Raccontava bugie ai compaesani sulla figlia per la vergogna

Nella quiete della campagna toscana, tra i colli verdi di Chianti, si raccontava una storia che pesava come una pietra sul cuore di chi la conosceva.

Gloria, una donna anziana di Montepulciano, aveva sempre creduto nei sogni. Fin da giovane, interpretava quelli degli altri e i suoi con una strana precisione. Spesso sognava di volare, librarsi sopra i tetti di terracotta, il vento tra i capelli. Un sogno, però, si ripeteva: cavalli bianchi macchiati di grigio, una slitta, e accanto a lei, il marito Marcello. Correvano veloci, poi decollavano nel cielo, lasciando il cuore in gola. Ma dopo la morte di Marcello, nei sogni lui restava in disparte, sorridente, senza prendere le redini. Le dicevano che sognare cavalli portava sfortuna, ma a lei piaceva troppo smettere.

Quella notte, però, i cavalli salirono più in alto del solito, verso una nuvola dove un angioletto sorrideva. “Margherita! La mia Margherita!” gridò nel sonno, svegliandosi di soprassalto. “È ora… è ora di prepararmi,” sussurrò senza tristezza.

La casa era ordinata, come sempre. Tirò fuori il fagotto che aveva preparato da anni per quel momento, sistemò tutto, scrisse persino dove trovare ogni cosa. “Non voglio che estranei frughino tra le mie cose,” pensò. Solo Carla, la sua amica più cara, sarebbe venuta.

Prese un quaderno e scrisse:

“Perdonami, Carla. Sei la mia famiglia. Non dire a nessuno il mio terribile segreto, ti prego. Per anni ho mentito, anche a te. Dicevo che mia figlia Margherita era premurosa, che non veniva a trovarmi perché malata… Ma la verità è che non so dove sia. Credo sia viva, ma mi ha abbandonato da tempo. Per vergogna, ho inventato tutto. Non aspettarla al mio funerale. Seppelliscimi accanto a Marcello. La casa e ciò che contiene è tua. Non sono riuscita a tenermi mia figlia… porto questa vergogna con me. Lasciamola seppellire.”

Gloria accese il camino, chiuse la stufa e si sdraiò per l’ultima volta.

Carla, la mattina dopo, vide che la casa era buia. “Non avrà lasciato qualche lettera?” chiese il carabiniere. “No, niente,” mentì lei, stringendo il biglietto nella tasca.

* * *

Margherita era cresciuta bella e intelligente. Marcello, un agronomo sposato, si era innamorato di Gloria, una contadina. Per le regole dell’epoca, avrebbero dovuto cacciarlo dal lavoro, ma il capo del paese, che aveva i suoi scheletri nell’armadio, li aiutò a sposarsi in fretta. La prima moglie di Marcello se ne andò a Firenze, trovò un altro, e loro vissero felici… ma non a lungo.

I cavalli del sogno diventarono reali, portando disgrazia. Marcello tornava in bicicletta dai campi quando, nel buio, un carro guidato da un ubriaco lo travolse. Se l’avessero trovato prima… ma lo trovarono morto all’alba.

Dopo, Gloria visse solo per Margherita. La ragazza studiava bene, cantava, ballava, e alla fine entrò all’Accademia di Belle Arti di Firenze. I primi tempi, Gloria la raggiungeva, portandole cibo. Poi Margherita cominciò a evitarla, a essere sgarbata. Una volta, all’ostello, le dissero che aveva conosciuto uno straniero, che l’aveva f

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