Questa Sarà una Vita Completamente Diversa

Sarà una vita diversa.

A ventanni, Veronica non immaginava cosa le avrebbe riservato il futuro. Studiava alluniversità, amava il suo Davide e sognava il loro matrimonio, visto che ne parlavano già da tempo.

Davide era più grande di lei, aveva già finito il servizio militare quando era venuto alla festa scolastica dell”Autunno in Musica”. Lei era ancora al liceo. Ricordava ancora la prima volta che lo aveva visto. Vivevano nella stessa città, anzi, nella stessa scuola, solo che lui si era già diplomato prima di lei.

“Ma chi è questo bellissimo ragazzo?”, aveva pensato Veronica vedendolo.

Entrò nella sala, si guardò intorno cercando volti conosciuti, incrociò il suo sguardo e sorrise. Lei si innamorò allistante. E come poteva essere altrimenti? Era diverso da tutti gli altri ragazzi.

“Ciao, io sono Davide. E tu?”, le si avvicinò, mentre lei arrossiva. “Ti va di ballare?”, le prese la vita e iniziarono a girare.

“Veronica”

Non sentiva più le gambe, come se volasse. Davide la guidava con sicurezza, e lei percepiva ogni suo movimento.

“Veronica, balli divinamente”, le disse sorridendo.

Non la lasciò per tutta la serata. Si misero daccordo che lavrebbe accompagnata a casa dopo la festa. Camminarono a lungo, senza volersi separare, ma Veronica sapeva che doveva rientrare: sua madre si sarebbe preoccupata.

Davide non le permetteva mai di annoiarsi. Dopo il liceo, si iscrisse alluniversità nella loro città, mentre lui lavorava. Non conosceva la noia né il malumore: con il suo ottimismo contagiava chiunque gli stesse vicino. Aveva tanti amici, e Veronica ora lo accompagnava spesso alle feste e ai matrimoni.

Le regalava rose anche in pieno inverno. Ogni loro uscita era una festa: caffè, gite in campagna, da soli o in compagnia.

Al terzo anno di università, Davide la sorprese.

“Per le vacanze di Natale, andiamo in un resort sciistico. Ho già preso due biglietti. Ti insegnerò a sciare, ci sono ottimi maestri.”

“Evviva, Davì, sei il migliore!”, esclamò, saltandogli al collo. Poi, ridendo: “Ma sono una fifona, ho paura delle discese, non lo sapevi?”

Quel viaggio fu indimenticabile. Veronica imparò presto a sciare, e le piacque così tanto che le dispiacque quando finì. Poi arrivò l8 marzo. Davide arrivò a casa sua con due mazzi di rose.

“Buona festa della donna”, disse, porgendone uno alla madre di Veronica e laltro a lei. “Questo è per te, bellissima”, la baciò sulla guancia, mentre lei era estasiata da quei fiori magnifici.

“Davide, ma perché spendi così tanto?”, chiese sua madre. “Costano un sacco.”

“Non importa. Sandro e Valerio stanno partendo per un lavoro fuori città e mi hanno coinvolto. Andrò con loro. Stanno costruendo una linea elettrica ad alta tensione, cercano elettricisti e pagano bene. Così metterò da parte per il matrimonio e per una macchina.”

“Non voglio che tu vada”, disse Veronica. “Ti prego, Davide.”

“Sarà solo per tre o quattro mesi. Ci sentiremo spesso. Voglio organizzare un matrimonio bellissimo, anche tu lo vuoi, no?”

“Sì, ma possiamo anche fare qualcosa di più semplice. Limportante è stare insieme.”

Ma Davide aveva deciso e non si fece convincere. Partì con gli amici. Lo pagavano bene, e si sentivano spesso.

Veronica era a lezione quando avvertì unimprovvisa inquietudine, che poi svanì. La sera prima aveva parlato con Davide, quindi non si aspettava una sua chiama. Ma quella sera, a casa, il cuore le batteva forte. Lo chiamò lei, anche se di solito era lui a farlo. Il telefono di Davide rimase muto. Il cuore le martellava così forte da farle male alle tempie.

“Perché non risponde?”, pensava, sempre più agitata. Lo chiamò cinque volte, ma niente.

Trovò in fretta il numero di Valerio e riuscì a contattarlo.

“Valerio, dovè Davide?”

Dallaltra parte, la voce di Valerio era strozzata.

“Davide non cè più”

“Come non cè più?”, chiese Veronica, ma la linea si interruppe.

“Mammaaa!”, urlò, scoppiando in lacrime.

Il resto fu un incubo. Scoprì poi che Davide era stato fulminato da un cavo dellalta tensione. Anna Maria, sua madre, devastata dal dolore, quasi non parlava. Aspettò che il padre di Davide e suo fratello minore, Roberto, andassero a riprendere il corpo. Il resto non voleva nemmeno ricordarlo: il funerale, il lutto, loscurità infinita.

Veronica cadde in uno stato di torpore. Andava a trovare Anna Maria e spesso stavano in silenzio. Oppure andavano insieme al cimitero, sulla tomba di Davide.

Anna Maria non la lasciava andare, insistendo perché restasse vicina a lei, soprattutto destate, durante le vacanze. Visitavano chiese, bevevano il tè insieme.

“Veronica, andiamo al mare”, le propose un giorno la madre di Davide.

Lei accettò, anche se non capiva il perché. Davide non cera più, eppure Anna Maria non la lasciava andare. Persino sua madre le diceva che era il momento di voltare pagina. Ma decisero comunque di partire per una settimana. Ed eccole al mare.

La mattina andavano in spiaggia, prendevano il sole, e nel pomeriggio riposavano in camera. Anna Maria sembrava un po più serena. Veronica guardava il telefono, senza voglia di dormire. Anna Maria sonnecchiava.

Intorno a lei la vita scorreva, ma lei si sentiva sola.

Uscì e andò verso il mare, che era vicino. Si fermò sulla passeggiata, guardando lorizzonte dove il mare si univa al cielo. In lontananza, scorse una nave, piccola come un puntino. I gabbiani gridavano, le macchine rombavano, i bambini ridevano. La vita pulsava, ma lei si sentiva vuota.

“Così bella e così triste”, sentì dire accanto a sé.

Si girò e stava per rispondere male, ma quel ragazzo le ricordava Davide. Non capiva bene perché, ma qualcosa in lui glielo riportava alla mente.

“I belli non hanno mai fortuna”, rispose con malinconia.

“Non sono daccordo”, ribatté lui. “Credimi, te lo dice Leandro.”

“Leandro? Io sono Veronica.”

Scambiarono qualche parola, poi lei si voltò e se ne andò. Lui la guardò allontanarsi. La osservava da giorni, quella ragazza triste, e si chiedeva perché fosse sempre con quella donna, forse sua madre.

Leandro era deciso a scoprire da dove venisse Veronica. Gli piaceva tantissimo, anche se quella tristezza lo turbava. Non laveva mai vista sorridere.

Mancavano due giorni alla partenza. Anna Maria dormiva dopo la spiaggia. Veronica decise di andare al supermercato. Sulla via del ritorno, incontrò Leandro. Lui le prese subito la borsa della spesa.

“Posso aiutarti? Spero non ti dispiaccia.”

“Fallo, se vuoi.”

“Veronica, parliamo un po. Ho cose serie da dirti e molte domande. Se non ti dispiace.” Le indicò un bar lì vicino, invitandola a sedersi.

“Io parto tra tre giorni”, disse Leandro. “E tu resterai ancora qui?”

“No, domani notte torniamo a casa. Abbiamo già i biglietti.”

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