Si pentì di aver lasciato il nipote vivere nel loro appartamento — ora i nemici in famiglia erano più dei vicini.
Lucia e sua sorella minore, Stella, venivano da un piccolo paesino del Sud, dove tutti si conoscevano e i pettegolezzi volavano più veloci del vento. Le loro vite presero strade diverse.
Lucia era stata la “stella della scuola” — diploma con lode, partita per Torino e iscrittasi all’università. Lì, qualche anno dopo, incontrò il futuro marito, si sposò e rimase in città, ricevendo in eredità un piccolo appartamento insieme a lui.
Stella rimase nella casa dei genitori. Due matrimoni — entrambi falliti. Un figlio da ognuno. Forse il carattere, forse la sfortuna con gli uomini, ma dopo i divorzi tornò dai genitori con i bambini.
Anche Lucia e il marito affrontarono tempi duri. I soldi a volte c’erano, a volte no. Ma passo dopo passo, costruirono il loro futuro. Comprarono prima una stanza, poi la vendettero, investirono in un bilocale. Sarebbe stato il punto di partenza per il figlio, Matteo. Il ragazzo studiò medicina con impegno. Sognavano che dopo la laurea e il matrimonio, lui e la futura moglie vi si sarebbero trasferiti per iniziare una vita autonoma.
Ma nulla andò come previsto.
Quando il figlio di Stella, Alessandro, finì il liceo, anche lui volle trasferirsi a Torino. Si iscrisse a un istituto tecnico, sperando di lavorare e affittare una stanza. Ma i soldi mancavano. Stella, con la sua proverbiale insistenza, chiese alla sorella di ospitarlo “per un paio d’anni”. Promise che avrebbe pagato le bollette, trovato un lavoro, e che loro lo avrebbero aiutato appena possibile. Lucia credette alle sue parole. E accettò.
Due anni passarono in fretta. Matteo si innamorò e chiese la mano di Sofia. Cominciarono i preparativi per le nozze. Lucia avvisò il nipote:
— Ale, devi trovare un’altra sistemazione entro l’estate. A settembre Matteo e sua moglie si trasferiranno qui.
Sembrava una richiesta ragionevole. Ma iniziarono le scuse.
— Ho un nuovo lavoro, ma lo stipendio è misero…
— La mia ragazza aspetta un bambino…
— Stiamo organizzando il matrimonio…
Lucia e il marito cedettero ancora. Gli concessero di restare fino a settembre. Poi, ristrutturazione e trasloco. Tutti lo sapevano. Persino Stella annuì, dicendo:
— Certo, lo aiutiamo. Capiamo la situazione.
Ma l’estate finì. Arrivò agosto. Stella chiamò:
— Non ho soldi per aiutare mio figlio. Mia figlia sta per partorire, ha più bisogno lei. E il matrimonio è alle porte…
Poi le telefonate dei nonni. Supplicavano pietà, comprensione.
— È tuo nipote! Sangue del tuo sangue!
Lucia e il marito si piegarono di nuovo. Fissarono la scadenza: fine novembre, punto.
Arrivò l’inverno. Si celebrarono i matrimoni. Nacquero i bambini. Ma Matteo e Sofia vivevano ancora con i genitori, mentre “il loro” appartamento era occupato da Alessandro, la moglie Anna e il neonato. Senza alcuna intenzione di andarsene.
Scuse su scuse.
— Hanno trattenuto lo stipendio…
— Abbiamo trovato un affitto, ma è un posto orribile…
— Ho perso il telefono, per questo non rispondevo…
— Sono stato malissimo, quasi finisco in ospedale…
Lucia chiamò invano. Una volta andò di persona — non aprirono la porta, benché fosse sicura che ci fossero. La seconda volta andò col marito. Alessandro aprì e… aggredì lo zio a pugni. Era troppo.
Lucia tremava di umiliazione e rabbia. Per la prima volta capì: i legami di sangue non riguardano l’amore. Riguardano l’abuso. Le manipolazioni. Il trasformarti in una mucca da mungere.
Iniziò una campagna di pressione. La nonna e Stella chiamarono Matteo.
— Non ti vergogni?
— Anna ha perso il latte per lo stress!
— Come osate cacciare una famiglia con un neonato?!
Ma Lucia e il marito non avrebbero più tollerato. Sporsero denuncia. Andarono dai carabinieri. Due mesi dopo, lo sfratto.
Matteo e Sofia finalmente si trasferirono nel loro appartamento. Ricominciarono da zero. E Lucia… semplicemente smise di rispondere ai parenti. Né a Stella, né alla nonna. A nessuno.
La famiglia ora era solo chi ti stava accanto, chi ti sosteneva. Non chi, con un sorriso, ti calpestava nel fango.
Voi che ne pensate? I legami di sangue sono un obbligo fino all’autodistruzione, o uno scambio basato sul rispetto?