Rivelazione

**L’Illuminazione**

“Leo…” Entrò nella stanza Caterina, con le mani dietro la schiena. Un sorriso enigmatico le illuminava il viso, gli occhi brillavano di felicità.

Leonardo sorrise a sua volta, aspettandosi una bella notizia o un regalo improvviso.

“Che hai lì?” Si raddrizzò sul divano, sporgendosi verso di lei. “Su, non farmi aspettare, fammi vedere.”

“Ecco.” Caterina tese la mano, sulla sua palma c’era qualcosa. Leonardo non capì subito cosa fosse, ma il suo sorriso si affievolì.

“Cos’è?” Chiese, ritraendosi leggermente, come se volesse allontanarsi da un “regalo” inaspettato.

“Guarda!” Fece un passo verso di lui, tenendo il piccolo oggetto nel palmo. “Sono incinta.” La voce le tremava per l’emozione.

“Incinta…” ripeté mentalmente Leonardo. Il sorriso gli scomparve dal volto. La guardò con paura, quasi non fosse più la stessa persona.

Anche il sorriso di Caterina svanì lentamente, come una luce che si spegne prima dello spettacolo. Chiuse la mano sul test di gravidanza e abbassò il braccio.

“Non sei contento?” La sua voce tremava, ma stavolta per trattenere le lacrime.

“Caterina, avevamo detto che avremmo aspettato,” ribatté lui con tono seccato. “Hai smesso di prendere la pillola?” La sua voce si fece più dura, risuonando nel silenzio della stanza.

“Mi è scappato una volta, e poi…” Si sedette accanto a lui sul divano. Lui si spostò subito all’estremità, come se temesse di essere contagiato.

“A cosa pensavi? Perché non me l’hai detto? Davvero ti va di passare le notti in bianco con pannolini e biberon? Sei ancora una ragazza tu stessa.” Si alzò e cominciò a camminare nervosamente per la stanza.

“Sentiamo, parliamone con calma…”

“Non lo farò, l’aborto. È già qui. So che è un maschio. Sarà uguale a te,” disse Caterina, le lacrime che le brillavano negli occhi.

Le sue parole lo inchiodarono al posto. Lei lo fissava con una determinazione disperata, mentre le lacrime le scendevano sulle guance.

“Ascolta.” Leonardo si sedette accanto a lei, le mise un braccio sulle spalle e la strinse a sé.

*Urlare non serve. Bisogna convincerla con dolcezza…*

Caterina scrollò via la sua mano e balzò in piedi, come se avesse letto i suoi pensieri.

“Non. Lo. Farò. L’aborto.” Pronunciò ogni parola con fermezza.

“Non ho detto questo, sono solo sorpreso. Scusami per come ho reagito. Vieni qui.” Le afferrò la mano, la tirò a sé e la fece sedere sulle sue ginocchia.

“Sciocchina, quanto ti amo.” Le accarezzò la schiena. “Non piangere, ti prego. Fa male al bambino.”

“Davvero sei felice?” Chiese, asciugandosi le lacrime.

“Certo,” rispose lui con leggerezza, ma nella mente già contava i nove mesi che restavano, e tutto ciò che poteva succedere…

Presto tutto tornò alla normalità. Leonardo non notava cambiamenti in Caterina. Iniziò a pensare che il test fosse sbagliato. Poi, dopo un mese, arrivarono le nausee. Diventò pallida, smunta, mangiava a malapena.

Prima uscivano ogni sera: cinema, cene con amici, locali. Ora lei non voleva più muoversi da casa, stesa sul letto, lamentandosi di sentirsi male. L’odore della carne la disgustava. Leonardo si annoiava. Non era abituato a passare tutto il tempo tra quattro mura.

“Caterina, sabato è il compleanno di Enrico.”

“Vai tu. Tanto non riuscirei a stare seduta cinque minuti.”

Lui si rallegrò. Sperava che rifiutasse, ma non si aspettava fosse così facile.

