Rivoluzione in Cucina: Come un Giorno di Caos Ha Trasformato una Famiglia

**Rivolta in Cucina: come un giorno senza ordine ha cambiato la famiglia**

– Ancora tutto il giorno a guardare serie TV! – sbottò Marco, entrando in casa e sbattendo le chiavi sul mobiletto.

Silvia si era appena stesa sul divano e aveva acceso la sua telenovela preferita per staccare un attimo. Aveva passato la giornata come un’ape operaia: pulire, lavare, stirare, giocare con la bambina. Alla sera le gambe le dolevano e non riusciva quasi a respirare dalla stanchezza. L’amore e la cura li vedeva solo in TV. Da Marco, invece, non sentiva una parola gentile dal loro viaggio di nozze. Lui la criticava senza sosta, come se fosse lei la causa di tutti i suoi problemi.

– Io mi spacco la schiena al lavoro per mantenere la famiglia, e tu invece stai qui a bighellonare davanti a ‘sto schermo! – continuò. – Mia madre mi aveva avvertito che eri una pigrona, e io, stupido, non l’ho ascoltata. Pensavo che con una famiglia la vita sarebbe stata più semplice.

Le sue parole erano ingiuste, ma Silvia si limitò a sbuffare. Aveva cercato mille volte di spiegargli cosa facesse mentre lui era fuori. Ma Marco non notava mai i pavimenti lucidi, la biancheria piegata con cura, o il frigo pieno di pasti pronti per i giorni successivi. Riprese:

– Che c’è, non hai niente da dire? Almeno avessi riscaldato la cena! Hai solo le telenovele in testa! Solo persone come te le guardano. Mia madre avrebbe già preparato tutto da ore, mentre tu non hai nemmeno voluto vivere con lei!

– Allora potevi restare a vivere con tua madre! – ribatté Silvia, alzando il volume. – Se non sai parlare con tua moglie, scaldati la cena da solo!

Non voleva litigare – nella stanza accanto dormiva la piccola Giulia. Ma Marco, lanciandole un’occhiata furiosa, se ne andò sbattendo la porta.

– Me la pagherai! – urlò prima di sparire.

Silvia perse metà dell’episodio, incapace di concentrarsi. Il cuore le batteva forte per la rabbia. Com’era possibile? Marco l’aveva corteggiata con tanta dolcezza, la supplicava di sposarlo, e adesso era diventato un egoista criticono. Le sue parole – “stupida”, “pigrona” – la ferivano come coltellate.

In realtà, Silvia era una donna di casa perfetta. Giulia si ammalava spesso, e aveva deciso di non mandarla all’asilo fino ai tre anni. Dopo la maternità, voleva tornare a lavorare, così nessuno avrebbe potuto dirle che “se ne stava con le mani in mano”. Ma come farsi capire da Marco? Come fargli apprezzare il suo lavoro, rispettarla come moglie e madre?

Silvia rifletté. La vita che aveva sognato era lontanissima dalla realtà. Voleva calore, sostegno, non continui rimproveri. Il giorno prima, Marco l’aveva incrociata per strada con Giulia di ritorno dal pediatra. Nessun sorriso, nessuna parola – era passato oltre come se fossero estranee. Divorziare non era un’opzione per ora: dove sarebbe andata con una bambina? I suoi genitori vivevano lontano. Ma non poteva continuare così.

Decise di chiedere consiglio a Laura. L’amica si era divorziata due anni prima e ora viveva libera, senza dipendere da nessuno. *Magari potessi fare lo stesso!* pensò Silvia, asciugandosi una lacrima. Si avvicinò alla finestra per non farsi sentire e compose il numero.

– Lau, ciao! Come va? – la voce le tremava. – Ho bisogno del tuo aiuto.

– Di nuovo Marco ti ha torturato? – capì subito Laura.

