Rose Spezzate: Una Drammatica Storia d’Amore

**Rose Spezzate: Il Dramma d’Amore tra Elena e Marco**

Entrai nell’appartamento di mia figlia all’alba, i miei passi echeggiavano nel silenzio. La trovai in cucina, il viso nascosto tra le mani, le spalle tremanti per il pianto. Mi bloccai, il cuore stretto dall’angoscia.
“Elena, che è successo?” dissi, la voce incrinata.
Lei non rispose, solo singhiozzava.
“Piccola, c’è qualcosa che non va con il bambino?” insistetti, il terrore che mi gelava il sangue.
“No, mamma, sta bene,” sussurrò, asciugandosi le guance bagnate.
“Allora perché piangi come se fosse un lutto?” Feci un passo avanti, scrutandola.
Elena, senza parole, mi spinse il telefono tra le mani con un grido strozzato:
“Guarda!”

Lo presi tremante, lessi il messaggio e rimasi paralizzata, come colpita da un fulmine.

Intanto Marco, appena tornato da un lungo viaggio di lavoro, posò la valigia pesante sulla soglia della loro casa nella periferia di Verona. Stringeva un mazzo di rose rosse, i fiori preferiti di Elena. Voleva sorprenderla, immaginando già il momento in cui l’avrebbe abbracciata, annusato i suoi capelli, baciata dopo mesi di lontananza. Silenzioso, salì i gradini del portico e si fermò di colpo, udendo la mia voce provenire dalla cucina.

“Ti ho detto mille volte, Elena, meriti di meglio! Basta catene, è ora di finirla! Non puoi continuare a sopportare!” La mia tono era tagliente, certo. “Ti ha prosciugata, e tu ancora lo giustifichi! Agisci, figlia mia, queste cose non si rimandano. Fidati della mia esperienza!”

Marco sentì il pavimento mancargli sotto i piedi. Le mie parole gli bruciavano come ferro rovente. Il silenzio di Elena gli spezzò il cuore. Davvero lo considerava indegno? Il mazzo di rose tremò tra le sue dita. Calzò le scarpe, riafferrò la valigia e uscì in punta di piedi, lasciandosi alle spalle la casa che credeva sua.

Il vuoto dentro di lui era gelido, come un vento d’inverno nel petto. Non poteva credere che io, sempre così affettuosa, lo disprezzassi così. E Elena… Se aveva già deciso, non le avrebbe dato la soddisfazione di lasciarlo per prima. L’amava follemente, ma se lei era infelice, l’avrebbe lasciata andare.

Passò la notte insonne a casa di un amico, rimuginando ogni mia parola. All’alba, con il cuore pesante, scrisse a Elena: “Ho incontrato un’altra. Non aspettarmi. Sii felice. Addio.” Inviato il messaggio, sentì qualcosa spezzarsi dentro. Salì sul primo treno per Milano, deciso a cancellare il passato.

A Milano, cambiò numero, cancellò ogni foto di Elena per non soffrire. Lavorò come autista di tram, affittò una stanzetta e si immerse nel lavoro. Tornava a casa tardi, crollando sul letto per dimenticare. I giorni passarono.

Elena, che ricevette il messaggio nel cuore della notte, non credeva ai suoi occhi. Lo rilesse mille volte, le lacrime a fiumi. Lo aspettava da mesi, e lui… l’aveva tradita. Quando la trovai in lacrime la mattina, mi precipitai da lei.
“Elena, che c’è? Il bambino?”
“No, mamma,” singhiozzò, porgendomi il telefono.

Lessi ad alta voce: “Ho incontrato un’altra. Non aspettarmi. Addio.” Mi portai una mano al petto, sgomenta.
“Mamma, perché?” piangeva Elena. “Mentre era via, ha trovato un’altra! E io… sono sola. Come vivrò? E nostro figlio? Sognava tanto un bambino, e ora ci ha abbandonati!”

