Era una storia che i paesani non sapevano, perché la vergogna era troppo grande. Nel fagottino preparato per la morte, cerano anche delle lettere dalla figlia. Gallina le prese e le mise sotto il cuscino della defunta. Che le porti con sé nella tomba, e la sua terribile vergogna.
Da una storia vera. Una vergogna terribile.
Giuliana fin da giovane credeva nei sogni. Per qualche motivo, era così. A volte, le ragazze del paese le raccontavano i loro sogni, e lei ci pensava poi spiegava cosa potevano significare. Raramente sbagliava. E i suoi sogni li interpretava sempre da sola. E poi nei sogni volava! A volte, davvero, si alzava sopra le case e planava via! Da togliere il fiato! Un sogno lo faceva spesso, sempre uguale. Cavalli bianchi con macchie grigie, legati a una slitta, e dentro cerano lei e Alessio che tenevano le redini. I cavalli prendevano una tale velocità che decollavano verso il cielo! A loro due mancava il respiro! Lasciarono le redini e si abbassarono nella slitta volavano Quel sogno lo fece più volte, finché Alessio era vivo. Dopo la sua morte, ancora “volò” sui cavalli, ma lui era lì accanto, solo che non prendeva più le redini Sorrideva Quel “volo” notturno le piaceva tanto, anche se sapeva che cavalli nei sogni significavano malattia, o forse morte Così, “volava” di notte, e poi, guarda un po o la pressione alle stelle, o fitte al cuore
Quella notte, erano di nuovo insieme nella slitta. Ma nessuno guidava più il “volo”. Le redini non cerano più. E i cavalli salivano sempre più in alto, fino alle nuvole! Su una nuvola cera un angioletto con le ali che sorrideva a loro. “Luciana! Mia Luciana!” gridò nel sogno Giuliana così forte da svegliarsi da sola
“È ora È ora che mi prepari”, sussurrò tra sé. Senza dolore, senza disperazione.
In casa amava lordine, così aveva appena lavato il pavimento e steso i tappeti fatti a mano. Tirò fuori il fagottino quello che teneva da tempo “per la morte”, sistemò tutto, scrisse anche delle note su cosa e dove mettere. Perché senza di lei, nessuno lo avrebbe fatto. Gente estranea avrebbe frugato Oppure sarebbe arrivata Gallina, chi altri ormai? Era lunica che ancora la visitava, era unamica, quasi una sorella. Poche delle sue compagne erano rimaste al mondo, e nessuna sarebbe venuta, perché le facevano male le gambe. Ma Gallina era ancora svelta. Sarebbe corsa
Giuliana prese un quaderno di scuola, una penna e si mise a scrivere una lettera.
“Perdonami, Gallina. Sei la più cara che ho. Abbiamo vissuto insieme come sorelle Non dire a nessuno, ti prego, la mia vergogna terribile. Forse a me non importerà più, se la gente parlerà, ma ti chiedo lo stesso Non dire niente. Per anni ho mentito alla gente e a te, sorella mia, dicendo che avevo una figlia premurosa, che non veniva perché era malata Ma la verità è che non so dove sia. Penso che sia viva, ma mi ha lasciata tanto tempo fa. E per non vergognarmi davanti a tutti, ho mentito, anche a te Non aspettare mia figlia, non cercarla Seppelliscimi vicino ad Alessio, dove ho lasciato il posto. La casa e tutto ciò che cè dentro, lo lascio a te. Forse ai tuoi figli servirà qualcosa. Non sono riuscita a crescere mia figlia Ho una vergogna terribile. E che vada con me nella tomba Ti prego, sorella mia”
Giuliana accese bene la stufa, chiuse la serranda del camino e si mise a dormire
Gallina la sera prima aveva notato che dalla sua amica non si vedeva luce, ma come poteva immaginare?
“Non ha lasciato qualche messaggio la poveretta?” chiese il poliziotto venuto a registrare la morte della donna sola.
“No, niente Niente Era dura per lei la solitudine, ecco” disse Gallina, stringendo in tasca la lettera strappata dellamica.
***
La sua Luciana era cresciuta bella e intelligente. Unica, amata. Alessio, un agronomo sposato del paese, si era innamorato di una semplice contadina. Secondo le regole dellepoca, lo avrebbero licenziato, espulso dal partito, ma alla fine lo rimproverarono soltanto e sembrava che tutti si fossero dimenticati. Lui e la moglie non avevano figli, e invece questa contadina aveva avuto un bambino fuori dal matrimonio con lagronomo! Dicevano che il capo della cooperativa aveva “le mani in pasta”, e così aveva aiutato a divorziare e sposare Giuliana in fretta. “Non si può mica lasciare una bambina senza padre”, sbatté il pugno sul tavolo. La sua ex moglie era andata in città e, si diceva, aveva trovato un uomo di città, mentre loro vivevano felici, crescevano la figlia ma non per molto.
Gli stessi cavalli, simili a quelli dei sogni, ma veri, portarono la sventura. Alessio tornava la sera tardi dai campi in bicicletta. Nel buio, un cavallo lo travolse. Il cavaliere era ubriaco e non lo vide. Se solo qualcuno lavesse trovato in tempo! Giuliana aspettò fino allalba, senza chiudere occhio. Lo trovarono la mattina già morto. Si sarebbe potuto salvare, se qualcuno lo avesse visto. Ma forse era destino
Ci furono altri uomini per Giuliana Ma lei non li degnò mai di uno sguardo. Viveva solo per la figlia. E lei era la gioia della mamma. Studiava benissimo. E nel teatro del paese, anzi, di tutta la zona, recitava. Perché cantava e ballava! Dicevano tutti che aveva talento! E anche fortuna! Al primo tentativo entrò nientemeno che allAccademia di Belle Arti di Roma!
Giuliana non smetteva di essere orgogliosa di lei. Faceva di tutto per andare a trovarla, portarle da mangiare, vederla. Il primo anno Luciana era felice, tornava a casa appena poteva. Ma col tempo si allontanò. E poi cominciò a rispondere male. Nervosa, sempre insoddisfatta. Giuliana andò a trovarla una volta, due ma la figlia non era nella residenza universitaria. Dicevano che si era trovata un fidanzato straniero. Presto la cacciarono dallAccademia. I compagni dicevano che quello straniero laveva fatta cadere nella droga. Allora nei paesini non sapevano neanche cosa fosse. Che vergogna per una madre! Terribile! Dopo un anno che non si vedevano, Luciana scrisse una lettera. Diceva: “Dimenticami e non cercarmi. Ho la mia vita.”
A volte Giuliana zappava i campi di barbabietole, ogni fila sembrava chilometri, e a lei ne servivano ancora di più, per non alzare la testa, per non vedere gli sguardi della gente. Le lacrime cadevano sulle barbabietole
Una volta, prima della festa del paese, mentre pulivano le barbabietole, Giuliana osò dire alle donne che sua figlia si era sposata. Una settimana prima era andata a Roma, e poi confessò: “Ero al matrimonio di mia figlia! Non lho detto per non portare sfortuna! Ha trovato un uomo serio. Un direttore importante. Ha un lavoro che lo porta in giro per il mondo. Non vedrò più mia figlia a casa. Non la vedrò! Ma vi offro da bere, ragazze!”
E lo fece! Come era tradizione,