**Quando la mamma ha detto “no”: come Nadia ha salvato un matrimonio**
Mentre Nadia friggeva le melanzane, qualcuno bussò alla porta. Apre e trova suo figlio, Matteo, in piedi con una borsa e lo sguardo spento.
“Mamma, me ne sono andato da Sofia,” disse lui, sfinito.
“Cosa vuoi dire ‘andato’?” chiese Nadia, sbalordita.
“Ne ho avuto abbastanza. Non cucina, non fa ordine in casa, non lavora…” La voce gli si spezzò. “Posso restare qui per un po’?”
“No,” rispose Nadia, asciugandosi le mani dall’olio senza abbassare lo sguardo.
Matteo rimase di sasso.
“Come ‘no’?”
“Proprio così. Non ti faccio entrare. Ma siediti, mangia. Poi parliamo.”
Matteo divorò la pasta al pomodoro come se non mangiasse da giorni. Tra un boccone e l’altro si lamentava:
“Prima del matrimonio, andavamo sempre al ristorante, era divertente. Poi ci siamo sposati e pensavo che la cena sarebbe comparsa magicamente. Invece lei cerca ricette su internet, ma o è troppo salata o è cruda. Fingo che sia buona, ma faccio fatica a mandar giù.”
“Ma ci prova, figlio mio,” sospirò Nadia. “Non tutti sono bravi subito. E tu? Solo critiche.”
“Ci prova? E il casino in casa chi lo fa? Vestiti dappertutto, la camera sembra un campo di battaglia. Dorme fino a tardi o sta sempre al telefono. Io raccolgo tutto, e se dico qualcosa, piange.”
“È giovane, ha ancora da imparare,” rispose Nadia con calma. “Ma tu sei un uomo, no? Devi dare l’esempio, con pazienza e amore. Allora anche lei cambierà.”
“Ma io la amo…”
“E lei lo sente? Questo è il punto.”
Il giorno dopo, mentre Matteo era al lavoro, Nadia chiamò Sofia.
“Piccola, passo da te, facciamo due chiacchiere.”
Comprò qualcosa al mercato, arrivò all’appartamento e Sofia aprì, ancora assonnata.
“Hai salutato Matteo prima che partisse?” chiese Nadia entrando in cucina.
“Perché? Si è preparato da solo, ha bevuto un caffè ed è uscito. Perché me lo chiedi?”
“Ti sembra normale, eh? E in cucina sembra un terremoto. È quasi mezzogiorno e tu ti sei alzata adesso.”
“Scusi… ho dormito tardi… stavo navigando…”
“Sofia, ti voglio bene come una figlia. Sono qui per aiutarti. Puliamo e poi prepariamo qualcosa insieme.”
“Posso farcela da sola… io e Matteo risolveremo.”
“Come vuoi. Ma poi non venire a piangere da me. Tieni, almeno questi.”
“Grazie. E non si arrabbi.”
Passarono i giorni. Matteo passava sempre più tempo da sua madre, una volta mentì a Sofia dicendo di essere in viaggio per lavoro. In realtà, non voleva tornare a casa.
“Ne ho avuto abbastanza,” si lamentava. “Non legge, non si interessa a niente. Solo shopping e giochi. Non vuole lavorare, vuole solo che compri cose. Non sono un bancomat.”
Nadia ascoltava in silenzio. Ma quella sera, fu Sofia a bussare alla sua porta, in lacrime.
“Mamma… lui non mi ama più… torna tardi, non parla… dice che è stato un errore sposarci… È colpa vostra.”
“O forse la tua mamma non ti ha insegnato abbastanza? Pensi che solo l’uomo abbia doveri? Anche la donna deve fare la sua parte. Vivere insieme è lavoro, non una passeggiata.”
Parlarono a lungo. Nadia le spiegò, la guidò, le chiese di impegnarsi. Sofia promise: avrebbe imparato a cucinare, tenere la casa in ordine, cercare un lavoro.
Passarono mesi. Nadia aiutò Sofia a trovare lavoro, le insegnò a fare la pasta al forno e il pollo alla cacciatora. Una sera li invitò a cena. Il tavolo era apparecchiato, tutto profumava di casa.
“Mamma, Sofia è un tesoro. Mangiamo come al ristorante!” disse Matteo, sorridendo.
Nadia tratteneva le lacrime. Accarezzò la spalla di Sofia:
“Brava, piccola. Tutto è nelle tue mani.”
La vita migliorò. La mattina facevano colazione insieme, la sera cucinavano, dividevano le faccende. Matteo smise di lamentarsi, Sofia di piangere.
Cinque anni dopo, nacque una bambina. Per il primo compleanno, invitarono tutta la famiglia. Dopo cena, Sofia si avvicinò a Nadia.
“Grazie, mamma. Senza di voi ci saremmo lasciati. Ero così sciocca…”
“Eri solo inesperta. Ora hai una famiglia.”
“Vorrei tornare a lavorare presto. Ci aiutate con la piccola? Alterniamoci con mia mamma.”
“Certo, sciocchina. È una gioia stare con loro.”
Da allora, Nadia non fu solo una suocera, ma un’amica. Oggi hanno due bambini, lei è in pensione e i nipoti spesso dormono da lei. Quando le chiedono come ha salvato quel matrimonio, risponde:
“Sto sempre dalla parte delle donne. Per questo mio figlio ha preso le sue sgridate, quando si è comportato da ragazzino.”
**Lezione:** A volte dire “no” è l’unico modo per insegnare ad amare.