Quando mi hanno spinto dal letto per la prima volta, ho pensato fosse un incidente – ma ora sto chiedendo il divorzio.
In un piccolo paese vicino a Firenze, dove i venti d’inverno ululano come presagi di sventura, la mia vita, iniziata con il sogno della felicità, è diventata un incubo. Mi chiamo Giulia, ho 27 anni, e solo un mese fa ho sposato Marco. Ma quello che è successo durante il nostro primo Capodanno insieme è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho deciso di chiedere il divorzio, e il mio cuore si spezza tra dolore e determinazione.
La favola che si è trasformata in una trappola
Quando ho conosciuto Marco, credevo di aver trovato l’amore della mia vita. Era affascinante, attento, con una luce negli occhi. Abbiamo frequentato per un anno, e ogni giorno era pieno di risate e progetti. Mi prometteva una famiglia, una casa accogliente, dei figli. Ci ho creduto con tutto il cuore. Il matrimonio è stato semplice ma caloroso – i nostri parenti erano felici, e io mi sentivo in cima al mondo. Ma già dopo una settimana, ho iniziato a notare in Marco delle stranezze che all’inizio attribuivo alla stanchezza o allo stress.
Il primo campanello d’allarme è suonato quando, ubriaco durante una festa con gli amici, mi ha spinto via con rabbia mentre cercavo di portarlo a casa. Ho pensato fosse un caso, che avesse solo esagerato. Ma poi questi “incidenti” si sono ripetuti. Marco poteva alzare la voce se qualcosa non era come voleva lui. Le sue dolci parole erano diventate fredde, e i suoi abbracci, indifferenza. Cercavo di convincermi che fosse una fase, che ci stavamo abituando l’uno all’altra. Ma il primo giorno dell’anno ha spazzato via ogni mia illusione.
L’incubo del primo gennaio
Il 31 dicembre, abbiamo festeggiato il Capodanno da soli. Preparavo la cena, decoravo la casa, sognando che fosse l’inizio della nostra vita felice. Marco era di buon umore, bevevamo spumante e ridevamo. Ma verso mezzanotte, ha iniziato a bere sempre di più, e la sua allegria si è trasformata in aggressività. Quando gli ho suggerito di andare a dormire, ha urlato: “Non rovinarmi la festa!” Sono andata in camera da letto, sperando si calmasse.
La mattina del primo gennaio, mi sono svegliata per uno scossone violento. Marco, con gli occhi rossi dall’alcol, mi ha spinto giù dal letto. Sono caduta a terra, il dolore mi ha trafitto il corpo, ma ancor più dolorose sono state le sue parole: “Mi dai fastidio, alzati e fai qualcosa di utile!” Sono rimasta immobile, incredula. Non era il Marco che avevo sposato. Ho provato a parlare, ma ha solo scrollato le spalle e si è girato dall’altra parte.
La verità che uccide
Non è stato un episodio isolato. In un mese di matrimonio, ho capito che Marco non era chi credevo. Le sue “spinute”, le parole crudeli, l’indifferenza ai miei sentimenti – non erano errori, ma la sua vera natura. Poteva umiliarmi davanti agli amici, chiamandomi “incapace” se la cena non gli piaceva. Voleva che mi adattassi a lui, ignorando i miei desideri. Io, a 27 anni, mi sentivo come un’anziana prigioniera in una gabbia.
Mia madre, Anna Maria, ha pianto quando le ho raccontato tutto. Mi supplicava di sopportare: “Giulietta, il matrimonio è lavoro, dagli tempo”. Ma come sopportare chi non ti rispetta? Come costruire una famiglia con chi ti considera una serva? Ho provato a parlarci, ma lui rideva: “Non esagerare, sei troppo sensibile”. La sua indifferenza mi ha spezzato.
La decisione che mi salverà
Ieri ho deciso: chiederò il divorzio. Ho paura – non avrei mai pensato che a 27 anni mi sarei ritrovata sola, con il cuore a pezzi e i sogni distrutti. Ma ancor più terribile è restare con chi mi sta distruggendo. Non voglio vivere nella paura che la prossima spinta sia più forte. Non voglio svegliarmi pensando che la mia vita è un erroNon sarò più la donna che accetta le sue spinte, ma quella che sceglie la sua libertà.