Rientro dal Ristorante Dopo una Festa di Compleanno Speciale.

Martina tornava con il marito dal ristorante dove avevano festeggiato il suo compleanno. Era stata una serata splendida. Molte persone, parenti e colleghi di lavoro. Martina ne vedeva molti per la prima volta, ma se Luca aveva deciso di invitarli, doveva esserci un motivo.

Martina non era tipo da discutere le decisioni del marito, non amava litigi e discussioni. Le risultava più facile essere d’accordo con Luca, piuttosto che cercare di dimostrare di avere ragione.
-Martina, hai le chiavi di casa a portata di mano? Le prendi?
Martina aprì la borsa, cercando di trovare le chiavi. All’improvviso un dolore acuto, tirò fuori la mano così forte che la borsa cadde a terra.
-Perché urli?
-Mi sono punta con qualcosa.
-Nella tua borsa potresti perderti, quindi non c’è niente di sorprendente.

Martina non discusse con il marito, raccolse la borsa e riuscì a estrarre le chiavi. Entrarono in casa e lei si dimenticò di essersi punta. Era così stanca che le facevano male i piedi, desiderava solo fare una doccia e crollare a letto. Al risveglio la mattina successiva avvertì un forte dolore alla mano, il dito era rosso e gonfio. Poi ricordò l’accaduto della sera prima, prese la borsa per controllare cosa ci fosse dentro. Tirò fuori le cose con attenzione e scoprì una grande ago arrugginito sul fondo.

-Cos’è questo?
Non riusciva a capire come fosse finito lì. Prese l’oggetto strano e lo gettò nella spazzatura. Poi andò a prendere il kit di pronto soccorso per disinfettare la puntura. Dopo aver bendato il dito rosso, Martina andò al lavoro. Ma già a pranzo capì di avere la febbre.

Chiamò il marito:
-Luca, non so cosa fare, forse ieri ho preso qualche infezione. Ho febbre, mi fa male la testa, tutto il corpo è indolenzito. Immagina, ho trovato un grosso ago arrugginito nella mia borsa, è proprio quello che mi ha punto ieri.
-Forse è meglio che tu vada da un medico, non vorrei che fosse tetano o un’infezione del sangue.
-Luca, non ti preoccupare. Ho disinfettato la ferita, andrà tutto bene.
Ma di giorno in giorno, anzi di ora in ora, Martina stava sempre peggio. Alla fine della giornata lavorativa prese un taxi per tornare a casa. Capì che non avrebbe sopportato il viaggio sui mezzi pubblici. Una volta a casa, crollò sul divano e si addormentò profondamente.

Sognò sua nonna Anna, che era morta quando Martina era ancora piccola. Non sapeva come facesse a sapere che quella era nonna Anna, ma ne era certa. La nonna era anziana e curva. Sembrava spaventosa, ma Martina sentiva che voleva aiutarla.

La nonna accompagnò Martina in un campo, mostrandole quali erbe raccogliere, dicendole di fare un infuso da bere per purificare il corpo dal male che lo stava consumando. Disse che c’era qualcuno che le voleva del male. Ma per sconfiggerlo, doveva restare viva. Non c’era proprio tempo da perdere.
Martina si svegliò di colpo, nel freddo sudore. Le sembrava di aver dormito a lungo, ma guardando l’orologio vide che erano passati solo pochi minuti. Sentì sbattere la porta d’ingresso, Luca era tornato. Martina si trascinò fuori dal divano e andò nel corridoio. Luca, vedendola, rimase scioccato:
-Martina, ma che ti è successo? Guardati allo specchio.

Martina si avvicinò allo specchio. Ieri aveva visto riflessa una ragazza bella e sorridente. Ora vedeva se stessa, ma non si riconosceva. I capelli appesi a ciuffi, occhiaie nere sotto gli occhi, volto grigio, sguardo vuoto.
-Che razza di scherzo è questo?

Poi Martina ricordò il sogno. Disse al marito:
-Ho visto nonna in sogno. Mi ha detto cosa devo fare…
-Martina, vestiti, andiamo all’ospedale.
-Non andrò da nessuna parte, la nonna mi ha detto che i medici non potranno aiutarmi.
Scoppiò una vera e propria lite in casa. Luca chiamava la moglie pazza, dicendo che aveva sognato una vecchia nel delirio.
Litigarono furiosamente per la prima volta. Luca voleva addirittura usare la forza, afferrò Martina per il braccio e cercò di trascinarla fuori.

-Se non vuoi andare in ospedale di tua volontà, ti ci porterò con la forza.
Ma Martina strappò la mano, perse l’equilibrio e cadde, battendo contro un angolo del mobile.
Luca, arrabbiato ancora di più, prese la borsa, sbatté la porta e se ne andò. Tutto ciò che Martina riuscì a fare fu scrivere al capo dicendo che aveva preso un virus e che sarebbe rimasta a casa per qualche giorno.

Luca tornò a casa intorno a mezzanotte, chiedendo scusa alla moglie, e lei disse solamente:
-Domani portami al paese dove viveva mia nonna.
La mattina successiva Martina sembrava più un fantasma che una giovane piena di salute. Luca continuava a implorarla:
-Martina, non fare sciocchezze, andiamo in ospedale. Non voglio perderti.

Alla fine andarono al paese. Tutto ciò che Martina ricordava era il nome del villaggio. Non ci tornava da quando i genitori avevano venduto la casa della nonna dopo la sua morte. Durante tutto il viaggio Martina dormì. Non riusciva a capire in quale campo andare ma, avvicinandosi al paese, si svegliò e disse al marito:
-Devi andare là.

