Quando un Marito Torna da Sua Madre e Chiede un Test di Paternità per Nostra Figlia di Due Anni: Non per Me, ma per Mia Madre

Un giorno, il marito tornò da sua madre, sospirò e propose di fare un test di paternità alla loro figlia di due anni: «Non per me, per mia madre»

«Per sei mesi prima del nostro matrimonio, ripeteva a suo figlio: Non sposarla, non è quella giusta per te!» racconta Giulia, trentanni, la voce spezzata dalla rabbia. «Troppo bella, ti tradirà!» Ne ridevamo, scherzavamo dicendo che Matteo avrebbe dovuto sposare un coccodrillo per evitare le corna. Ma ora non cera più nulla da ridere. Per niente.

Giulia non si considerava una bellezza straordinaria. Una donna comune della periferia milanese, curata come tante. Snella, ben pettinata, vestita con semplicità, era sempre stata esigente in amore e si era sempre rispettata. Perché sua suocera, Rosaria, avesse deciso che Giulia fosse frivola e infedele rimaneva un mistero. Ma quella donna aveva trasformato la vita della nuora in un inferno.

Erano sposati da quattro anni e avevano una figlia. Giulia era in congedo parentale, le sue giornate si riducevano a cucinare, pulire e cambiare pannolini. Le uniche persone che vedeva? Le altre mamme al parco. Ma Rosaria non mollava. Sospettava che Giulia la tradisse e la spiava come un investigatore da fiction da due soldi.

«Mi ha sempre controllata!» sospira Giulia, gli occhi lucidi di lacrime. «Chiamava per verificare, arrivava senza preavviso, cercava di controllare ogni mio passo. Allinizio cercavo di riderci sopra. Ne parlavo con Matteo, scherzavamo. Ma è stancante! Sono esplosa più volte, abbiamo litigato. Si calmava per un po per poi ricominciare più forte di prima.»

Il primo scandalo arrivò pochi mesi dopo il matrimonio. Rosaria si presentò senza preavviso allufficio di Giulia. Nessuna telefonata, nessun motivo. Solo per verificare: «Lavora davvero qui? O mente a suo marito per correre dagli amanti?»

«Non so nemmeno come abbia fatto a entrare!» si indigna Giulia. «Cè la sicurezza, i visitatori devono registrarsi. Stavo per svenire quando la segretaria me lha portata: Cè qualcuno per lei. Le ho chiesto: Rosaria, che ci fai qui? E lei: Volevo vedere dove lavori. Guardandosi intorno! Il nostro ufficio è aperto, tutti davanti ai computer. Non oso immaginare se avessi avuto un ufficio privato»

La segretaria, Elena, confessò poi a Giulia che quella donna strana le aveva fatto mille domande. «Da quanto lavora qui? Arriva in orario? Con chi parla? Ha qualcuno qui? Le ho detto che è sposata!» aggiunse Elena, perplessa. Giulia era furiosa. Tornata a casa, esplose con Matteo: «Tua madre ha superato ogni limite! Parla con lei, è assurdo! Ha quasi guardato sotto la scrivania per trovare un amante. Anche se, chissà»

Matteo sembrò avere una discussione seria con sua madre. Tornò una relativa calma. Rosaria chiamava la sera, chiedeva notizie, mandava torte. Giulia sperava che la tempesta fosse passata. Errore.

Lepisodio successivo arrivò durante la gravidanza. In malattia, dormiva a casa, telefono spento, quando un fracasso la svegliò: colpi alla porta e campanello che suonava in continuazione. «Mi sono svegliata di colpo, pensando a un incendio!» racconta. «Ho guardato dallo spioncino Rosaria! La faccia distorta, picchiava la porta e suonava come una pazza. Avevo paura di aprire. Ho chiamato Matteo: Vieni subito, non capisco! Lui arrivò in venti minuti. Intanto, lei aspettava fuori»

Urlarono contro Rosaria. Giulia minacciò di chiamare la polizia o un manicomio se si fosse ripetuto. «Tienila lontana da me!» pretese. La calma tornò temporaneamente.

Giulia partorì una femmina, ma sua suocera si rifiutò persino di vederla. Il motivo? Nella famiglia di Matteo cerano solo maschi. Una femmina, secondo Rosaria, era la prova del tradimento. «Non ho nemmeno ascoltato quelle stupidaggini,» dice Giulia. «Non le parlo più. Matteo la vede una volta al mese, senza di noi. Meglio così. Non le affiderei mai mia figlia.»

Il peggio arrivò dopo. Una sera, Matteo tornò da sua madre, lo sguardo cupo, e propose un test di paternità. «Non per me, Giulia, dai!» balbettò. «È per mia madre. Che la smetta una volta per tutte! Sta impazzendo, e io sono nel mezzo»

Giulia scoppiò in una risata amara. «Per tua madre?» La voce le tremava di rabbia. «Diciamo pure che credi alle sue follie! Non smetterà mai. Anche con tre test, dirà che abbiamo truccato i risultati! Non giocherò al suo gioco, punto.»

«È solo un test» insistette Matteo.

«A che pro?» Giulia lo fissò, trattenendo le lacrime. «Io so chi è il padre di mia figlia. E tu? Se ne hai bisogno, va bene. Ma prima, divorziamo. Non resto con un uomo che non si fida di me!»

Le sue parole caddero come una mannaia. La fiducia tra loro si incrinava, avvelenata da sua madre. Giulia sentiva di essere sullorlo del baratro, senza sapere come salvare il loro matrimonio da questa follia.

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