Rifiutando di trasportare le piantine per mia suocera nella mia nuova auto, sono diventata la cattiva nuora!

28 ottobre 2025 Diario

Stasera mi tocca mettere per iscritto un episodio che mi ha lasciato il cuore in subbuglio, ma che credo mi abbia insegnato qualcosa di importante.

Orsola, perché così rigida? Sono solo dei pomodori, non mordono, avevo detto, fermandomi sulla soglia del nuovo crossover Alfa Romeo Stelvio che splendeva al sole di primavera. Il mio sorriso era avido di colpa, ma la tua faccia non lo tradiva.

Hai sospirato profondamente, accarezzando il volante ancora profumato di plastica fresca di fabbrica. Quellauto era il mio sogno di tre anni: buste paga accantonate, vacanze annullate, un vecchio cappotto tenuto fino allultimo per potermi permettere di comprarla, senza ricorso a un finanziamento o allaiuto di tua madre. Linterno, di un beige quasi latte, mi pareva un piccolo tempio di pulizia, un lusso a cui mi ero aggrappato con la stessa tenacia di un pescatore alla sua rete. E ora, a quattro giorni dallacquisto, mi chiedi di portare le piantine di tua suocera in campagna.

Lorenzo, cerco di parlare con calma, ma dentro mi ribolle tutto ti ho sentita dire, mentre i tuoi occhi scrutavano il cruscotto. Il bagagliaio è di velluto, le piantine sono terra, acqua e sacchetti di latte che perdono sempre.

Non è un problema! ho implorato. Benedetta ha sistemato tutto, metteremo carta di giornale, sistemeremo i vasi. Non possiamo chiamare un furgone per dieci cassette? Sappiamo quanto la suocera tiene a quei pomodori, li cura come fossero figli.

Sei saltata fuori dallauto e hai chiuso la portiera con un colpo quasi delicato. Il sole si rifletteva sul cofano candido.

Dieci cassette? mi hai chiesto, ricordando le due scatole che mi avevi promesso il weekend scorso. Da dove esce quel numero?

Ci sono anche i peperoni, le melanzane, qualche petunia. Lorenzo, ti prego. Il generatore della macchina è fuori uso, lo sai, e la stagione è in pieno. Se non le portiamo oggi, tua madre farà una scenata per settimane.

La scenata arriverà solo se sporcerei la mia auto, ho replicato. Prendi un taxi, Noleggio Furgone o un semplice utilitario. Pagherò io.

Non capisci, mi ha risposto Benedetta, accorando le spalle al secondo piano del suo appartamento, dove viveva. Non affiderà le piantine a un tassista. Dice che il camionista le sbatterà, le romperà. Ha bisogno che lo facciamo noi, con amore, capisci?

Ti ho guardato, un uomo di trentotto anni, ma con latteggiamento di un ragazzino che teme più lira materna di una guerra. Hai ceduto, ma con una condizione ferrea: nessun vaso nel vano passeggeri, solo il bagagliaio, e ogni scatola doveva avere il fondo asciutto.

Hai annuito con entusiasmo, mi hai dato un bacio sulla guancia e sei corso verso lingresso, promettendo di sistemare tutto in fretta.

Io rimanevo accanto al veicolo, il cuore che batteva a ritmo di tamburo. Conoscevo Benedetta da sette anni; è una tempesta di buone intenzioni. Sa nutrire con dolci, ma può diventare unorchestra di lamenti se non la si segue. Il suo casolare è per lei un santuario.

Dieci minuti dopo, la porta del palazzo si è spalancata. Prima sei apparso tu, Lorenzo, portando una grossa scatola di cartone imbevuta dacqua, con i tronchi dei pomodori avvolti in stracci. Sei seguito da Benedetta, con due secchi di plastica pieni di verde.

Attento, Lorenzo! ha comandato la suocera. Questi sono Cuore di Bue, unetichetta pregiata! Margherita, cara, apri il bagagliaio, il marito ha le mani occupate!

Ho premuto il pulsante del telecomando e il coperchio del bagagliaio si è alzato lentamente.

Buongiorno, Benedetta. Cosè questo? ho indicato la scatola. Il fondo è bagnato.

Che bagnato? ha sbattuto le mani, posando i secchi sullasfalto. Ho dato un po dacqua stamattina, così non si seccano. Che caldo cè!

Hai afferrato la scatola e lhai infilata nel bagagliaio. Ho visto una macchia scura di umidità allargarsi sul tappeto di pelliccia sintetica che avevo comprato apposta per proteggere gli interni.

Stop! ho gridato, tirandoti su. Devo togliere quella scatola!

Benedetta è rimasta immobile, con un vaso in mano.

Sta perdendo! ho detto, indicando il fondo bagnato. Ti avevo chiesto asciutto, ora è tutta terra e acqua.

Una goccia non fa differenza, ha sminuito la suocera. È solo terra, non petrolio. Si asciugherà. La macchina serve a trasportare, non a fare la pulizia.

Non è una Fiat 500, ho protestato. Qui non porto letame. Dobbiamo mettere una pellicola impermeabile.

Hai tirato fuori una rivista di giornale, convinta che bastasse.

La carta si inzuppa subito, servirebbe una pellicola robusta, tipo quella per le cantine!

