Il motore dell’auto ronfava in modo rassicurante, dentro l’abitacolo si sentiva odore di pelle e di deodorante. L’asfalto grigio con le strisce bianche perfette sfrecciava verso di loro per poi scomparire sotto le ruote. Il sole era appena sorto, promettendo una calda giornata estiva. Ludovica appoggiò la testa al poggiatesta e chiuse gli occhi.
“Dormi un po’. Ancora venti minuti di strada,” disse Bruno alla moglie.
“Avrei preferito dormire a casa, nel letto caldo. È pur sempre il weekend. Potevi venire da solo. Sono i tuoi amici, dopo tutto,” rispose Ludovica senza aprire gli occhi.
“E cosa ci facevo qui senza di te? Tutti saranno con le mogli. Credevo che tu e Gaia vi foste legate. E poi, il riposo migliore è nella natura, non a letto.” Bruno tacque un attimo. “È tanto che non ci vediamo. Ti ricordi com’era prima? Ah, Giulio sarà qui con la nuova moglie. Te l’ho detto? No? Figurati, si è sposato. Vediamo chi è riuscita a conquistarlo al punto da fargli sacrificare la sua libertà.”
Ludovica valutò la notizia, si raddrizzò e aprì gli occhi.
“L’hai già visto?”
“Certo, ma di fretta, senza tanti dettagli. Mi piacerebbe chiacchierare come una volta, seduti attorno al falò con la chitarra. Eh, bei tempi,” sospirò Bruno.
“Ora vi ritroverete tutti i weekend,” borbottò Ludovica.
“Ma dai, che c’è di male? Siamo amici dall’università. Ci conosciamo da una vita. Quand’è che tua madre stava male, Giulio ti ha dato i soldi per l’operazione senza fiatare.”
Ludovica si appoggiò di nuovo al sedile.
“Vero, Giulio è un uomo perbene. Ma Enrico e Gaia…”
“Che problemi hanno?” si stupì Bruno.
“Sembrano una coppia per finta. Freddi, distanti. Non so come spiegarlo.”
“Non l’ho mai notato. A me sembrano normali. Sai, Gaia e Giulio stavano insieme. Sì, un grande amore, tutti pensavamo si sarebbero sposati già al primo anno. Poi qualcosa si ruppe. Gaia sposò Enrico.”
“Non me l’avevi mai detto.” Ludovica si voltò verso il marito.
“È passato tanto tempo. Ormai è acqua passata.” Bruno tacque.
Il motore ronfava regolare, Ludovica chiuse di nuovo gli occhi. Li riaprì quando l’auto iniziò a sobbalzare, uscendo dall’asfalto per una strada sterrata. I pini si allineavano come un muro, bloccando i raggi del sole.
“Avevo dimenticato quanto è bello qui,” esclamò Ludovica.
“Eccome.” Nella voce di Bruno c’era un’ombra di orgoglio, come se quella bellezza fosse anche merito suo.
Il cancello della proprietà era aperto: li aspettavano. Bruno parcheggiò vicino alle altre auto. Dunque, c’erano già tutti. Da casa si affrettò verso di loro Giulio, a braccia aperte, come se volesse abbracciare anche la macchina.
“Finalmente! Stavamo per andare a pesca senza di te.” Giulio abbracciò Bruno e gli diede una pacca sulla schiena. “E tu non invecchi mai. Come fai?” fece un complimento a Ludovica. “Perché avete portato così tanto cibo? Abbiamo già di tutto, non finiremo neanche in una settimana. Dai, passami le borse, non saranno mai troppe.”
Si avviarono verso casa, carichi di pacchi. Nel prato davanti all’abitazione già fumava il barbecue, accanto a un sacco di carbonella. All’ombra di un melo c’era un tavolo di legno con sedie intrecciate.
Sulla porta apparvero Gaia e una ragazza giovane, cariche di cuscini e coperte.
“Oh! Bruno, Ludovica, ciao!” gridò Gaia.
Si creò subito confusione e allegria. Tutti parlavano insieme, ridendo.
“Allora, ragazze, voi sistematE mentre il sole alto nel cielo illuminava le loro vite, ognuno capì che l’amicizia e l’amore, pur tra mille complicazioni, erano l’unica vera ricchezza che li avrebbe accompagnati per sempre.