Rinuncia! Mi avevi promesso che ti saresti dimessa!

Rinuncia! Mi avevi promesso che avresti lasciato il lavoro!
Luca, sei impazzito? chiese Fiorenza, riprendendosi. Chi rinuncia a una posizione così? Sai che stipendio cè?
Ti sei impazzita per i soldi, replicò Luca con fare scontroso. O è il potere a girarti la testa?

Il lettore non sopporta le scene in cui leroina piange accanto a una tazza di tè raffreddato. Però la nostra protagonista non beve caffè, e lincontro che la introduce è proprio davanti a una tazza di tè sfigurato. Si potrebbe sostituire il tè con una spremuta, un succo o anche un latte, ma il dramma non incede.

Fiorenza era seduta su una poltrona soffice, ma non comoda: era appoggiata al bordo, la testa pesante penzolava sopra il bicchiere di tè ormai freddo. I suoi pensieri erano cupi, la situazione senza via duscita. Un solo conforto: il figlio, ignaro di tutto, era al campo sportivo per un mese, promesso di tornare felice e soddisfatto.

Quel campo contribuiva solo marginalmente al peso delle sue riflessioni, ma la causa vera era Luca, suo marito. La parola era resta ambigua: è ancora il marito o è solo un ricordo? Fiorenza si dibatteva con quel dubbio, come il gatto di Schrödinger.

Lultima frase di Luca, prima di sbattere la porta, riecheggiò:
Basta! Non voglio più vederti! Mi hai rovinato la vita! Me ne vado!

Sembrava chiaro: era andato via, ma non si sapeva se temporaneamente o per sempre. Nessuna risposta, solo silenzi. Se la scintilla del litigio fosse partita prima, forse il quadro sarebbe stato più nitido.

In realtà, la colpa era il campo sportivo dove era finito il figlio. Fiorenza aveva pagato il campo con la sua borsa paga, senza intaccare tutto il suo stipendio. Luca, infuriato, aveva alzato la voce:
Gettare quarantamila euro dal bilancio familiare non serve a nessuno! Ma bisognerebbe discuterne, magari ci sono bisogni più urgenti!

Fiorenza, alzando le spalle, rispose:
Il denaro cè! Se serve, compriamo!

Lui uscì dalla porta, la voce ancora vibra nella sua testa, e il suo rimprovero fu un colpo al cuore di quattordici anni di matrimonio. Fiorenza, però, non aveva fatto nulla di sbagliato, a suo dire; Luca la dipinseva come la peggiore delle mogli.

Se mi amassi, non ti caveresti in posti dove non devi! Siediti tranquilla, goditi la vita! Ma a te piace saltare più in alto di tutti!

Fiorenza non capiva cosa avesse sbagliato. Lavorava, curava la casa, educava il figlio, amava il marito. Quando chiese spiegazioni, ricevette solo più urla e accuse.

Perché? Per quale motivo? si perse nei suoi interrogativi, mentre il tè continuava a raffreddarsi. E se il denaro era già lì, perché ora? Il campo sportivo non centra più nulla

***

Gli uffici commerciali, labirinti senza mappa, sono lincubo di ogni visitatore. Ma per gli impiegati, col tempo il labirinto diventa casa, una formicaio dove tutto è a portata di mano.

Fu in quel formicaio che Fiorenza e Luca si incontrarono. Entrambi erano agenti di vendita, assunti senza laurea, con un cellulare e una lista di contatti freddi. Lavoravano per aziende diverse, ma la pausa pranzo li portò nello stesso giardino interno.

Se non fosse stato per quel giardino, forse il destino non li avrebbe mai incrociati. Lì, fra le panchine, i due scoprirono una sintonia che andava oltre il semplice lavoro. La loro storia divenne, seppur breve, una certezza.

Fiorenza possedeva un appartamento ereditato dalla nonna, ma desiderava che fosse più di un semplice rifugio, un luogo dove la vita potesse pulsare. Non era facile rimandare i sogni quando la giovinezza imponeva le sue leggi, ma la coppia, tra una riunione e laltra, condivideva successi e errori.

Quando il matrimonio raggiunse i tre anni, Fiorenza annunciò:
Mi hanno offerto una promozione, e sono incinta.
Che gioia! esclamò Luca.
Cosa ti ha reso felice? chiese Fiorenza con un sorriso.
Il bambino, ovviamente! La promozione rimarrà, ma il figlio devo farlo nascere!

Allora Fiorenza capì che Luca, in quel momento, non aveva ricevuto alcuna offerta di rialzo. Scelse di dare alla moglie un figlio invece di un aumento. Durante il congedo di maternità, tutta la responsabilità del sostentamento gravava su Luca, che doveva dare il meglio al lavoro. Lo stipendio da manager era minimo, il resto veniva dalle provvigioni. Luca riuscì a mantenere la famiglia, ma lascesa in carriera gli sfuggì.

Quando Fiorenza tornò al lavoro, le fu proposta la stessa promozione che aveva rifiutato per gravidanza. Da quel giorno, una leggera tensione si insinuò nella coppia. Fiorenza incolpò la gelosia verso il figlio, Luca iniziò a restare più ore in ufficio. Quando entrambi furono promossi Luca a manager senior, Fiorenza a responsabile di dipartimento le dinamiche cambiarono.

