Rientrando dal ristorante dopo aver festeggiato un compleanno speciale.

Giulia stava tornando a casa con il marito dopo aver festeggiato il suo compleanno in un ristorante. Era stata una serata meravigliosa, con molti parenti e colleghi di lavoro. Giulia non conosceva tutti, ma se Leonardo aveva deciso di invitarli, ci doveva pur essere una ragione.

Giulia non era il tipo che discuteva le decisioni del marito; non amava litigare o discutere. Preferiva assecondarlo piuttosto che cercare di dimostrare di avere ragione.
-Giulia, hai le chiavi di casa a portata di mano? Le trovi?
Giulia aprì la borsetta cercando di trovare le chiavi. Improvvisamente provò un dolore acuto e, per il riflesso, lasciò cadere la borsetta a terra.
-Perché urli?
-Mi sono punta con qualcosa.
-Nella tua borsetta ci si potrebbe rompere una gamba, non mi sorprende.

Giulia non disse nulla, raccolse la borsa e tirò fuori le chiavi con attenzione. Entrati in casa, dimenticò l’accaduto. Le gambe erano stanche, desiderava solo farsi una doccia e cadere a letto. La mattina dopo si svegliò con un forte dolore alla mano, il dito era rosso e gonfio. Ricordò la sera precedente e controllò la borsa per capire cosa fosse successo. Tirando fuori gli oggetti uno a uno, trovò un grande ago arrugginito sul fondo.

-Cos’è questo?
Non riusciva a capire come fosse finito lì. Prese quel misterioso oggetto e lo gettò nel cestino. Poi andò a cercare il kit di pronto soccorso per disinfettare la ferita. Bendato il dito, Giulia andò al lavoro. Ma già verso mezzogiorno si accorse di avere la febbre.

Chiamò il marito:
-Leonardo, non so che fare. Credo di aver preso qualcosa ieri sera. Ho la febbre, mal di testa, dolori ovunque. Leo, pensa, nella mia borsetta ho trovato un grande ago arrugginito, e proprio con quello mi sono punta.
-Forse dovresti vedere un medico, non voglio che sia tetano o un’infezione del sangue.
-Leonardo, non esagerare. Ho disinfettato la ferita, andrà tutto bene.

Ma con ogni ora che passava Giulia stava sempre peggio. Riuscì a malapena a terminare la giornata lavorativa, poi chiamò un taxi per tornare a casa. Non si sentiva in grado di affrontare il viaggio con i mezzi pubblici. Arrivata a casa crollò sul divano e si addormentò profondamente.

Le apparve in sogno sua nonna Anna, morta quando Giulia era ancora una bambina. Non sapeva come, ma era certa che fosse lei. Nonna Anna era anziana e curva. Il suo aspetto avrebbe potuto spaventare molti, ma Giulia sentiva che la nonna voleva aiutarla.

La nonna la guidava attraverso un campo, mostrandole quali erbe raccogliere, dicendole di preparare un infuso e di berlo per purificare il corpo dalla malattia che la stava consumando. Le disse che c’era qualcuno che le voleva male e che per combattere doveva restare viva. Giulia aveva poco tempo.

Si svegliò sudata, convinta di aver dormito a lungo, ma erano passati solo pochi minuti. Sentì aprirsi la porta d’ingresso, Leonardo era tornato. Giulia si alzò e uscì nel corridoio. Leonardo rimase di sasso vedendola:
-Cos’è successo? Guardati allo specchio.

Giulia si avvicinò allo specchio. Il giorno prima aveva visto una ragazza bella e sorridente, ora vedeva una figura pallida, con occhiaie scure e uno sguardo vuoto.
-Che sta succedendo?

Ricordò il sogno e disse al marito:
-Ho visto la nonna in sogno. Mi ha detto cosa fare…
-Giulia, vestiti, andiamo in ospedale.
-Non vado da nessuna parte, la nonna ha detto che i medici non possono aiutarmi.

Ne nacque un vero litigo. Leonardo accusava la moglie di essere impazzita, di avere visioni febbrili con una vecchia sconosciuta. Fu la loro prima grande lite. Leonardo afferrò Giulia per un braccio trascinandola verso l’uscita:

-Se non ci vuoi andare di tua volontà, ti ci porterò con la forza.
Ma Giulia si sottrasse, cadendo e urtando l’angolo del mobile. Leonardo, esaperato, se ne andò sbattendo la porta. Tutto ciò che Giulia riuscì a fare fu scrivere al capo spiegando che sarebbe rimasta a casa alcuni giorni per una malattia improvvisa.

Leonardo tornò verso la mezzanotte, chiedendo scusa. Giulia disse solo:
-Portami domani al paese della nonna.

La mattina dopo Giulia sembrava più un fantasma che una giovane donna in salute. Leonardo continuava a supplicarla:
-Giulia, smettila di fare la pazza, andiamo in ospedale. Non voglio perderti.

Ma andarono al villaggio. Giulia ricordava solo il nome del paese, non ci era più tornata da quando i genitori avevano venduto la casa della nonna dopo la sua morte. Dormì per tutto il viaggio. Non sapeva esattamente quale campo cercare ma, arrivati al villaggio, si svegliò e disse al marito:
-Andiamo là.