“Non parlare così,” dissi, abbracciandola. “Hai una ragione per vivere. Sarai madre presto. È la tua gioia. Affronteremo tutto, io ci sono. Lui… non vale le tue lacrime.”

Le mie parole la calmarono un poco. Amava ancora Marco, ma nascose quei sentimenti in fondo al cuore, sperando in un suo ritorno. Poco dopo nacque un bambino sano, che chiamò Luca. Aveva gli stessi occhi e riccioli biondi del padre. Elena spesso gli diceva:
“Luca Marco, piccolo mio, hai fame?”

Luca cresceva vivace e intelligente, riempiendo le sue giornate di luce. A tre anni, Elena decise di visitare un’amica a Milano, che li invitava da tempo. Un pomeriggio, salirono su un tram per lo zoo. E lì, al volante, riconobbe Marco.

Il cuore le balzò in gola.
“Marco!” esclamò.

Lui si voltò, e per un attimo il mondo si fermò.
“Ciao, Elena,” mormorò, riprendendosi.

Non notò subito Luca, che teneva per mano. Un nodo di amarezza: aveva avuto un figlio da un altro? Ma poi il bambino alzò gli occhi:
“Mamma, chi è?”

“È tuo padre,” rispose Elena forte, affinché Marco sentisse, e scese dal tram.

Marco impietrì. “Tuo padre”: quelle parole rimbombavano. Fermò il tram, si scusò con i passeggeri e corse dietro a Elena, afferrandole un braccio.
“È vero? È mio figlio?”

Elena annuì, gli occhi lucidi.
“Non ti ho mai mentito. Torna al lavoro,” disse, indicando il tram.

Marco capì che non era il momento, ma non poteva lasciarla andare.
“Ti aspetto qui alle nove. Per favore, vieni.”

Allo zoo, Elena non poteva pensare ad altro. La sua reazione l’aveva sconvolta. Credeva davvero che avesse avuto un altro? La ragione le diceva di scordarlo, ma il cuore la portò all’appuntamento. La sera, lasciato Luca all’amica, si diresse alla fermata.

Marco aspettava sotto una pioggerella, l’ombrello stretto. Vedendola, le corse incontro, riparandola.
“Andiamo lì,” propose, indicando un bar vicino.

Seduti, ordinarono due caffè. Il silenzio pesava, finché Marco non parlò:
“Quel bambino… è davvero mio?”
“Sì,” sussurrò Elena. “Quando te ne andasti, ero incinta. Volevo dirtelo, ma tu… non mi hai dato nemmeno il tempo di spiegarmi.”

“Ero a casa quel giorno,” disse lui, cupo. “Ho sentito tutto.”
“Cosa?”
“Ero rientrato prima, con le tue rose. Ho sentito tua madre dirti di lasciarmi. Dicevi che ti avevo stancata, che meritavi di meglio. Non hai obiettato. Pensai avessi già deciso. Così scrissi quel messaggio. Ma non c’era un’altra donna. Ti ho sempre amata.”

Elena lo ascoltò, incredula.
“Hai capito male!” esclamò. “Non parlavamo di te, ma del mio capo! Ricordi Roberto, il direttore? Mi umiliava, mi faceva lavorare come una schiava. Mamma mi esortava a licenziarmi, prima che la gravidanza avanzasse. Ti ho sempre amato, e mai smesso! Ma te ne sei andato senza darmi tempo!”

Marco la fissò, sconvolto. Come aveva potuto sbagliarsi così? Elena si alzò, ma lui la trattenne, attirandola a sé e baciandola.

Da quel giorno, non si separarono più. Crescevano Luca con amore, e quella notte divenne una lezione: mai decidere senza conoscE da allora, ogni volta che qualcosa sembrava spezzarsi tra loro, ricordavano quella lezione amara e si aggrappavano alla verità con tutta la forza dell’amore.

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