Luca, parsimonioso nei complimenti, era generoso nel ringraziare chi lo elogiava. Allora iniziò a spingere Fiorenza a dedicare più tempo alla casa e al bambino.

Presto sarò capo area, diceva. Che senso ha stare in questi uffici polverosi? Tu dovresti occuparti di casa e del bambino, io provvederò al resto!

Non posso lasciare il lavoro appena promosso replicò Fiorenza. Ho guadagnato la fiducia, non posso deludere chi conta su di me.

Quindi il lavoro è più importante della famiglia?

Fiorenza rispose che tutto le era caro, perché riusciva a gestire casa, figlio e carriera. Propose un compromesso: portare a termine i progetti in sospeso e poi dimettersi. Luca accettò, ignorando le intenzioni dellalto dirigente.

Il giorno in cui il capo le consegnò lordine di dimissioni, Fiorenza rimase sbalordita.

Non me laveva chiesto nessuno! esclamò. Il direttore è venuto, ha portato i fogli, i fiori, ha fatto gli auguri, e io non ho potuto dire nulla!

Rinuncia! affermò Luca, deciso. Lunedì vieni al lavoro e rinuncia! Mi avevi promesso di dimetterti!

Luca, sei impazzito? rispose Fiorenza, tornando in sé. Chi si ritira da una posizione così? Conosci lo stipendio?

Possiamo ristrutturare, comprare una macchina, mandare il piccolo Vittorio a una buona scuola!
Possiamo andare in vacanza! Niente risparmi per tre anni, ma prenotiamo subito e partiamo!

Ti sei innamorata dei soldi, rispose Luca con disprezzo. O ti ha stordito il potere?

Io penso prima alla famiglia! controbatté Fiorenza. Gestisco lavoro, casa, tutto è sempre in ordine. Trovo sempre tempo per te!

Dopo che Fiorenza acquistò una nuova automobile, la consegnò a Luca e la vita tornò a scorrere serena: ristrutturazione finita, il bambino in una scuola brava, due vacanze allanno.

Ma un nuovo problema si presentò.

Dobbiamo prendere una seconda auto disse Fiorenza. E devo ricordarmi come guidare la prima.

Non ti basta più di essere la mia autista? ribatté Luca.

Lui e lei lavoravano ancora nello stesso edificio.

Mi trasferiscono alla sede centrale, nel cuore di Milano spiegò Fiorenza, alzando le spalle. Se mi porti lì, arriverò in ritardo per il traffico infinito.

Capisco sospirò Luca, rassegnato. Se è necessario, lo facciamo. Ma davvero è necessario?

Lultima volta ce labbiamo fatta ricordò Fiorenza. E ora, mentre la dirigenza è ancora interessata a te, devi sfruttare ogni opportunità che ti offrono!

Il campo sportivo riapparve, con la sua quota di quarantamila euro. Fiorenza, convinta che fosse unopportunità per Vittorio, trasferì i soldi senza esitazione. Non era nemmeno la metà della sua borsa paga.

Invidia! fu il lampo di consapevolezza. È solo invidia! Luca non è mai riuscito a superare il suo livello di manager!

Quarantamila euro, più della metà dello stipendio di Luca, per Fiorenza era un investimento. Luca, invece, aveva scalato solo un gradino in quindici anni.

Le memorie di Luca che insisteva affinché Fiorenza lasciasse il lavoro per diventare casalinga, risuonarono di nuovo. Quando il divario sembrò insormontabile, Luca cedette a una rabbia più profonda.

Il suono di una chiave che girava nella serratura ruppe il silenzio di Fiorenza. Era Luca. Lei, allungandosi sullo schienale della poltrona, assunse una posa languida.

Sono tornato disse Luca, entrando nella stanza.
Per le tue cose? chiese Fiorenza.

Lui la guardò con sguardo sprezzante.

Sono tornato a casa! affermò.
No! rise Fiorenza. Torni per le tue cose! Non voglio più vivere con te!

Scusa lanciò Luca, dirigendosi al divano.
Non ti perdono! replicò Fiorenza, più dura. Non devo più perdonarti! Hai già detto tutto! Ho deciso: non mi serve un uomo così! Non è colpa mia se non hai ottenuto nulla, né se guadagno più di te. Non ho colpa per le accuse che mi lanciavi! Dopo il lavoro riuscivo a occuparmi della casa, del bambino, di te! Tu, dopo il lavoro, sei solo stanco! E così non importa più! Porta le tue cose e vattene!

Ti senti la regina? urlò Luca. Tutti sanno quanto hai lottato per le tue promozioni! Sei la mia capo!

Il tè era ormai gelato, ma leffetto sarebbe stato più forte se fosse stato ancora caldo. Luca si asciugò il viso.

Mentre la prossima tazza di tè si raffreddava, Fiorenza realizzò che fin dal loro primo incontro Luca era stato dominato dallo spirito della competizione. Voleva superarla, e più il divario cresceva, più si spezzava il suo amore. Se davvero lamore fosse esistito, Fiorenza lo avrebbe scoperto sorseggiando un altro tè, ancora caldo, perché in sogno il tè deve sempre essere caldo.

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