Benedetta si è lamentata, ma ha corso a prendere una tenda da doccia usata, per il serra, dicendo non è un problema. In quel momento è uscita la vicina di Benedetta, la signora Valeria, con il suo cagnolino nero.

Orsola! Stai per partire al casolare? Che auto bella! ha commentato, facendo un sorriso forzato.

Sì, Valeria, ma la suocera non vuole un taxi, vuole noi, ho risposto, cercando di non alzare la voce.

Sentivo il rossore di unimbarazzo pubblico, la classica tattica della suocera: mettere in imbarazzo la nuora davanti a tutti. Ho chiesto al telefono di comprare una pellicola resistente, mentre Benedetta ha cercato di recuperare una vecchia tenda da doccia.

Abbiamo messo la pellicola, sistemato le scatole, ma solo cinque sono riuscite a entrare nel bagagliaio. Il resto era destinato al sedile posteriore, cosa che ho subito rifiutato: Il colore beige del tappeto non può sporcarsi.

Benedetta, furiosa, ha afferrato una delle scatole di succo, lha strappata, e il fondo è caduto a terra, spargendo terra umida sui miei stivali bianchi e sui pantaloni chiari di Orsola. Il silenzio è rimasto pesante.

Oh, ma guarda! ha esclamato la suocera, come se avesse vinto una battaglia. Abbiamo rotto la macchina!

Io ho chiuso il bagagliaio, acceso il motore e ho detto: Vado alla autolavanderia. Ho chiuso la porta, ho guardato Orsola e, con voce fredda, le ho detto di chiamare un furgone o un taxi. Non porterò più questa terra nella mia auto.

Lautolavanderia mi ha accolto con un giovane che, vedendo i miei stivali, ha commentato: Orto, eh? Ho risposto con un sospiro.

Mentre aspettava una chiamata da Orsola, sono tornato a casa, ho versato mezza tazza di tè e mi sono seduto alla finestra. Lorenzo era sparito per quattro ore; immaginavo i due che combatterono a chiaro con la terra, le chiamate, i rimproveri.

Quando Lorenzo è tornato, era sporco di fango, ha versato dellacqua in un bicchiere e lha bevuto a colpi. Ho chiesto se hanno chiamato il furgone, e mi ha risposto che GiroFurgone è arrivato in venti minuti. Tutto è stato trasportato, nessuno è morto, lauto è rimasta pulita.

Ho provato a dirgli: Non è la macchina, è il rispetto! Ma lui ha sbattuto un bicchiere sul tavolo: È una questione di rapporto! Hai mostrato alla mamma che la tua auto vale più di una persona, e ora non vuole più entrare in casa nostra.

Io ho risposto: Non ho voluto fare il suo favore, ma non potevo né trasportare letame nella mia auto. Ho proposto unalternativa e lho pagata. È lei che ha voluto dimostrare il suo potere.

Lorenzo ha annuito, ma ha confessato che metà delle piantine è morta, e una cassa ha rovinato il rivestimento interno. Ho chiuso gli occhi, ricordando le mie parole: Ti avevo avvisato.

Dopo due settimane di silenzio gelido, la suocera ha smesso di telefonare. Lorenzo riceveva lamentele su la suocera che considera la nuora un serpente. Io ho tenuto duro. Ogni volta che entravo nellabitacolo pulito, sentivo di aver fatto la cosa giusta.

Sabato scorso Lorenzo voleva andare al casolare. Andresti? La fragole crescono, la mamma sembra più calma, ha chiesto. Ho risposto: Andrò con la mia auto, ma se mi chiedono di portare letame o sacchi di patate, giro in tondo e torno indietro.

Al casolare, Benedetta mi ha accolto con silenzio, poi ha commentato: Vedo la tua auto, è una risata per i polli. Ho sorriso, le ho detto che mi piaceva, e ha infine offerto del pane e una torta di fragole. Durante il pranzo, niente litigi. Alla fine, la suocera si è avvicinata allauto, ha girato intorno, ha detto Pulita. Ho risposto Mi impegno.

Mi ha poi mostrato un pacchetto di prezzemolo, ravanelli e finocchietto ben confezionati, promettendo che la prossima volta non servirà più il furgone. Mi ha chiesto di dare il numero di un corriere per gli spostamenti futuri di ortaggi. Ho accettato, con un sorriso compiaciuto.

Mentre tornavamo a casa, il tramonto tingeva il cruscotto doro. Lorenzo ha tirato fuori la radio, e io ho commentato: Le persone capiscono il valore dei confini solo quando li vedi ben fissati. Quando dici no con chiarezza, la gente impara a rispettarti. Se invece cerchi di accontentare tutti, rimarrai sempre sporco di compiti altrui.

Lorenzo ha pensato su queste parole e ha annuito. Ho chiuso il diario con una lezione che porterò sempre con me:

Quando il rispetto per i propri limiti è chiaro, anche le relazioni più difficili trovano un modo di respirare. Non si tratta di essere cattiva nuora, ma di essere una persona che sa dire no senza perdere dignità. Questa è la vera forza.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

18 − 13 =

Rifiutando di trasportare le piantine per mia suocera nella mia nuova auto, sono diventata la cattiva nuora!