Elena e Marco si preparavano a sposarsi. Il loro matrimonio era in pieno svolgimento quando il dj annunciò: “È il momento dei regali!” I primi a congratularsi furono i genitori di lei. Subito dopo si avvicinò la madre di Marco, Antonella Vittoria, con una grossa scatola avvolta da un fiocco azzurro brillante.
“Niente male! Chissà cosa c’è dentro!” sussurrò Elena, emozionata, all’orecchio di Marco.
“Non ne ho idea. Mamma ha tenuto tutto segreto,” rispose il fidanzato, perplesso.
Decisero di aprire i regali solo il giorno dopo, quando la frenesia del matrimonio si fosse calmata. Elena propose di iniziare proprio con la scatola della suocera. Sciolsero il fiocco, sollevarono il coperchio e… rimasero senza parole.
Elena aveva notato una stranezza in Marco: non prendeva mai niente senza chiedere, neppure un piccolo oggetto.
“Posso finire l’ultimo cioccolatino?” domandava timidamente, guardando la ciotola con l’unico bonbon rimasto.
“Certo!” rispondeva Elena, sorpresa. “Potevi prenderlo senza chiedere.”
“È abitudine,” sorrideva imbarazzato, svolgendo velocemente la carta.
Solo dopo qualche mese Elena capì da dove venisse quella timidezza.
Un giorno, Marco la invitò a conoscere i suoi genitori, Antonella Vittoria e Paolo Giovanni. All’inizio, la suocera le era sembrata accogliente, ma la prima impressione svanì quando Antonella li invitò a tavola.
Davanti agli ospiti mise due piatti con due patate e una piccolissima polpetta. Marco finì velocemente e, abbassando la voce, chiese timidamente il bis.
“Ma quanto mangi! Ti sfami per quattro! Non ci sono soldi per te!” esclamò Antonella ad alta voce, imbarazzando Elena profondamente.
Quando fu Paolo a chiedere altro, Antonella gli riempì il piatto con entusiasmo. Elena finì la cena a fatica, sconcertata dall’evidente sfavore della suocera verso il proprio figlio.
Più avanti, durante i preparativi del matrimonio, Antonella si mostrò ancora più evidente. Non le piaceva nulla: gli anelli, il ristorante, il menu.
“Che spreco! Potevate trovare qualcosa di più economico!” diceva con tono di rimprovero.
Fu Elena a non reggere più.
“Lasciate che decidiamo noi!” esplose. “Sono i nostri soldi e le nostre scelte!”
Offesa, Antonella smise di chiamare e minacciò perfino di non venire al matrimonio.
Due giorni prima della cerimonia, Paolo andò dai giovani di persona.
“Marco, aiutami con un regalo,” chiese, portandolo alla macchina.
Aveva comprato una lavatrice per loro, per non dipendere dai capricci della moglie. Confessò di aver litigato con Antonella: trovava troppo costoso perfino un regalo per il figlio.
Il giorno del matrimonio, Antonella si presentò comunque—in un vestito elegante, arrivata in taxi. Si comportò con decoro, consegnò la scatola con il fiocco azzurro e poi si perse tra gli invitati.
Il mattino seguente, Elena e Marco aprirono la scatola con impazienza. L’attesa si trasformò in delusione.
“Asciugamani?” borbottò Elena, tirando fuori il primo.
“E calzini,” aggiunse Marco con un sospiro, sollevando due paia di calzini spessi. “Aveva ragione papà… Mamma ha preso la prima cosa a portata di mano. È incredibile che sia diventata così tirchia. Sarebbe stato meglio senza regalo.”
Ma la storia non finì lì. Qualche giorno dopo, Antonella chiamò il figlio per… sapere chi avesse regalato cosa al matrimonio.
“Dai, dimmi! Cosa ha dato tua suocera? E lo zio Luca? E le amiche di Elena?” incalzò.
Stanco di discuterne, Marco rispose breve:
“Mamma, non sono affari tuoi. Io ed Elena siamo felici così.”
Poi riattaccò, senza provare neanche un po’ di rimorso per la prima volta in vita sua.
La vita insegna una cosa: la gentilezza non si misura dal prezzo di un regalo. Ma il rispetto, come l’amore, si vede nei piccoli gesti. E quelli, purtroppo, ad Antonella erano finiti.