Rose Spezzate: Dramma d’Amore

**Rose Spezzate: Il dramma d’amore di Anna e Sergio**

All’alba, Elena Vittoria irruppe nell’appartamento della figlia, i suoi passi risuonarono nel silenzio della casa. Trovò Anna in cucina, il viso nascosto tra le mani, le spalle che tremavano per il pianto. La madre si bloccò.

«Anna, cosa è successo?» La voce di Elena Vittoria vibrava di ansia.

Anna non rispose, limitandosi a singhiozzare.

«Piccola, c’è qualcosa che non va con il bambino?» continuò la madre, il cuore stretto dal terrore.

«No, mamma, sta bene» sussurrò Anna, asciugandosi le guance bagnate.

«E allora perché piangi come se fosse un funerale?» Elena Vittoria si avvicinò, scrutando il viso della figlia.

Anna, senza fiato, gridò con voce spezzata:

«Mamma, guarda!» Le porse il telefono, dove brillava un messaggio.

Elena Vittoria lo prese con mani tremanti, lesse e rimase immobile, come folgorata.

Nel frattempo, Sergio, appena rientrato da un lungo viaggio di lavoro, posò con cura la pesante valigia sulla soglia della loro casa nella periferia di Firenze. Stringeva tra le mani un mazzo di rose rosse, i fiori preferiti di Anna. Voleva sorprenderla, senza avvertirla del suo ritorno. Il cuore gli batteva forte mentre immaginava di abbracciarla, di sentire il profumo dei suoi capelli, di baciarla dopo mesi di lontananza. Salì i gradini del portico in punta di piedi, ma si fermò di colpo udendo la voce della suocera provenire dalla cucina.

«Te l’ho ripetuto mille volte, Anna! Meriti di meglio! È ora di spezzare queste catene, di chiudere per sempre! Basta sopportare, basta tacere! Devi deciderti!» La voce di Elena Vittoria era tagliente, carica di convinzione. «Ti ha prosciugata, eppure continui a compatirlo! Agisci, figlia mia, certe cose non si rimandano. Credimi, sarà meglio per te!»

Sergio sentì il pavimento mancargli sotto i piedi. Quelle parole lo bruciarono come ferro rovente. Anna non replicò, e quel silenzio gli lacerò il cuore. Davvero lo considerava indegno? Aveva sofferto accanto a lui tutto quel tempo? Il mazzo di rose gli tremò tra le dita. Decise di non entrare. Si infilò le scarpe, afferrò la valigia e uscì in silenzio, lasciandosi alle spalle la casa che aveva chiamato “casa sua”.

Dentro di sé, Sergio sentiva solo vuoto e freddo, come se un vento d’inverno gli avesse invaso il petto. Non riusciva a credere che la suocera, che aveva sempre considerato quasi una madre, lo disprezzasse a quel modo. E Anna… Se aveva già deciso, non le avrebbe dato la possibilità di lasciarlo per prima. L’amava follemente, ma se lei era infelice, l’avrebbe lasciata andare.

Si fermò da un amico, passando una notte insonne a rimuginare sulle parole udite. All’alba, con il cuore in pezzi, scrisse un messaggio ad Anna:

«Ho trovato un’altra donna. Non aspettarmi. Sii felice. Addio».

Lo inviò e sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé. Prese il primo treno per Roma, deciso a cancellare il passato.

Nella capitale, Sergio cambiò numero, cancellò tutte le foto di Anna per non torturarsi. Trovò lavoro come autista di tram, affittò una stanzetta e si immerse nel lavoro. Tornava a casa a tarda notte, crollando sul letto per dimenticare. I giorni, le settimane, i mesi passarono così.

Anna, svegliata dal messaggio nel cuore della notte, non credeva ai suoi occhi. Lo rilesse decine di volte, le lacrime che le rigavano il viso. Aveva atteso il suo ritorno, contato i giorni… e lui l’aveva tradita. Quando Elena Vittoria la trovò in lacrime la mattina dopo, corse da lei, spaventata.