– Tu mi capisci, ma a casa nessuno lo fa – sospirò Silvia. – Passo il giorno a pulire, cucinare, occuparmi di Giulia… e non va mai bene. I pavimenti brillano, la cena è pronta, Giulia è pulita e curata. Che altro vuole? Si lamenta che non faccio niente. Ma è cieco?

– Vuole solo che tu viva per lui – rispose Laura. – Non sei di ferro, fai tutto in casa, sei stanca. Dovrebbe aiutarti dopo il lavoro: portare Giulia al parco, lavare i piatti.

– Ma dai! – rise amara Silvia. – Lui pensa che le faccende domestiche siano beneath him. Ce la faccio da sola, ma almeno una volta potrebbe notare quanto è bella la casa, quanto mi impegno. Mangia la cena e non dice mai “grazie”. Poi elogia sua madre, che cucina da far venire il mal di stomaco!

– Spiegaglielo, raccontagli tutto quello che fai – suggerì Laura.

– Ci ho provato mille volte, non ascolta. Gli piace provocarmi. Che faccio, Lau?

– Senti, io potrei parlargli, ma lui mi odia – disse Laura. – Devi fargliela pagare, fargli capire quanto è dura senza di te. Non sei la serva, sei sua moglie! Ho un’idea, ascolta!

Silvia ascoltò e scoppiò a ridere:

– Pensi che funzionerà?

– Eccome! – assicurò Laura. – Falla fruttare!

Il mattino dopo, appena Marco uscì per lavoro, Silvia iniziò il suo piano. Sparse vestiti per terra, mise le camicie pulite di Marco in lavatrice, sparse i giocattoli di Giulia per casa e lasciò i piatti sporchi sul tavolo. Giulia la guardava stupita. Silvia sorrise:

– Andiamo, stellina, dalla zia Laura! Guarderemo i cartoni!

– Cartoni? – esultò la bambina.

– Sì, tesoro!

Passarono la giornata con Laura al centro commerciale: cinema, gelato, risate. Giulia era felice, e Silvia per la prima volta da mesi si sentiva libera. Tornarono tardi, quando era già buio. Marco li aspettava sulla soglia, furioso:

– Dove sei stata? Che casino in casa! Stavo per impazzire, ho pensato che vi fosse successo qualcosa!

– Che c’è di male? – fece l’innocente Silvia. – Io e Laura abbiamo portato Giulia al centro commerciale, deve socializzare. Che problema c’è?

– Guarda che disastro qui dentro! – esplose Marco.

– Ah, questo! – scrollò le spalle. – Oggi non ho fatto niente. Tocca a te pulire. A proposito, niente cena – arrangiati. Io sono stanca, vado a riposare. E poi: d’ora in poi andrò al cinema, a teatro, alle mostre d’arte. Giulia deve abituarsi alla cultura. Hai detto che guardo solo TV spazzatura, no?

Marco rimase di sasso:

– Ma scherzi? E io? Io sono stanco dal lavoro!

– Un po’ di movimento fa bene – sorrise Silvia. – Qualche saggio l’ha detto, credo. Stasera tocca a te sistemare. Voglio vedere come te la cavi. Sei così bravo a criticare, no? Forse ti lascio, Marco. Che mi dai? Solo rimproveri. Troverò un marito che mi ami, si occupi di Giulia, mi aiuti, invece di frignare! Non sono la tua domestica, sono tua moglie. Quindi le faccende si fanno a metà.

– È colpa di quella Laura tua amica! – urlò Marco. – E non ti importa che un altro uomo cresca mia figlia?

– Tu ‘mi cresci’ solo a parole, ma di Giulia non ti occupi mai – tagliò corto Silvia. – Tu devi riposarti dopo il lavoro, mentre io non posso nemmeno guardare la TV. Oggi è il mio giorno libero.

Entrò in camera, prese Giulia per mano. La bambina afferrò il suo orsacchiotto e si accocSi addormentarono abbracciate, mentre Marco, finalmente pentito, rimuginava su come riconquistare l’amore che aveva rischiato di perdere.

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