava per farmi giurare: mai più. Quell’unica volta, era arrivata senza preavviso, portandosi dietro la sorella, come un fulmine a ciel sereno. Allora mi ero trattenuta. Ora, non ci riesco.

— Se vuoi vedere tua madre — prego, prendi nostra figlia e andate da lei. Se vuoi, affittale un hotel — non dirò una parola. Ma nella mia casa non metterà più piede.

Ma, a quanto pare, la suocera non vuole sentir parlare né di hotel né tantomeno di riceverla a casa sua. A lei, capisci, interessa solo entrare nel nostro appartamento. Mi sono chiesta: perché questa ostinazione a sfondare la porta di una casa dove non è gradita?

Mio marito viene dalla Puglia. Ci siamo conosciuti all’università, a Milano. Prima del matrimonio, divideva un appartamento con degli amici, poi è venuto a vivere da me. La casa era stata comprata dai miei genitori dieci anni fa, intestata a me. È casa mia, ne sono responsabile.

La madre di mio marito non è certo una donna povera. Avrebbe potuto aiutarlo a comprare un immobile, ma preferisce ripetere: «E se divorziassero, e la moglie astuta si portasse via tutto? Meglio che viva da lei, più sicuro». A sua sorella, Ludovica, invece, la madre ha dato una mano. Su suo consiglio, ha addirittura divorziato dal marito solo per finta, così da ottenere un aiuto per il mutuo. Ora Ludovica vive a Napoli, è in maternità, e il suo “ex” paga il mutuo e gli alimenti. A tutti va bene così.

Per di più, una volta la suocera propose anche a noi di divorziare — per finta. Le risposi con freddezza:

— Se divorziamo, sarà per davvero. E subito. Fai le valigie e vivi come ti pare, da solo.

Da allora, l’argomento è chiuso. Non sono mai andata da lei — non ne avevo voglia. Ma tre anni fa, alla fine, è arrivata. Disse:

— Voglio vedere almeno una volta mia nipote. Dalle foto non capisco a chi somigli di più.

Acconsentii. Ma nessuno mi avvertì che si sarebbe presentata con la sorella. Chissà, forse volevano fare un confronto minuzioso dei lineamenti. Ma il piano fallì — nostra figlia è la copia esatta di suo padre. Lo dovettero ammettere persino loro.

Preparai una stanza per loro, si sistemarono, giocarono un po’ con la bambina, ricevettero i regali. Poi sedemmo a tavola. Avevo preparato tutto: pollo al forno, polpette, tre insalate, affettati misti, torta, frutta… Ma appena ci accomodammo, cominciò.

— E i rustici dove sono? — chiese la suocera con tono severo.

— Non vi basta quello che c’è? — replicai sorpresa.

— No, è che mi chiedevo…

Dopo cena, il bis.

— Mio figlio sa benissimo cosa mi piace. Evidentemente non te l’ha detto?

Mi ricordai di quando mio marito aveva accennato al culto delle frattaglie in famiglia: fegato, rognoni, rustici con le interiora. Io, invece, da piccola non sopportavo l’odore del fegato crudo, e cucinare certe cose mi è impossibile.

Il giorno dopo, uscirono per una passeggiata, e io decisi di “fare un favore” — sfornai dei panzerotti con prosciutto, formaggio e cavolo. Glieli servii.

— E quelli con le animelle? — di nuovo quel tono irritato. — Lo sapevi che li adoro!

Le spiegai che non tollero l’odore. Mi rivolse gli occhi al cielo. A pranzo, un’altra scena:

— Cos’è questa, una minestra senza rigaglie? Con carne normale?! — disse con disgusto.

A quel punto cedetti. Presi mia figlia e andai da mia madre. Tornai la sera. Fu la prima vera lite tra me e mio marito.

Una settimana dopo, durante una videochiamata, la sentii:

— Ludovica è una brava ragazza. Mi accoglie sempre, cucina quello che mi piace. E questa qui… niente calore, niente ospitalità.

Dopo quella frase, dissi a mio marito: «Che nemmeno ci pensi di farla tornare. Se varca la soglia, voli via con lei». E ora, dopo tre anni, si ripresenta. Ma questa volta — mai. Casa mia è il mio castello. E chi non sa rispettare i confini, può restare fuori.

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