Rimproveravo mio marito perché abitava nella mia casa. Un fine settimana ha messo tutto in valigia ed è partito.
Di recente, con la famiglia, ci siamo recati tra le colline della Toscana, dove abbiamo sentito raccontare una storia particolare. Così mi è apparsa nel sogno: la protagonista si chiamava Costanza, ex moglie di Leonardo. Il loro matrimonio era durato oltre ventanni. Non conoscevo tutti i dettagli della loro vita, solo quel poco che mi è stato narrato dagli abitanti del borgo.
Subito dopo le nozze, i genitori di Costanza avevano regalato agli sposi un appartamento a Firenze, un grande regalo secondo le usanze di famiglia. Leonardo lavorava alla falegnameria, Costanza in comune come impiegata. Gli stipendi erano buoni, non mancava niente. Leonardo era abile con le mani: sistemava e riparava ogni cosa della casa.
Avevano avuto un solo figlio, un ragazzo testardo e prepotente chiamato Guido. La madre lo viziava assecondando ogni suo desiderio, mentre il padre cercava di tracciare dei confini. Da questo, continue liti nella coppia. Leonardo insisteva: Voglio che Guido diventi un uomo autonomo e responsabile.
Quando Guido era ancora piccolo, Leonardo tentava di insegnargli larte di arrangiarsi. Diceva: Ognuno deve saper fare qualcosa con le proprie mani, almeno cambiare una lampadina o aggiustare una tapparella. Allinizio Guido ascoltava, ma presto perse ogni interesse.
Costanza invece gli ripeteva che non aveva bisogno di imparare cose del genere: Lavorare con le mani non è per te, ti regalerò tutto ciò che vuoi. Così Guido era cresciuto pigro e abituato ad avere sempre tutto senza sforzo.
Questa situazione aveva eroso lentamente il rapporto tra i due coniugi. Leonardo e Costanza litigavano di continuo. Intanto Guido finiva il liceo e si iscriveva alluniversità di Pisa, pagata dai genitori. Ma studiare non gli piaceva e collezionava solo voti bassi.
Guarda un po chi abbiamo cresciuto, borbottava Leonardo a Costanza nei miei sogni. Non vuole fare niente! Vuole solo che tutto gli sia servito su un piatto dargento. Perché non gli trovi anche un lavoro tu? Ma no, meglio che resti sulle tue spalle. Tanto a lui va bene così!
Ma perché sempre io? È anche tuo figlio!
Non è più un bambino, ha quasi diciotto anni! Deve trovarsi la sua strada. Te lavevo detto mille volte, ma non mi hai mai ascoltato. Avrei fatto di lui un vero uomo. Ma tu non hai voluto. Guarda adesso dove siamo arrivati.
Sei contento? Vivi nella mia casa da una vita! E ancora non ne hai acquistata una tua. Bella professione la tua, ma a parole. E vuoi anche dirmi come educare mio figlio?
Era nostra, la casa! I genitori me lhanno donata per il matrimonio, come vuole la tradizione. Ho sempre pensato che fosse un dono per entrambi! Ho faticato anchio, e adesso tu parli così? Non me lo sarei mai aspettato!
Costanza, con un sospiro lungo e leggero come lalito del vento sulle colline senesi, usciva dalla stanza. Dopo quellennesima lite le cose precipitarono. Guido stava sempre dalla parte della madre, ignorava ogni richiesta daiuto del padre, inventando scuse ogni volta. Leonardo si sentì ormai superfluo per quella famiglia.
Un fine settimana sognai che lui preparava le valigie e partiva senza una parola. In realtà, per tutta la vita aveva risparmiato euro con lintenzione di acquistare una casetta in campagna, vicino a un corso dacqua. Voleva passare la vecchiaia in pace, magari con Costanza. Ma era andata diversamente. Si trasferì in un villaggio della Maremma, dove, per mesi, lavorò al suo nuovo nido. Lì conobbe una donna, una vedova di nome Elisabetta, e, dopo due anni di silenzi e vecchie lettere mai spedite, si misero a vivere insieme.
Ma Costanza e Guido? Non avevano più cercato Leonardo. Neanche una telefonata nei sogni. Così vanno le cose, mi ripetevo mentre mi svegliavo con il sapore dolce e amaro dellincomprensibile.