Al compleanno si godette la libertà: scherzò, bevve molto. Tornò tardi. Caterina era ancora a letto, girata verso il muro.

Poi il suo pancione crebbe. Non trovava mai una posizione comoda, si agitava, sospirava, lo svegliava di continuo. Piangeva spesso, si rifiutava di fare l’amore. La rabbia di Leonardo aumentava insieme alle dimensioni della pancia.

“Quando vi sposate, finalmente?” chiese sua madre una volta che andò a trovarla. “Dovresti farlo. Non sono entusiasta di Caterina, ma tant’è. Avete scelto un nome?”

“Andrea. Come suo padre. Mamma, sposarsi con la pancia?”

“Puoi solo firmare. Te l’avevo detto…”

“Basta con queste prediche! Non ho pace da nessuna parte.”

Sulla via di casa, entrò in un bar e bevve. Appena si addormentò, Caterina lo scosse.

“Leo! Svegliati!”

“Cosa?” mugugnò, senza aprire gli occhi.

“Sto male. Mi fa male la pancia e la schiena.”

Finalmente aprì gli occhi e vide il suo viso preoccupato.

“Chiamo l’ambulanza?” Cercò il telefono nei jeans sul pavimento.

“Ho già provato. Occupato.”

“Capito.” Trovò il cellulare, ma era scarico. Prese quello di Caterina. “Chiamo un taxi, nel frattempo vestiti.”

Quando tornò nell’ingresso, Caterina era seduta su uno sgabello con un cappotto sopra la camicia da notte. Ai suoi piedi c’era una grossa borsa.

“Hai preso i documenti? Andiamo.”

Scesero lentamente, fermandosi spesso. Il taxi li aspettava già sotto casa.

“Vai, presto, all’ospedale,” ordinò Leonardo, sedendosi accanto a Caterina.

Lei respirava affannosamente, reggendosi la pancia, che sembrava enorme nel sedile stretto.

“Resisti, manca poco,” disse lui, cercando di nascondere la paura.

Finalmente arrivarono al pronto soccorso.

Leonardo la sostenne come un ferito in battaglia.

“C’è nessuno? Aiuto!” Bussò al vetro della porta.

“Che urli?” Una levatrice assonnata li fece entrare. “Tu, papà, vai a casa. Chiama più tardi.”

Attraverso il vetro, la vide allontanarsi insieme a Caterina, curva sotto il peso della pancia.

“Caterina!” gridò, ma lei non si voltò.

Quattro ore dopo, nacque un maschietto. Stordito, Leonardo andò da sua madre.

“Congratulazioni. Andiamo a comprare quello che serve per mio nipote.”

Riempirono il taxi di pacchi. La sera festeggiò con gli amici, ubriacandosi. Raccontavano storie dei primi mesi con i neonati.

“E cosa stiamo festeggiando?” Una voce familiare lo fece sussultare. Due mani morbide gli caddero sulle spalle. “Ciao, bellissimo.”

“Nadia?” La riconobbe subìto.

“Attenta, lui ha appena avuto un figlio!” rise un amico, porgendole una flûte di spumante.

Non ricordò altro. Si svegliò in una stanza sconosciuta, la testa che pulsava.

“Su, paparino, alzati.” Nadia era accanto al letto.

“Sto da te? Come?”

“Ti ho portato qui con la macchina. Meglio che a casa tua, no?”

“Perché sono nudo?”

“Non preoccuparti, sei rimasto fedele a Caterina.” Rise. “Volevo solo un po’ di gratitudine.”

Si avvicinò, ma lui si scostò.

“Vuoi colazione o te ne vai?”

Leonardo indossò i pantaloni in fretta.

“Ti asLeonardo guardò ancora una volta Nadia, poi si voltò e uscì senza dire una parola, sapendo che la sua vera famiglia lo aspettava a casa.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

3 × 3 =

Rivelazione