Rivelazioni sorprendenti: la notizia inaspettata dei miei genitori

*Diario*

Oggi sono tornato a casa con un peso sul cuore, ma i miei genitori mi hanno sconvolto ancora di più.

Luca viaggiava su un vecchio autobus lungo le strade polverose verso la periferia di Bologna, dove abitavano i suoi genitori. Il petto gli si stringeva all’idea di confessare loro che stava divorziando dalla moglie. Ma ciò che scoprì tra quelle mura fu un vero colpo. I suoi anziani genitori, che aveva sempre considerato un modello di solidità, gli annunciarono il loro divorzio, eclissando completamente le sue preoccupazioni. Ora Luca si trovava davanti a una scelta che avrebbe cambiato la sua vita, mentre dentro di lui si agitavano paura, colpa e confusione.

La decisione di lasciare Elena non era stata facile. Avrebbe potuto tacere, ma in un paese piccolo come il loro, i pettegolezzi si diffondevano in un attimo. Elena avrebbe potuto chiamare i suoceri per dispetto, o suo fratello o sua sorella avrebbero fatto sfuggire qualche parola di troppo. Meglio essere sincero subito, pensò Luca, per evitare scuse più tardi. La vita, dopotutto, è imprevedibile.

Salì le scale familiari, suonò il campanello. Ad aprirgli fu suo padre, Vittorio, con un’espressione cupa, come se già sapesse.

«Ciao,» borbottò. «Finalmente sei qui. Entra.»

«Ciao, papà,» rispose Luca, mentre un brivido gli correva lungo la schiena. “Qualcuno gliel’ha già detto?” «Mamma c’è?»

«Sì, sì,» sbuffò il padre. «Dove vuoi che vada? Se ne sta seduta come una principessa.»

«Che dici?» chiese Luca, confuso. «Cosa succede?»

«Succede che ne ho abbastanza!» gridò all’improvviso il padre, girandosi e sparendo in sala, sbuffando di rabbia.

Luca, stordito, lo seguì. In soggiorno, il padre si gettò sul divano, incrociando le braccia. Di sua madre, solitamente intenta a lavorare a maglia, nessuna traccia. Guardò nella camera da letto e la vide, Elisabetta, in piedi vicino alla finestra, il viso più scuro di un temporale.

«Ciao,» disse gelida. «Hai già lasciato Elena o è ancora in corso?»

«Come fai a saperlo?» Il cuore di Luca fece un balzo. «Perché me lo chiedi?»

«Perché devo sapere se hai già affittato un appartamento!» rispose lei seccamente.

«Quale appartamento?»

«Quello dove vivrai dopo il divorzio!» replicò, come se fosse ovvio.

«Non ancora,» ammise Luca. «Ma come avete scoperto che mi sto separando?»

«Lo sappiamo,» sbottò la madre. «Bene, allora cerca presto una casa, perché verrò a vivere con te!»

«Cosa?» Luca rimase di sasso.

«No!» tuonò il padre dalla sala, comparendo sulla porta, rosso di collera. «Sarò io ad andare con Luca! Tu resta qui, la casa è intestata a te!»

«Mai nella vita!» gridò la madre. «Non resterò in questa casa piena della tua testardaggine!»

«Aspettate!» Luca li guardò alternativamente. «Ma di cosa state parlando? Dove volete andare?»

«Dove vai tu!» annunciò il padre. «Bravo, figliolo, hai avuto un’ottima idea a divorziare! Perfetta!»

«Perché perfetta?» Luca sentiva il terreno mancargli sotto i piedi.

«Perché va benissimo! Anche io e tua madre ci stiamo separando!» esplose il padre.

«Cosa?!» Luca rimase pietrificato. Si aspettava rimproveri, non questa bomba.

«Basta!» continuò il padre. «Sei grande, non devo spiegazioni a nessuno. Io e tua madre ci siamo stufati, come te ed Elena. Vengo a vivere con te, da uomini!»

«No, sarà io a vivere con lui!» lo interruppe la madre. «Lui ha bisogno di me, io posso ancora cucinare. Vero, Luca? Ti piacciono le mie polpette, no?»

«E io, non so cucinare?» ribatté il padre. «Minestra, pasta al forno, faccio tutto!»

«Ah!» rise la madre. «Quando l’hai cucinata l’ultima volta? Cinquant’anni fa?»

«E allora? Noi uomini sappiamo arrangiarci! Ci bastano una lavatrice, un microonde e un frigo pieno!»

«Ma che stai insegnando a tuo figlio?!» s’indignò la madre.

«Basta!» urlò Luca, esausto. «Siete impazziti? Avete quasi ottant’anni e parlate come ragazzini! Guardatevi!»

«E tu guardati!» risposero all’unisono. «Hai quasi cinquant’anni e ti comporti da immaturo! Non fare il moralista con noi! Decidi subito con chi verrai a vivere!»

«Chi vi ha detto che andrò via di casa?» sbottò Luca. «Abbiamo un nostro appartamento!»

«Come?» la madre si confuse. «Ma ti stai separando!»

«Chi ve l’ha detto?»

«Elena. Tua sorella ci ha riferito che l’hai chiamata e gliel’hai confessato,» spiegò la madre.

«Non mi sto separando!» dichiarò Luca. «Era uno scherzo!»

«Uno scherzo?» il padre sembrò deluso. «E noi qui a fare progetti per una nuova vita… E tu ci rovini tutto?»

«Sì, Luca,» borbottò la madre. «Non si scherza così. Ci hai fatto sperare e poi… pazienza. Resteremo insieme, per ora.»

«Ma ricorda,» aggiunse, «se cambierai idea e divorzierai davvero, io e tuo padre saremo i primi a venire con te. Capito?»

«Capito,» annuì Luca, cupo. Capiva che quel divorzio, su cui aveva riflettuto tanto, ora non sarebbe mai avvenuto. «Vado.»

«Dove?» lo chiamo la madre. «Non sei venuto solo per questo, vero? Vuoi mangiare qualcosa?»

«No, grazie,» fece cenno di no. «Volevo solo vedervi. E a quanto pare, era necessario. Smettetela di litigare. Dovreste essere un esempio per noi figli, invece… Beh, ciao.»

Appena Luca uscì, i genitori si scambiarono un’occhiata e sospirarono, sollevati.

«Ha funzionato?» chiese il padre.

«Pare di sì,» rispose la madre, incerta. «Speriamo solo che Elena non tardi a perdonarlo.»

«Non tarderà,» sospirò il padre. «Tua sorella ha detto che il divorzio era un’idea di Luca. Lui farà il primo passo.»

«Dio volesse,» mormorò la madre, prendendo il suo lavoro a maglia. «Tu intanto vai in cucina.»

«Perché?»

«Hai detto di saper cucinare meglio di chiunque altro. Dimostralo. Friggi delle patate, non le mangio da secoli.»

«Va bene,» sLuca camminava verso casa, chiedendosi se i suoi genitori avessero davvero architettato tutto per fargli evitare il divorzio, e mentre il sole calava su Bologna, si rese conto che forse il destino gli stava dando una seconda possibilità.

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