**Giorno 15, ottobre Un addio inatteso**
Quel venerdì sera, mentre Giulia rientrava dal lavoro, non immaginava che quella giornata avrebbe cambiato tutto. Spingendo la porta del loro appartamento a Milano, chiamò come sempre:
Amore, sono a casa!
Silenzio. Un silenzio pesante riempiva le stanze.
Strano Dovrebbe già essere qui, pensò prima di avviarsi verso la camera da letto.
Aprendo la porta, rimase immobile. Suo marito, Matteo, stava facendo freneticamente le valigie.
Matteo Che stai facendo? mormorò, il cuore stretto in una morsa.
Me ne vado, rispose freddamente, senza neppure guardarla.
Te ne vai? Ma perché? Cosa succede?
Tutta colpa di tuo padre, sbottò con irritazione.
Mio padre? Centra qualcosa?
Giulia non capiva nullané le sue parole, né quella situazione. Eppure, sotto i suoi occhi, la vita di coppia a cui aveva dedicato tanto amore e pazienza crollava.
Si erano conosciuti quando Giulia aveva ventotto anni. Matteo, otto anni più grande, era sicuro di sé, carismatico, con esperienza. Allepoca, aveva creduto di aver incontrato luomo della sua vita. La famiglia, gli amici, tutti le ripetevano che era ora di sposarsi, che lorologio biologico correva. Così, finiva per vedere ogni pretendente come un futuro maritoe questo li spaventava.
Ma con Matteo era stato diverso. Si erano incrociati in un caffè milanese grazie a una collega, e la scintilla era scoccata subito. Era premuroso, affascinante. E quando aveva scoperto che Giulia possedeva un appartamento in zona Brera, unauto nuova, un lavoro ben pagato nella pubblica amministrazione e un padre imprenditore, era diventato ancora più dolce e attento.
Un anno dopo, celebravano un matrimonio sfarzoso, interamente pagato da suo padre. Matteo non aveva protestato. Anzi, aveva accettato con entusiasmo un lavoro in una delle attività del suocero.
La loro vita insieme sembrava una favola: viaggi allestero, cene a lume di candela, regali. Ma cera un dettaglio che rovinava tutto: Matteo non spendeva mai un euro. Pagava sempre Giulia. Allinizio non ci faceva caso. Poi aveva iniziato a chiedere. Infine, a supplicare.
Perché devo sobbarcarmi tutto io? si lamentava con la sua migliore amica. Vorrei sentirmi coccolata, protetta.
Ma Matteo rideva:
Smettila di preoccuparti, tesoro. Va tutto bene. Non farti problemi per sciocchezze.
Al lavoro, faceva il minimo indispensabile, passava il tempo al telefono, e i soldi che guadagnava li metteva da parte in segreto. Giulia non sospettava nulla.
Poi si ammalò gravemente. Ricoverata per un mese, riceveva raramente visite da Matteo, mentre i suoi genitori venivano ogni giorno. Al suo ritorno, lo shock: lappartamento era in uno stato indecente.
Non hai neanche fatto le pulizie? esclamò.
Perché? È roba da donne, no? rispose alzando le spalle.
Ma ero in ospedale, Matteo! E tocca sempre a me sistemare tutto?
Beh, sei tornata adesso. Falle tu.
Sfinita, chiamò una ditta di pulizie. I medici le dissero: la convalescenza sarebbe durata almeno un anno. Una gravidanza? Assolutamente fuori discussione.
Un anno dopo, quando finalmente i medici le diedero il via libera, ne parlò a Matteo con emozione.
Lo capisci? Possiamo provarci Finalmente possiamo avere un bambino!
Mah Non ora, sono occupato, borbottò, gli occhi fissi sulla sua console di giochi, una PlayStation che lei gli aveva regalato con i suoi soldi.
Le settimane passarono. Lui la evitava. Poi, un giorno, lasciò cadere:
Senti, Giulia Me ne vado. E un figlio con te non mi interessa.
Cosa?!
Non ti amo. Non ti ho mai amata. Eri solo comoda. Lappartamento, i soldi, la macchina. Ora ne ho avuto abbastanza. Non servi più a niente.
Matteo, tu non puoi farlo. Hai visto tutto quello che ho passato, tutto quello che ho aspettato
I tuoi problemi, non i miei. Faccio quello che voglio.
Chiuse la valigia, ci infilò dentro la console, e se ne andò.
Giulia rimase paralizzata per giorni, senza mangiare, senza dormire. Tre giorni dopo, i suoi genitori, preoccupati, vennero a prenderla. Vedendola in quello stato, suo padre stava per esplodere di rabbia.
La portarono nella loro casa in Toscana. Matteo fu licenziato quella stessa sera, e grazie a delle conoscenze, il suocero fece bloccare il suo conto in banca. Tutti i suoi risparmisvaniti.
Matteo si ritrovò senza un soldo, senza lavoro, senza casa. A malapena i soldi per affittare una stanza minuscola. E nessuna idea del futuro.
Qualche mese dopo, Giulia trovò un nuovo lavoro. Lì incontrò un uomo, Luca. Non più giovanissimo, ma onesto, tranquillo, e la trattò subito con rispetto e gentilezza.
Sei mesi dopo, un piccolo miracolo: due linee rosa sul test. Lacrime, risate, la telefonata ai genitori e quellimmenso orgoglio di aver avuto il coraggio, un giorno, di dire basta.
**Lezione di oggi:** Lamore vero non sfrutta. Chi rimane accanto nelle difficoltà è chi merita di condividere le gioie.