Riuscì a malapena a uscire dalla macchina, collassando sull’erba dalla debolezza. Ma sapeva che si trovava nel luogo dove la conduceva nonna Anna. Trovò le erbe che la nonna le aveva mostrato in sogno e tornarono a casa. Luca preparò il decotto, seguendo esattamente i suoi consigli. Martina iniziò a sorseggiarlo, e ogni sorso sembrava alleggerirla.

Con fatica raggiunse il bagno, e quando si alzò dalla tazza, vide che la sua urina era nera. Ma la vista non la spaventò, anzi, ripeté le parole della nonna:
-Il male esce…

Quella notte in sogno le apparve di nuovo la nonna. Sorrideva. Poi iniziò a parlare.
-Ti hanno lanciato una maledizione con un ago arrugginito. Il mio decotto ti restituirà le forze, ma non basterà a lungo. Devi trovare chi l’ha fatto e restituirgli il male. Non so chi sia stato. Non vedo. Ma tuo marito è in qualche modo coinvolto. Se non avessi buttato via l’ago, saprei di più. Ma…

Così faremo. Vai in un negozio, compra una confezione di aghi e pronuncia questo incantesimo su quello più grande: “Spiriti della notte, antiche anime! Ascoltatemi, spettri della notte, rivelate la verità. Circondatemi! Aiutatemi, trovate il mio nemico…”. Metti quest’ago nella borsa di tuo marito. Chi ti ha lanciato la maledizione si pungerà con il tuo ago. Allora conosceremo il suo nome e gli restituiremo il suo stesso male.
La nonna, dicendo questo, si dissolse come in una foschia.

Martina si svegliò. Si sentiva ancora terribilmente, ma sapeva che stava per guarire. Sapeva che la nonna l’avrebbe aiutata.
Luca decise di restare a casa quel giorno per badare alla moglie. Quanto rimase stupito quando lei si preparò per uscire, dicendo che doveva andare al negozio da sola:

-Martina, non fare sciocchezze, a malapena stai in piedi. Vieni, vado con te.
-Luca, per favore, prepara una zuppa, ho un appetito terribile dopo questo virus.
Martina fece tutto come la nonna le aveva detto in sogno. Già in serata l’ago incantato giaceva nella borsa di Luca. Lui le chiese prima di dormire:
-Sei sicura di farcela da sola? Forse dovrei restare ancora con te?
-Me la caverò.

Martina stava migliorando, ma sapeva che il male era ancora dentro di lei, sentiva come si muovesse nel suo corpo, avvelenandolo. Ma il decotto che prendeva da tre giorni era come un antidoto. Sentiva che quell’antidoto non piaceva al male.
Aspettava con difficoltà il ritorno di Luca dal lavoro. Lo accolse sulla soglia. La sua prima domanda fu:

-Com’è stata la tua giornata?
-Tutto bene, perché lo chiedi?
Martina stava per pensare che chi le aveva fatto la maledizione non fosse ancora apparso, quando Luca si voltò e aggiunse:
-Martina, immagina, oggi Irina del reparto accanto mi ha voluto aiutare prendendo le chiavi del mio ufficio dalla mia borsa, avevo le mani occupate con le cartelle. Ebbene, ha messo la mano nella borsa e si è punta con un ago. Da dove vengono gli aghi nella mia borsa? Mi ha guardato così male che ho pensato volesse uccidermi con lo sguardo.
-Che cosa hai con questa Irina?
-Martina, piantala. Io amo solo te. Non voglio né Irina né Marina, nessuna tranne te.
-Era al tuo compleanno al ristorante?
-Sì, è una collega, ma nulla di più.

Martina finalmente capì come un vecchio ago arrugginito fosse finito nella sua borsa.
Luca andò in cucina, dove lo aspettava la cena.
Appena Martina si addormentò, vide di nuovo la nonna. Le disse cosa fare per restituire a Irina tutto il male che le aveva voluto fare. La nonna disse che ora capiva tutto. Irina voleva liberarsi della rivale con la magia e poi occupare il suo posto accanto a Luca. Se non fosse riuscita naturalmente, avrebbe usato di nuovo la magia. Quella donna non si sarebbe fermata davanti a nulla.

Martina fece tutto come insegnatole dalla nonna. Poco tempo dopo, Luca riferì che Irina era in malattia, che stava male, e che i medici non capivano cosa avesse.
Martina chiese al marito di portarla nel fine settimana al cimitero del paese dove viveva una volta la nonna, e che non visitava dal giorno del funerale. Comprò un mazzo di fiori, prese i guanti per estirpare l’erba secca dalla sua tomba. Trovò con difficoltà la tomba di nonna Anna. Una volta lì, vide la foto sulla lapide: era lei che l’aveva visitata in sogno, lei l’aveva salvata dalla morte. Martina sistemò la tomba della nonna, mise i fiori in una bottiglia d’acqua. Si sedette su una panchina e disse:

-Nonna, scusami se non sono venuta prima. Pensavo che una visita l’anno bastasse, coi miei genitori. Ma mi sbagliavo. Ora verrò anch’io. Se non fosse stato per te, non sarei qui.

In quel momento Martina sentì come se la nonna le avesse messo le mani sulle spalle. Si voltò, ma non c’era nessuno, solo una lieve brezza…

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