«Dammi quel vestito — tanto non ci entrerai mai»: suocera, intrighi e una famiglia non tua
Elena aveva appena messo a dormire suo figlio quando arrivò il messaggio: «Arrivo tra poco». La mittente era Anna Maria, sua suocera. Una donna difficile, per usare un eufemismo. Niente cure, niente affetto — solo arroganza, narcisismo e quel continuo tentativo di sembrare più giovane. Nessuno sapeva la sua vera età — lei stessa nascondeva i numeri, sostenendo che «dentro si sentiva sempre una ragazzina di diciotto anni».
Quando Elena era incinta, Anna Maria aveva subito fatto capire che su di lei non poteva contare. La sua vita attiva — palestra, balli, appuntamenti — non prevedeva spazio per cullare un neonato. Era stata categorica:
— Ho già fatto la mia parte con mio figlio. Non ne faccio un giorno di più.
E così, dieci minuti dopo, il campanello suonò. Sulla soglia c’era la suocera, con un vestito sgargiante, una pettinatura da conduttrice televisiva e scarpe con tacchi così alti che sembravano echeggiare in tutto il condominio. Entrò come se fosse a casa sua, si tolse le scarpe con nonchalance e andò in cucina.
— Elena, fammi un tè, va bene? Oggi sono stata come un fulmine — dal lavoro ai negozi, di qua e di là… Sono stremata. E poi, mi sono ricordata di quel vestito verde che avevi al matrimonio di tua cugina.
— Sì, me lo ricordo — rispose Elena, già in allarme.
— Dammelo. Tanto ora dopo il parto sei ingrassata, non ci entrerai più.
Elena abbassò lo sguardo. La ferì. Sì, il suo corpo era cambiato — ma sentirselo dire da una parente, con quel tono… faceva male. Ma la suocera, come al solito, non la mollò.
— E non mi chiedi neanche perché mi serva?
Silenzio. Elena ormai sapeva che Anna Maria era sempre alla ricerca del prossimo “principe azzurro” — qualcuno più giovane, più ricco. La sua vita era un eterno casting. Nessuna storia durava più di due mesi.
— Ho un nuovo corteggiatore — continuò la suocera con orgoglio. — Un bel ragazzo, con macchina e casa di proprietà. Ma probabilmente un donnaiolo. Voglio metterlo alla prova. Elena, aiutami tu — scrivigli su Facebook. Vedi se abbocca.
— Scusa, ma non mi intrometto in queste cose — rispose Elena, decisa.
— Ah, ecco? Non me l’aspettavo! Va bene, allora. Tieniti pure il vestito, potrai usarci per pulire i pavimenti, tanto non ci entrerai mai! — sbuffò Anna Maria, uscendo a precipizio e sbattendo la porta.
Ovviamente, la suocera si affrettò a lamentarsi con suo figlio. Marco tornò a casa, ascoltò entrambe le versioni. Sapeva che sua madre era impulsiva e che ci voleva “il giusto approccio”. Ma dentro, comunque, era furioso.
— Parlerò con lei, non preoccuparti — sussurrò, abbracciando la moglie.
Passarono alcuni giorni. Per il compleanno di Marco erano invitati degli amici, ma una vecchia conoscenza con la famiglia non poté venire. In quel momento, Anna Maria chiamò… non per fare gli auguri, ma per lamentarsi di un altro flirt finito male.
Poi tornò. Portò un vasetto di marmellata e delle scuse.
— Scusami, Elena. Ho perso le staffe. È solo che… sono stanca. È dura essere sola. Continuo a cercare qualcuno, ma alla fine sono solo delusioni. Questo Giuliano, per esempio… Avevamo progetti, e poi suo figlio mi ha chiamato — ha detto che sto rovinando la famiglia. Che Giuliano è pieno di debiti, è ancora sposato, e io sono solo un passatempo. E poi ha smesso di parlarmi. Come se mi avesse cancellata.
— Forse aveva paura? — chiese Elena con dolcezza.
— Forse… O forse è solo un vigliacco. Suo figlio gli ha tagliato i fondi se non mi mollava. E lui l’ha fatto. Fine della storia. Probabilmente aveva paura che lo trascinassi in municipio e poi mi intestassi tutto. Ti rendi conto?
Mentre Anna Maria si lamentava, Elena ascoltava in silenzio. Entrò Marco. Mentre mangiava, sua madre ricominciò la solita recita — raccontando di come l’avevano ferita, di quanto fosse stanca di essere sola. Voleva che anche lui la compatisse, come sempre.
— Mamma, forse devi solo aspettare? La persona giusta arriverà — disse lui con calma.
— Ah sì? E intanto devo marcire in casa?
— No, ma magari con meno drammi? Porta tuo nipote al parco. La vita non è solo storie d’amore.
— Ah, capisco. Volete farmi fare la babysitter gratis, eh? No, grazie, vostro figlio, vostri problemi!
— Mamma, prendi tutto come un affronto. Dovresti trovarti un hobby, non sempre nuovi guai.
— Un hobby? Io voglio amare! E se sbaglio, è la mia vita! Piuttosto, di’ a tua moglie che si rimetta in forma, perché dopo il parto è diventata una palla. Non interessa più a nessuno, solo il bambino in braccio. Secondo te così si salvano i matrimoni?
— Basta! Non toccare Elena! Ha appena partorito, ci vuole tempo. Invece di criticarla, potresti sostenerla!
Anna Maria sbatté la porta e se ne andò. Elena, dall’altra stanza, aveva sentito tutto. Un nodo le serrò la gola, ma senza dire una parola abbracciò suo marito.
Perché sapeva: sua suocera non sarebbe mai cambiata. Era fatta così. E l’unica cosa da fare era imparare a conviverci… o mettere un muro tra loro.