Quando una coppia comprende che non avrà figli nemmeno con l’aiuto della medicina, a quarant’anni.

Quando i coniugi si resero conto che non avrebbero mai potuto avere figli e che la medicina non poteva aiutarli, avevano già compiuto entrambi 40 anni. Il marito, autore del matrimonio sterile, stanco di distogliere lo sguardo colpevole dagli occhi tristemente vuoti della moglie, che si isolava sempre di più e si allontanava da lui, prese una decisione disperata. Per il quarantesimo compleanno della moglie, le regalò un cucciolo…

Il cucciolo era piccolo, paffuto e indifeso. Il marito, direttore di una grande fabbrica, non poteva prevedere quanto sarebbe cambiata sua moglie. Tornava a casa tardi e tutte le cure per il cucciolo ricaddero sulla donna. Lei lo coccolava come un bambino, puliva le sue piccole zampette, lo portava a passeggio e gli insegnava parole e comandi.

Il cucciolo crebbe e divenne un Cane grande e bello. Quella fredda serata di novembre, la padrona e il Cane l’avrebbero ricordata per tutta la vita. Come al solito, tardi la sera, la donna portò il Cane a passeggio, lasciandolo libero dal guinzaglio per correre nei cespugli. Dopo aver fatto i suoi bisogni, il Cane voleva tornare dalla padrona, quando udì un grido. Uscendo di corsa dai cespugli, vide la donna circondata da un gruppo di ragazzi ubriachi, uno di loro brandiva un coltello.

Valutando rapidamente la situazione e capendo che la padrona era in pericolo mortale, il Cane si lanciò nel gruppo di ragazzi. Scapparono sparpagliati. “Assatanato!” gridò uno di loro. Mentre fuggiva, il ragazzo con il coltello riuscì a colpire il Cane allo stomaco. “Che dolore”, pensò il Cane, sprofondando nell’oscurità.

Il veterinario, dopo aver esaminato la ferita, disse che sarebbe stato meglio addormentare il Cane, che aveva solo una possibilità su mille di sopravvivere. La padrona non volle sentire ragioni e decise di tentare quella possibilità. Al Cane fu fatta un’operazione. Per una settimana intera, non diede segni di vita. Ad un certo punto, alla donna parve che il Cane fosse morto. Pianse a dirotto, grosse lacrime cadevano sul muso del Cane.

E improvvisamente, per la prima volta in una settimana, il Cane aprì gli occhi. “Sono salate, le lacrime umane”, le passò per la testa mentre iniziava a leccarle. Da quel giorno iniziò una lenta ma sicura guarigione.

Passarono gli anni… Il Cane imparò un nuovo vocabolo, “pensione”. La padrona era a casa tutto il giorno, e questo gli piaceva moltissimo. Aveva compiuto 15 anni. Iniziava a sentire e vedere poco, e uno dei suoi denti si era rotto. Ormai passava la maggior parte del tempo sdraiato, seguendo con gli occhi la padrona o sonnecchiando. Ma anche attraverso il sonno, percepiva sempre l’odore di lei quando si avvicinava.

Non sapevano che quel caldo giorno d’estate, in cui la padrona portò il Cane a passeggio, sarebbe stato l’ultimo della loro vita. Mentre attraversavano la strada, una macchina a tutta velocità li investì, scaraventandoli violentemente sull’asfalto.

Una folla si radunò rapidamente. I più coraggiosi tentarono di avvicinarsi alla donna, che non dava segni di vita. Ma si allontanavano ogni volta, spaventati. Il Cane, raccogliendo le ultime forze, si sollevava sulle zampe anteriori e non permetteva a nessuno di avvicinarsi alla padrona. Al posto dell’abbaiare, dalla sua bocca usciva un rantolo misto a schiuma sanguinante.

Dopo pochi minuti, arrivarono le ambulanze e la polizia. Un anziano poliziotto, dopo essersi consultato con un medico, riportò la situazione via radio. Al Cane giunsero le parole: “Assatanato… sparare.” Fu dato ordine di disperdersi. Quando la gente si allontanò, il poliziotto estrasse dalla fondina una pistola e si avvicinò lentamente al Cane. Lei capì che era la fine. Si alzò sulle zampe anteriori e fissò il cerchio nero che si avvicinava. Ma tutto il suo essere, ormai in fin di vita, era ancora vivo per presentimento di qualcosa. E il miracolo accadde! I suoi occhi brillarono quando dalla macchina appena arrivata saltò fuori il padrone. Correva e gridava: “Non sparate, non sparate!”

Il poliziotto abbassò la pistola.

Le ultime forze abbandonarono il Cane, che cadde su un fianco. Ma già dopo pochi secondi, superando il dolore, trascinandosi sulle zampe anteriori, trascinando le posteriori e lasciando una scia di sangue, si avvicinò strisciando alla padrona. “Che pesanti gli ultimi metri della vita,” pensava. “Spero di farcela.”

Arrivò fino alla padrona e vi affondò il muso nel fianco caldo. Il corpo del Cane si distese e si rilassò: “Ce l’ho fatta…”.

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