Scese dall’auto e, esausta, cadde tra le erbe. Sapeva che quel luogo era lo stesso che la nonna le aveva mostrato in sogno. Raccolse le erbe indicate dalla nonna e tornarono a casa. Leonardo preparò l’infuso seguendo le istruzioni di Giulia, che iniziò a berlo a piccoli sorsi sentendo un sollievo crescente.

Con fatica andò in bagno e vide che la sua urina era nera. Ma non ne fu spaventata, anzi, ricordò le parole della nonna:
-Sta uscendo…

Quella notte, la nonna le apparve di nuovo sorridendo. Le parlò:
-Su di te, nipotina, è stata lanciata una maledizione con quell’ago arrugginito. Il mio infuso ti ridarà forza, ma non basterà. Devi scoprire chi è stato e restituirgli il suo male. Non so chi l’abbia fatto. Non riesco a vedere. Ma in qualche modo è collegato a tuo marito. Se non avessi gettato quell’ago, avrei potuto sapere di più. Ma…

Procederemo così. Vai in negozio, compra un pacco di aghi e sulla più grande di’ queste parole: “Spiriti notturni, un tempo viventi! Ascoltatemi, spettri della notte, predicendo verità. Accerchiatemi! Indicami, aiutami, trovate il mio nemico…”. Poi metti l’ago nella borsa di tuo marito. Quello che ha mandato la maledizione si pungerà con quell’ago. Così scopriremo chi è e potremo restituirgli il suo male.

Detto questo, la nonna scomparve come una nebbia sottile.

Giulia si svegliò ancora agitata, ma sapeva che sarebbe guarita. Sapeva che la nonna l’avrebbe aiutata.
Leonardo decise di restare a casa quel giorno per prendersi cura di lei. Rimase sorpreso quando Giulia decise di uscire per andare al negozio, dicendo che doveva andarci da sola.

-Giulia, non essere sciocca, stai in piedi a malapena. Vengo con te.
-Leo, prepara una minestra per me, ho una fame incredibile dopo questo virus.
Giulia fece tutto come le aveva detto la nonna in sogno. La sera l’ago incantato era nella borsa di Leonardo. Lui, prima di dormire, chiese a Giulia:
-Sei sicura di farcela da sola? Forse dovrei ancora restare con te?
-Me la caverò.

Giulia si sentiva meglio, ma sapeva che il male era ancora dentro di lei, sentiva come se le avesse invaso il corpo, avvelenandola. Ma l’infuso, che ora prendeva da tre giorni, era come un antidoto, e sentiva che al male non piaceva.
Aspettò con ansia il ritorno di Leonardo dal lavoro. Lo accolse alla porta. La sua prima domanda fu:

-Come è andata la giornata?
-Bene, perché me lo chiedi?
Giulia pensava che la maledizione non avesse ancora colpito nessuno, ma Leonardo aggiunse:
-Qualcosa di strano, sai? Oggi Irene, una collega, ha cercato di prendere le chiavi del mio ufficio dalla mia borsa, mentre io avevo le mani occupate. Si è punta con un ago. Da dove viene un ago nella mia borsa? Mi ha guardato così arrabbiata, pensavo mi avrebbe ucciso con lo sguardo.
-E cosa c’è tra te e Irene?
-Giulia, basta. Amo solo te. Nessuna Irene, nessuna Maria, ho bisogno solo di te.
-C’era al ristorante per il tuo compleanno?
-Sì, era una buona collega, nient’altro.

Ogni cosa per Giulia si chiarì dopo queste parole. Ora capiva come il vecchio ago arrugginito fosse finito nella sua borsa.
Leonardo andò in cucina dove lo aspettava la cena.
Appena Giulia si addormentò, la nonna le apparve di nuovo. Le spiegò cosa fare per rimandare il male a Irene. Disse che ora tutto era chiaro. Irene aveva cercato di usare la magia per sbarazzarsi di Giulia e prendere il suo posto accanto a Leonardo. Se non ci fosse riuscita in modo naturale, avrebbe usato di nuovo la magia. Non si sarebbe fermata davanti a nulla.

Giulia fece tutto secondo i consigli della nonna. Presto Leonardo le disse che Irene era in malattia, che stava molto male e che i medici non capivano.

Giulia chiese al marito di accompagnarla il weekend al paese dove stava la nonna, al cimitero dove non era stata dal funerale. Comprò un mazzo di fiori, prese dei guanti per pulire la tomba dalle erbacce. Trovò con difficoltà la tomba di nonna Anna. Avvicinandosi vide la foto sulla lapide: era quella della donna che l’aveva salvata in sogno. Giulia sistemò la tomba, posò i fiori in un vaso con dell’acqua. Si sedette su una panchina dicendo:

-Nonna, scusa se non sono venuta prima. Pensavo che una visita all’anno dei miei fosse sufficiente. Ma mi sbagliavo. Ora verrò più spesso. Se non fosse stato per te, probabilmente non sarei più qui.

Poi Giulia sentì come se la nonna le avesse posato le mani sulle spalle. Si girò, ma non c’era nessuno, solo un lieve vento…

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