Elena e Marco stavano per sposarsi. Il loro matrimonio era in pieno svolgimento quando il presentatore annunciò: era il momento dei regali. I primi a congratularsi furono i genitori della sposa. Subito dopo si avvicinò la madre di Marco, Maria Vittoria, con una grande scatola legata con un fiocco azzurro brillante.
— Accidenti! Chissà cosa c’è dentro? — sussurrò Elena, emozionata, all’orecchio di Marco.
— Non ne ho idea. Mamma ha tenuto tutto segreto — rispose lo sposo, confuso.
Decisero di aprire i regali solo il giorno dopo, quando la frenesia del matrimonio si fosse calmata. Elena propose di cominciare proprio dalla scatola della suocera. Dopo aver sciolto i nastri e sollevato il coperchio, sbirciarono dentro… e rimasero senza parole.
Elena aveva notato da tempo una stranezza in Marco: non prendeva mai nulla senza permesso, nemmeno una piccolezza.
— Posso finire l’ultimo cioccolatino? — chiedeva timidamente, fissando la ciotola con l’unico dolcetto rimasto.
— Ma certo! — rispondeva Elena, sorpresa. — Potevi anche non chiedere.
— È un’abitudine — sorrideva imbarazzato, mentre apre rapidamente l’involucro.
Ci vollero mesi prima che Elena capisse da dove venisse quell’eccessiva timidezza.
Un giorno, Marco la presentò ai suoi genitori, Maria Vittoria e Paolo Giovanni. All’inizio, la suocera le sembrò una donna accogliente, ma la prima impressione svanì presto quando li invitò a tavola.
Davanti agli ospiti, Maria Vittoria mise due piatti con due cucchiai di patate e una piccola polpetta. Marco finì rapidamente il pasto e, a bassa voce, chiese timidamente un bis.
— Ma quanto mangi! Mangi come quattro! Non c’è modo di saziarti! — esclamò la suocera, imbarazzando Elena profondamente.
Quando fu Paolo Giovanni a chiedere altro cibo, Maria Vittoria gli riempì il piatto con gioia. Elena finì a fatica la cena, sconcertata dal evidente disprezzo della suocera verso il proprio figlio.
Più tardi, durante i preparativi del matrimonio, Maria Vittoria si dimostrò ancora più chiara. Non le piaceva niente: gli anelli, il ristorante, il menu.
— Perché spendere così tanto? Si poteva trovare qualcosa di più economico! — diceva con tono di rimprovero.
Fu Elena a perdere la pazienza per prima.
— Lasciate che decidiamo noi! — sbottò. — Sono i nostri soldi e le nostre scelte!
Offesa, Maria Vittoria smise di chiamare e minacciò persino di non venire al matrimonio.
Due giorni prima della cerimonia, Paolo Giovanni andò dai giovani.
— Figliolo, aiutami con il regalo — disse, accompagnando Marco alla macchina.
Aveva comprato una lavatrice per i ragazzi, per non dipendere dai capricci della moglie. Ammise che avevano litigato: Maria Vittoria lo considerava un regalo troppo costoso, perfino per il proprio figlio.
Il giorno del matrimonio, Maria Vittoria si presentò comunque — in un abito elegante, arrivata in taxi. Si comportò con compostezza, consegnò la scatola col fiocco azzurro e poi si immerse nei festeggiamenti.
La mattina dopo, Elena e Marco aprirono con impazienza la scatola. L’attesa si trasformò in delusione.
— Asciugamani? — mormorò Elena, tirandone fuori uno.
— E calzini — aggiunse Marco con un sospiro pesante, sollevando due paia di calzini di spugna. — Papà aveva ragione… Mamma ha regalato la prima cosa che le è capitata sotto mano. È difficile credere che sia diventata così tirchia. Sarebbe stato meglio senza regalo.
Ma la storia non finì lì. Dopo qualche giorno, Maria Vittoria chiamò il figlio per… sapere chi avesse regalato cosa al matrimonio.
— Su, dimmi! Cosa ha dato tua suocera? E lo zio Luca? E le amiche di Elena? — insisteva.
Senza voglia di discutere i doni degli altri, Marco rispose secco:
— Mamma, non sono affari tuoi. Io ed Elena siamo contenti così.
Poi riattaccò, senza provare per la prima volta neanche un briciolo di colpa.
La vita ci insegna una cosa: la gentilezza non si misura dal prezzo del regalo. Ma il rispetto, come l’amore, si mostra nei dettagli. E quelli, purtroppo, in Maria Vittoria erano ormai svaniti.