Ritrovo di Amici

Ecco la storia adattata alla cultura italiana, con nomi, luoghi e riferimenti culturali italiani.

**Lincontro degli amici**

Andrea passò alla seconda elementare in una nuova scuola, in un altro paese. Aveva sentito suo padre parlare con la madre:

“Veronica, il mio amico darmi Giovanni mi ha scritto una lettera. Ricordi quando ti raccontai di come mi portò in spalla quando mi ruppi una gamba durante laddestramento?”

“E allora?” chiese la moglie Elena. Lui rimase in silenzio, provocandola. “Cristiano, cosa non dici? Continua!”

“E allora, questo Giovanni ci propone di trasferirci nel suo paese. Scrive che vivono bene. Io sono meccanico, e hanno bisogno di gente come me. Tu sei veterinaria, quindi anche tu troveresti lavoro. Qui, il sindaco non si cura della cooperativa, la lascia andare in malora, non la sostiene. Beve soltanto.”

“Forse è meglio così. Anchio sono stanca di litigare con lui,” convenne Elena.

Si trasferirono. In seconda elementare, Andrea fu messo al banco con Luca, un ragazzino robusto, vivace, con lentiggini sul naso. Diventarono subito amici. Davanti a loro, al secondo banco, cera Lucia, una biondina con riccioli sulla fronte e ai lati, i capelli lunghi raccolti in una treccia. Era la vicina di casa di Luca, quindi andavano e tornavano da scuola insieme. Luca la proteggeva sempre, e diceva ad Andrea con aria seria:

“Lucia sarà mia moglie quando saremo grandi.” Laltra rideva. “Eh, sì, quando saremo grandi!”

Ma Luca, dopo scuola, le prendeva lo zaino e tornavano a casa in tre, visto che anche Andrea andava nella stessa direzione. Ad Andrea piaceva quel paese. Si era ambientato presto con i ragazzi. Tornato da scuola, faceva i compiti in fretta e subito correva fuori a giocare con gli altri. Erano sempre insieme, in giro per il paese, a combinare di tutto.

Passarono così tre anni. Ma accadde limpensabile: la madre di Andrea si ammalò e, dopo poco, morì. Lui era disperato, piangeva rannicchiato in un angolo.

“Come farò senza di te?” pensava il ragazzino.

Elena fu sepolta. Cristiano e suo figlio restarono soli. Senza la madre, tutto era diverso, più difficile. Andrea la rimpiangeva tanto. Suo padre cucinava male, non sapeva far quasi nulla. Non controllava mai i compiti del figlio. Lavorava tutto il giorno e la sera tornava sfinito, con ancora le faccende da fare.

Sei mesi dopo, Cristiano portò in casa una nuova moglie, una donna del paese vicino.

“Ecco, figliolo, questa è Giulia. Da oggi vivrà con noi. Ora è mia moglie. Devi obbedirle,” disse accarezzandogli la testa.

Ma Andrea non la sopportava. Persino Luca e Lucia lo compativano.

“Mia mamma dice che la tua matrigna è cattiva,” sussurrò Lucia. “Ho sentito mentre parlava con la vicina. Dicono che nessuno lha mai voluta sposare, e tuo padre, senza conoscerla bene, è caduto nella trappola.”

“Dai, Lucia, forse non è vero tutto,” cercò di difenderla Luca. Ma Andrea sapeva già che non lavrebbe mai amata come aveva amato sua madre.

“Vedremo come andrà,” rispose Andrea con un tono da adulto, e gli amici lo guardarono stupiti.

I paesani fecero qualche pettegolezzo, poi smisero. Giulia non si curava di Andrea, non aveva figli suoi. Non le importava di cosa facesse o dei suoi voti. Lui sentiva che non le piaceva.

Con il tempo, lei ebbe un figlio, Paolo. Da quel momento, tutte le attenzioni andarono al bambino. Anche Cristiano stava sempre con lui, sorridente. Nessuno si occupava più di Andrea. Era diventato un estraneo, superfluo. Una sera, per caso, sentì Giulia che si lamentava con suo padre:

“Cristiano, è dura con due figli. Andrea è svogliato, non aiuta e ora risponde pure.” Lui si stupì: non era mai successo. Ma lei riempì suo padre di bugie. “Andrea è ormai grande. Portalo dalla nonna. Per me è troppo.”

Cristiano ascoltò la moglie e decise di riportarlo da dove erano venuti. Là viveva nonna Anna, la madre di Elena. Fu doloroso lasciare gli amici. Tutti e tre piansero e promisero di scriversi. Andrea partì. Si scambiarono qualche lettera, poi più nulla.

Nonna Anna adorava il nipote. Andrea era tutto ciò che restava di sua figlia Elena. I vicini di Anna erano una famiglia: Antonio, la moglie Marina e la figlia Caterina. La ragazza era cinque anni più giovane di Andrea, ma gli si affezionò subito. Andava spesso da loro, perché Marina era stata amica di Elena, e trattava Andrea con affetto. Anche Antonio era gentile con lui.

Andrea si interessava di meccanica, sfogliava i libri tecnici di Antonio. Questultimo aveva davvero le mani doro. Costruiva mobili, intagliava i davanzali. Insegnò molto ad Andrea. Quando riparava macchine o trattori, lo chiamava per aiutare e gli spiegava ogni cosa.

“Dài, Andrea, dammi una mano qui,” diceva Antonio sorridendo, e lui accorreva volentieri. “Tienimi questo. Domani allalba andiamo a pesca. Dì alla nonna di svegliarti presto.”

Andrea gli era grato e gli si affezionò. Marina cucinava sempre, preparava piatti deliziosi e spesso invitava Anna e Andrea a mangiare da loro, oppure portava loro il cibo.

“Marina, non portare sempre da mangiare a noi, mangiate voi,” cercava di protestare, quasi imbarazzata.

“Zia Anna, cucino sempre troppo, non so fare porzioni piccole. E poi mi piace accogliervi,” rispondeva Marina.

Anche Caterina si legò aE così, anni dopo, Andrea e Caterina si sposarono, costruirono una famiglia felice, e ogni volta che tornavano al paese, seduti sotto lulivo del cortile, raccontavano ai loro figli le storie di unamicizia che aveva resistito a tutto, proprio come quella tra Luca e Lucia, che ancora ridevano insieme come due ragazzini.

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