«Anna, cos’hai? È il bambino?»

«No, mamma» singhiozzò lei, porgendole il telefono.

Elena Vittoria lesse il messaggio ad alta voce:

«Ho trovato un’altra donna. Non aspettarmi. Sii felice. Addio».

Si portò una mano al petto, sconvolta.

«Mamma, perché?» piangeva Anna. «Mentre era via, ha trovato un’altra… e io sono rimasta sola. Come faccio a vivere? E nostro figlio? Sognava tanto un bambino, e ora ci ha abbandonati!»

«Non parlare così» disse Elena Vittoria, abbracciandola. «Hai una ragione per vivere. Sarai madre presto. È la tua gioia. Ce la faremo, ti aiuterò io. Lui… non merita le tue lacrime».

Le parole della madre la calmarono un poco. Anna amava ancora Sergio, ma seppellì quel sentimento in fondo al cuore, sperando un giorno nel suo ritorno. Diede alla luce un bambino sano, che chiamò Matteo. Era identico al padre: gli stessi occhi, gli stessi ricci biondi. Anna lo guardava spesso e mormorava:

«Matteo Sergio, piccolo mio, hai fame?»

Matteo crebbe vivace e intelligente, riempiendo le sue giornate di gioia. A tre anni, Anna decise di andare con lui a Roma, ospite dell’amica Laura. Una mattina, lo portò allo zoo, salendo su un tram. Ed ecco che, al volante, lo vide: Sergio.

Anna si bloccò, il cuore in gola.

«Sergio!» esclamò.

Lui si voltò, i loro sguardi si incrociarono. Per un istante, il mondo sembrò fermarsi.

«Ciao, Anna» disse piano, riprendendosi.

Non notò subito il bambino che le teneva la mano. Un dolore gli serrò il petto: aveva avuto un figlio con un altro? Lo avevano desiderato così tanto… Ma allora Matteo alzò gli occhi e chiese:

«Mamma, chi è?»

Anna rispose forte, perché Sergio sentisse:

«È tuo padre».

Poi scese dal tram con il bambino.

Sergio rimase impietrito. «Tuo padre». Quelle parole gli rimbombavano nella mente. Non poteva crederci. Fermò il tram, si scusò con i passeggeri e corse dietro a Anna. La raggiunse, afferrandole un braccio.

«È vero? È mio figlio?»

Anna annuì, gli occhi lucidi.

«Non ti ho mai mentito. Torna al tuo lavoro» disse, indicando il tram.

Sergio capì che non era il momento, ma non poteva lasciarla andare.

«Ti aspetto qui alle nove. Per favore, vieni».

Allo zoo, Anna non riuscì a pensare ad altro. La reazione di Sergio l’aveva sconvolta. Credeva davvero potesse aver avuto un figlio da un altro? La ragione le diceva di dimenticarlo, ma il cuore la trascinava verso di lui. Quella sera, lasciato Matteo con Laura, si diresse alla fermata.

Sergio l’aspettava sotto una pioggia leggera, un ombrello stretto in mano. La vide, le corse incontro riparandola.

«Andiamo là» propose, indicando un caffè accogliente.

Seduti, ordinarono due tè. Il silenzio era pesante, finché Sergio non parlò:

«Quel bambino… è davvero mio?»

«Sì» sussurrò Anna. «Ero incinta quando te ne andasti. Ti aspettavo, volevo dirtelo… ma tu non mi hai dato nemmeno la possibilità di spiegarmi».

«Quel giorno, ero a casa» disse lui, cupo. «Ho sentito tutto».

«Cosa hai sentito?»«Ho sentito tua madre dirti di lasciarmi, che meritavi di meglio e che io ti avevo distrutta… e tu non hai detto una parola in mia difesa».

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

five × 2 =

Rose Spezzate: Dramma d’Amore