Questo recinto è l’unico posto che non mi scaccia. A volte sento di essermi affezionato…

Questo recinto è lunico posto che non mi respinge. A volte mi sembra di essermi legato a lui

Le persone passavano accanto: qualcuno di fretta, qualcuno lentamente, ma quasi nessuno si fermava.
«Non conto più i giorni. Se sono tutti uguali, se tutto inizia e finisce allo stesso modo, i numeri perdono significato. Qui, accanto a questo recinto arrugginito, la mattina differisce dalla sera solo per come cade la luce. La pioggia e il vento sono diventati familiari, come la fame e il silenzio. Eppure non me ne sono andato. Questo recinto è lunico posto che non mi respinge. A volte mi sembra di essermi legato a lui come un tempo alla casa. Ma forse aspetto ancora cosa? Non lo so.»

Seduto su quella striscia di terra tra il recinto traballante e il marciapiede, il suo pelo era arruffato e spento, il fango mescolato allacqua si attaccava alle zampe, e la pioggia gocciolava lenta dalle sbarre arrugginite. La gente passava accanto a lui: chi di fretta, chi piano, ma quasi nessuno si fermava. Se pure lo guardavano, era solo per un attimo, con occhi stanchi o indifferenti. Per loro era solo un altro cane abbandonato per strada.

Ma lui ricordava un altro mondo. Un mondo in cui la mattina cominciava con il profumo del pane fresco. Una piccola cucina dove si agitava tra i piedi, cercando di raggiungere il tavolo. Il calore della stufa dinverno e la risata della padrona quando inciampava in lui. La mano gentile che gli accarezzava la testa senza motivo.

Tutto cambiò lentamente. Prima solo sguardi freddi e distanti. Poi una ciotola che restava vuota sempre più spesso. Grida, parole dure, spintoni. E un giorno si ritrovò oltre la soglia. Senza addii, senza spieg

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