Ricetta di Famiglia

*La Ricetta di Famiglia*

“Davvero vuoi sposare un uomo conosciuto su internet?” chiese Evelina Rossi, scrutando la futura nuora come se potesse nascondere una banconota falsa. Il suo sguardo, pesante e giudicante, scivolò sui capelli semplici di Giulia, sul vestito modesto. “Non vi conoscete nemmeno bene!”

Giulia sentì i brividi scendere lungo la schiena. Erano sedute nella cucina del vecchio appartamento in periferia dove era cresciuto Marco. La stanza era piccola ma accogliente, lucida e profumata di vaniglia e legno antico.

“Mamma, basta così,” intervenne Marco, abbracciando Giulia. “Non ci siamo conosciuti online, ma in un circolo di lettura. Abbiamo solo chattato prima. Sei mesi! E Giulia è straordinaria!”

La loro storia era cominciata così: Giulia teneva un blog su libri dimenticati. Marco, ingegnere informatico con una passione per i classici, aveva trovato un suo post sui *Fratelli Karamazov*. La discussione era continuata in privato, poi in lunghe chiamate. Scoprirono di ridere alle stesse battute, di amare le stesse coseil silenzio, lonestà, lodore della carta vecchia. Il primo incontro, davanti alla statua di Dante, non fu un appuntamento ma la naturale continuazione del dialogo. Lui si sentiva a casa con lei. Lei vedeva in lui un uomo timido ma profondo.

“Straordinaria,” sbuffò Evelina, agitando rumorosamente il cucchiaino nella tazza di porcellana. “Ma viene da unaltra città, non ha lavoro qui, e poichi sa cosa le passa per la testa? Ho cresciuto mio figlio, lho educato, e ora arriva questa sconosciuta”

Giulia strinse i denti ma tacque. Aveva capito: la suocera non la vedeva come una persona, ma come una minacciaunestranea che voleva portarle via il figlio. Evelina era una donna di regole ferree, che dopo la morte del marito cinque anni prima aveva stretto ancora di più il cerchio attorno a Marco.

I primi tentativi di avvicinarsi fallirono.

Quando Giulia, mettendocela tutta, preparò una crostata di mele con cannella e anice “come faceva sua nonna”, Evelina ne staccò un pezzettino e borbottò:

“Troppo dolce. Da noi non si fa così.”

Quando Giulia propose di aiutare con le pulizie, la risposta fu secca:

“No, grazie. Io so dove sta tutto. Altrimenti poi ci metto mesi a ritrovare le cose.”

Da solo con Giulia, tra i modellini di navi e i libri di fisica, Marco alzò le spalle:

“Non prenderla a cuore. Mamma è così. Ti vuole bene, ma è spinosa come un riccio.”

“Ci sto provando,” sussurrò Giulia, guardando i balconi tutti uguali fuori dalla finestra. “Vivere in una guerra fredda è difficile, e trasferirci da soli non possiamo farlo presto.”

Ma Giulia non si arrese. Era convinta che ogni fortezza avesse una porta segreta.

Un sabato mattina, Evelina sfogliò un vecchio album mentre spolverava. Giulia chiese di unirsi e notò come si fermasse su una foto ingiallita: lei giovane e sorridente, accanto a un uomo dai capelli scuri.

“Chi è?” chiese Giulia con cautela.

Evelina trasalì, come colta in flagrante.

“Mio fratello, Andrea,” sospirò, e per la prima volta la sua voce perse le spine, lasciando spazio alla malinconia. “Litigammo ventanni fa, forse più.”

“Per cosa?”

“Sciocchezze. Una disputa sulleredità dei nostri genitori. Entrambi testardi come muli. Lui mi disse parole cattive, io risposi peggio. E basta. Viviamo nella stessa città ma come su pianeti diversi.”

Giulia tacque, ma nella sua mente nacque un piano. Ricordò che Marco aveva accennato a quanto la madre si fosse chiusa dopo quel litigio.

Una settimana dopo, parlando con la chiacchierona vicina, zia Pina, Giulia “casualmente” chiese della famiglia.

“Ah, Evelina e Andrea!” esclamò la donna. “Erano inseparabili! Andrea abita nel quartiere nuovo. Lanno scorso è stato male, un intervento al cuore. I figli sono a Milano, poveretto, è solo.”

Quella sera, mentre Marco leggeva e Evelina lavorava a maglia, Giulia disse piano:

“Evelina, sapeva che suo fratello lanno scorso ha avuto un intervento al cuore?”

I ferri si fermarono. Evelina impallidì.

“Cosa?! Come lo sai?”

“Me lha detto zia Pina oggi. Dice che è solo, i figli lontani”

Evelina non rispose. Andò in camera sua. Giulia sentì i suoi passi dietro la porta.

Il mattino dopo, Evelina era già pronta, indossando il cappotto migliore.

“Vado da unamica,” borbottò.

Tornò a sera. Gli occhi rossi, ma senza la solita freddezza. Vedendo Giulia in cucina, si fermò.

“Grazie,” disse, la voce strozzata. E se ne andò, incapace di aggiungere altro.

Come seppe poi, Evelina aveva preso lautobus e si era fermata mezzora davanti al palazzo di Andrea. Poi aveva suonato. Lui aprì, e dopo un attimo di silenzio, si abbracciarono, piangendo per gli anni perduti, ridendo di quanto fossero stati sciocchi.

“Hai ragione,” disse Evelina qualche giorno dopo, sorseggiando il tè. “A volte basta fare il primo passo. Ventanni di silenzio per un pezzo di terra Che stupidaggine.”

Da allora, il suo atteggiamento cambiò. Non più ospite indesiderata, Giulia diventò di famiglia. Una volta, mentre sistemavano la dispensa, Evelina chiese:

“Giulia, quella crostata quella con lanice. Me la insegni? A Marco è piaciuta.”

Con mani che tremavano leggermente, Giulia prese la farina. Lavorarono insieme nella piccola cucina, Evelina insolitamente silenziosa e disponibile.

“Sai,” disse Evelina, asciugandosi le mani sul grembiule, “mio fratello è felice che ci siamo riappacificati. Ha chiesto chi mi avesse spinto a venire.”

Giulia sorrise senza rispondere.

“Allora,” disse Marco tornando dal lavoro, trovandole insieme in cucina. “Avete cucinato qualcosa?”

Giulia si appoggiò alla sua spalla e annuì. Sapeva che a volte, per riconciliare tutti, bastava ricordare loro lamore che cera già prima di te. Bisognava solo trovare il filo giusto.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

4 − 3 =

Ricetta di Famiglia